In un momento come questo, con un virus che dilaga sempre più, con un'emergenza sanitaria ormai mondiale, il calcio deve fare un passo indietro. Scusatemi ma ci sono dei problemi ben più gravi di un Juve-Inter o di Udinese-Fiorentina, di un giocare a porte aperte o a porte chiuse. Se ne sono accorti gli altri sport, decisamente più responsabili rispetto a pallonari attaccati ai soldi e a poco altro. Salta l'apertura del motomondiale, saltano i gran premi di Formula 1, sono a rischio anche le Olimpiadi e in Italia? Tutto ruota attorno alla partita di Torino, a quello che dice Marotta e Zhang. Non s'è capito nulla, ancora una volta si è persa l'occasione buona per dimostrare che il calcio è portatore di qualche valore. 

Soldi, soldi e ancora soldi, a nessuno in Lega importa dei tifosi e della possibilità che i contagi aumentino. No, interessa soltanto non svalutare il prodotto. Ognuno pensa a conservare il proprio orticello, ad accaparrarsi il più veloce possibile la propria fetta. E chissenefrega allora se continuano ad arrivare notizie di altri contagi, di persone in quarantena, di voli bloccati e di un'economia che rischia il tracollo. No, importa di Conte, di Ronaldo, del calendario ecc. ecc. Il ricco mondo del calcio, che tanto da noi prende e poco dà (ricordatevi che siamo noi a pagare tutta questa baracca), speravo si sarebbe comportato in modo diverso.

Leggo continuamente comunicati assurdi, decisioni che non stanno né in cielo né in terra. Ora la giornata è slittata, ma a porte chiuse, o forse no, ancora non si sa. Perché in B si può andare a vedere la partita. Dentro il pubblico dove il contagio è più blando, no nelle zone a rischio, come se il virus avesse confini. Se sei lombardo non puoi andare allo stadio, se poi vivi a Milano da dieci anni ma hai la residenza da un'altra parte allora sì perché tanto all'ingresso ti chiedono di esibire la carta d'identità e basta e allora non si accorge nessuno. Si deciderà mercoledì dicono, ieri lo slittamento ma Joe Barone, direttore della Fiorentina, tuona che a Udine non ci vuole venire a giocare di domenica sera.

Non vi è certezza, non vi è decisione, ognuno dice la sua e nel frattempo ne perdiamo tutti. Nel calcio d'oggi non si capisce più nulla, non vi è uniformità. Ognuno pensa a se stesso e nessuno pensa all'unica cosa a cui tutti dovrebbero invece pensare, la salute delle persone. Ripeto, chi non vede che c'è qualcosa di ben più grave di giocare o meno una partita non ha capito nulla. 

Altra cosa, ma il Governo che fa? Il Ministro dice che la Serie A è indipendente e può fare come vuole. Sbagliatissimo. Dall'alto deve arrivare la decisione. La cosa è più grave del previsto? Ok, si sospendano i campionati. Non farebbe piacere a nessuno, ovviamente, ma non si può andare avanti con questa caciara, con squadra che hanno il virus e altre no, con stadi vuoti e altri aperti, con ognuno che può dire la verità. 

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 03 marzo 2020 alle 11:32
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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