L'Udinese ha toccato il fondo. Con la sconfitta arrivata ieri contro il Cesena Stramaccioni ha toccato il punto più basso della sua gestione e forse anche della sua carriera. I friulani arrivavano al Manuzzi da favoriti, con l'obbligo di vincere e di portare a casa tre punti che avrebbero chiuso una volta per tutti il discorso salvezza dopo un inizio di 2015 terribile nel quale si è raccolto poco o nulla. Da gennaio ad oggi infatti, Parma a parte, non ci sono altre squadre che hanno fatto peggio dell'Udinese. Se il campionato sarebbe appena iniziato nel primo mese dell'anno i bianconeri sarebbero penulitmi. Cosa è stato ottenuto? Nulla, se non una sconfitta indegna per il blasone di un club che a parole vorrebbe fare il salto di qualità ma che nei fatti in questi due anni è inesorabilmente decaduto. La colpa non può essere sempre degli arbitri o delle assenze, ora sul banco degli imputati devono salirci tutti, allenatore, giocatori e società. Non è possibile infatti vedere una squadra che senza motivazione, senza né un pizzico di voglia né tanto meno di grinta, viene sconfitta senza reagire. Manca il gioco ma manca pure la testa. L'Udinese ieri si è limitata fino al gol subito al solito compitino, accontendandosi del pareggio e dell'ordinaria amministrazione.

Quando poi Rodriguez ha insaccato di testa per il vantaggio la squadra si è subito rassegnata, provando nemmeno un sussulto nel finale per riacciuffare il pareggio. Giocatori, e allenatore compreso, con già la testa altrove, forse al mercato di fine stagione, che li vede tutti in piazze metropolitane. Di gente che sputa sangue per questa maglia non se ne vede, apparte qualche rarissimo caso spesso però discotinuo. Una piazza come Udine ed una tifosoria come quella friualana non si meritano tutto ciò. Va bene che questo è un anno di passaggio, con la stadio che è un cantiere, in vista della risorgimento bianconero degli anni a venire, ma i tantissimi tifosi, circa 800, che hanno seguito con passione e cuore la squadra nella trasferta di Cesena, meritavano di più. La sconfitta ci può sempre stare, il calcio è un gioco dove si può vincere o si può perdere, ma la voglia di lottare per i colori che rappresentano non solo una squadra ma una terra intera non deve mai mancare. Tante colpe le ha anche la società, distratta da progetti stranieri, da un bilancio che deve sempre segnare utili e da uno Friuli da rendere un nuovo polo economico e commerciale oltre che sportivo e che continua a pensare di risolvere tutto con un mercato fatto di scommesse e punti interrogativi. Ora servirà passare dalle parole ai fatti. Testa bassa e lavorare.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 02 marzo 2015 alle 15:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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