E’ stato scritto un bellissimo articolo, per commemorare il 40esimo anniversario del terremoto in Friuli. E’ stato scritto da Chiara Brusini su Il Fatto Quotidiano. Quello che colpisce, anche un profano, è che un giornale notoriamente “contro” lodi vecchi DC, senatori friulani e sindaci in erba a quei tempi, tutti area democristiana.
Quando penso al terremoto, del quale non ho memoria perché avevo un anno e la mia famiglia viveva a Belluno, penso sempre che una parte di Friuli se ne è andata. Sono morte 989 persone, altre si sono portate dietro il proprio corpo come un peso insostenibile per un fantasma e si sono buttate nelle osterie; altre ancora sono andate a vivere nei prefabbricati con tetti d’amianto, ben prima che si sapesse cosa causava. Per me, che manco dal Friuli da tanto, che da piccolo ero facile a credere a leggende sulla terra natia, è iniziata anche la lenta agonia di una regione. Nel suo punto più alto, nel suo elevarsi sopra la cima del mondo con fare silenzioso e sudore, il Friuli ha iniziato una lenta discesa fatta di ricchezza (corrode l’anima, eccome…), di gare a chi aveva la casa più bella, di litigi etc etc…
Il Friuli è una regione cult, lo dico sempre ad amici e colleghi che vogliono visitarla: o la ami o la odi. Forse perché è come una medaglia a due facce. La ricostruzione di Venzone e Gemona con le pietre segnate e numerate è un qualcosa di irripetibile altrove, è un lavoro da formiche e da archeologi. C’è ancora quel Friuli? Ora mi pare che a tenere banco siano gli scandali di banche e sindacati, una politica che è solo far carriera, come canterebbe Daolio…
Un tempo parlavo con mio padre, ora pensionato, si divide fra passeggiate e lavori in casa per aiutare mia madre e vincere la noia dell’ozio. Lodavo il Partito Comunista emiliano, visto quanto si vive bene qua, in provincia di Bologna. Così come il Fatto Quotidiano loda vecchi DC. Lui, che il terremoto lo ha vissuto perché la madre stava a Tarcento (casa da ricostruire) e la suocera a Pradielis in Alta Val Torre (casa annientata dalla nostra, personalissima, bomba atomica naturale), lui da sempre apolitico mi risponde: “Non conta la politica, conta la gente. Qua come là c’era gente che aveva voglia di lavorare. Quando un popolo è lavoratore, puoi fare qualsiasi cosa.” Il terremoto qua in Emilia ne è stata la riprova. Anche qua, come lassù 40 anni fa, prima di tutto si è pensato alle aziende, a ricostruirle. Le formiche…
Il Friuli è una regione chiusa, specialmente la parte alta. C’è poco da cantarsela, le bellezze della Carnia sono sottovalutate da un modo diffidente di rapportarsi allo straniero. Il terremoto, l’Orcolat, ha buttato giù un intera area. L’uomo ha ricostruito le chiese e le case, ma è cambiato dentro, questa volta, per questo particolare, in meglio. Se ne accorge chiunque, foresto, venga in Friuli. Le zone di Gemona, Venzone e l’Alta Val Torre, che è stata ugualmente colpita ma ha minor gloria in quanto non ha ricostruito ciò distrutto allo stesso modo, si sono aperte. In questi paesi lo straniero è accettato. Ricordo che Paul, un amico della vallata, mi disse un giorno che c’è una sola strada per arrivare a Pradielis. Quella strada la fanno tutti ugualmente. La fece anche mio padre per andare da mia nonna, sua suocera, incurante di frane che potevano cadere sull’auto ad ogni curva, proprio quarant’anni fa. Gemona e Venzone hanno più strade, il vostro Tom Tom ve ne troverà almeno quattro e cinque per arrivarci. Ma anche là, la strada per arrivare è una sola. E chi ha conosciuto gli aiuti arrivati da tutta Italia sotto forma di braccia militari, di najoni, di soldi o aiuti pratici che arrivavano dai più disparati paesi e da tutte le regioni, sa in cuor suo che l’uomo è uomo, che sia furlan, marchigiano o siciliano, italiano, slavo o africano.
Fu addirittura la Jugoslavia titina a mandare case prefabbricate. Segno che anche un limite labile come quello fra occidente e comunismo veniva superato dalle tragedie della terra. Chissà quanti antropologi culturali potrebbero scrivere su come una tragedia naturale possa cambiare una cultura e far cadere i veli dell’avidità di potere. Comunismo e liberismo sono astrazioni, pare impossibile ma l’homo sapiens parte dei graffiti e disegni nelle caverne per arrivare fino a regimi economici e dittature, ed è tutto finto. Te lo ricorda un terremoto, che riporta l’attenzione umana alla terra, alle cose terrene che tanto vengono denigrate dagli intellettuali.
Sono tutti pensieri, pensieri e storia, come quella raccontata da Pierluigi Cappello in “Questa libertà”, romanzo che tutti dovrebbero leggere: le grida e le sberle dopo il terremoto. Quarant’anni fa l’Orcolat ha gridato con tutta la potenza che la sua voce rauca aveva, si è disfatto le corde vocali dalgridare. I vecchi pensavano fosse giunta la fine del mondo. Pochi mesi dopo, nelle roulotte requisite dai prefetti di tutta Italia, lasciarono pulizia e un mazzo di fiori. Viva il Friuli!
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