Ho letto, caro Tommaso, il suo “sfogo” pubblico contro quelli che considera “giornalai” e “pseudotifosi”.

Innanzitutto, ovviamente, mi auguro che possa recuperare al più presto dall’infortunio patito. E che prestissimo possa tornare a fare quello che di più ama.

Sono uno di quelli che ha ritenuto il Suo apporto, l’anno passato e nella gara contro lo Spezia, decisamente insufficiente per quelle che sono le Sue capacità.

Già: se Lei fosse una “pippa” non avrei nulla da dire; ma Lei scarso non lo è. Anzi: dopo Benatia, è l’unico dei difendenti bianchineri che cerchi l’anticipo sugli avanti avversari.

Mi spiace che si sia sentito offeso se qualcuno, ultimamente, si è permesso di dubitare del Vostro impegno; non mi pare, tranne rarissimi casi, che ci siano stati attacchi “ad personam”.

Mi permetta, però, alcuni piccoli appunti.

Se come dice gioca da più di un anno con infortuni da cui cerca di recuperare al più presto, siccome non è un ragazzino, Thomas, si fermi. Anche i più generosi devono comprendere che il calcio moderno, più di quello passato, non ha pietà alcuna per chi affronta in precarie condizioni avversari anche teoricamente inferiori. Ci pensi, soprattutto adesso con una frattura delicata come quella subìta.

Capisco che non essere fisicamente a posto abbia portato un certo nervosismo nei confronti di alcuni colleghi di reparto (con le diecimila telecamere in campo non sfugge nulla); Lei capirà che se questo provoca un rendimento non all’altezza da parte di tutta  difesa, qualche commentatore lo deve pur rimarcare.

Capisco anche che esser messi in discussione su attaccamento alla maglia e professionalità dopo averci rimesso la mandibola, susciti in una persona come Lei sentimenti contrastanti.

La invito, però, ad una piccola riflessione. E con Lei, rifletto anch’io.

Le parlo da cantore di colori bianchineri, dilettante e, a tempo perso, sostenitore. Non “pseudo”: sostenitore.

Tralascio la Sua prima stagione, in cui ha giocato solo 17 partite, e con la squadra che ha subìto in campionato 45 reti. Per amore del Suo attaccamento tralascio anche l’ultima, in cui (forse anche a causa del Suo infortunio?) di goal ne “abbiamo” presi 60. Abbiamo, caro Thomas, non “avete”.

Nelle due stagioni centrali, dal 2013 al 2015, l’Udinese ha subìto 113 reti. Centotredici. E Lei ha giocato rispettivamente 32 e 26 gare di campionato.

In tutto abbiamo visto i bianchineri subìre 218 reti. Duecentodiciotto.

E ad oggi, caro Thomas, più di diecimila abbonamenti; e brontoloni come Franco di Londra, Galliano di Toronto, gli amici friulani argentini e australiani, digrignando “goddamn Udinese” sono lì, sabato e domenica, sera o mattina, sperando di vederVi vincere. O quantomeno giocare al calcio.

Alcune persone hanno sottolineato la sofferenza di ragazzi, come Lei, che debbono lasciare casa giovanissimi alla ricerca della felicità. Non sarò “terzomondista”, anche se da friulano Le potrei citare numerose destinazioni che giovani delle generazioni precedenti raggiunsero per sopravvivere, come Lodelinsart in Belgio, o l’argentina Colonia Caroya. Io davvero credo sia un sacrificio. E che, in virtù di questo, sentirsi in discussione non sia mai facile da digerire.

Vorrei però chiederLe, Thomas, se ha mai avuto contezza, da qualche collega, di quali siano le difformi maniere di contestare in altre piazze. Sia chiaro: chi diventa violento, a parole o nei fatti, deve essere perseguito. Ma nei Suoi confronti, caro Thomas, vedo, e Le chiedo di vedere con me, un messaggio d’amore nei confronti Suoi e dei colori che avete, questo me lo permetta, maldestramente difeso nelle ultime stagioni.

Perciò, mon cher Thomas, io sono qui: se scrivere che contro lo Spezia Lei mi è sembrato fuori partita significa offenderLa, Le chiedo scusa. Al contempo, però, contando le gare, nelle ultime tre stagioni, in cui molti fra Voi avrebbero dovuto far lo stesso con chi paga per vederVi, o semplicemente Vi sostiene, o Vi deve cantare come me, le parole della lingua italiana e di quella francese, assieme, non basterebbero.

Chiudo, mio caro Thomas. Perché altro da dirLe non ho. Sono onestamente convinto che se si ferma, recupera e gioca secondo le Sue possibilità, tornerà quel difensore che entra su El Shaarawy e la mette in calcio d’angolo, recuperando sei metri in dieci passi, anche se un arbitro sciagurato Le fischia contro il rigore. Ma a Lei, ed a tutti Voi, chiedo ancora e solo una cosa: giocate al calcio.

E se gira per la città, sarà il giocatore rispettato ed apprezzato da tutti. Com’era ieri, com’è oggi e sarà. Sempre: anche se, un giorno, dovesse cambiare casacca.

Suo. Effecì.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 23 agosto 2016 alle 09:00
Autore: Franco Canciani
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