Qatar 2022, che Mondiale sarà?

Il Mondiale delle grandi assenti, delle sorprese in negativo, delle estromesse, di chi ha fatto harakiri e dovrà guardare le partite dalla tv.

Fra tutte, ebbene sì, l’Italia, campione d’Europa in carica ed esclusa clamorosamente dalla manifestazione per la seconda volta consecutiva. L’ennesimo Mondiale da non protagonisti, da militanti del divano o della poltrona, da spettatori distaccati o simpatizzanti. Da Ventura a Mancini: percorsi diversi ma con un epilogo comune. Per gli azzurri e tutti gli italiani si tratta di una ferita indelebile, che rimarrà aperta a vita, impossibile da cicatrizzare. Tant’è, così doveva andare e così è andata.

Manca poco all’inizio dei 22esimi Campionari del Mondo, un’edizione inconsueta e inusuale, sottratta alla tradizione estiva per traslocare fuori stagione, in autunno. E dove? Nella bolla indotta del Qatar, terra di sceicchi e idrocarburi, di ricchezze e artificialità. Una nazione bulimica di soldi ma priva di una storia sportiva, di un movimento calcistico consistente, di un’identità.

Ma questa è un’altra storia. Restiamo concentrati sul campo e sulle 32 rappresentative che si sfideranno per contendersi il titolo.

FAVORITE E OUTSIDER

Tra le papabili vincitrici troviamo 𝗕𝗿𝗮𝘀𝗶𝗹𝗲 e 𝗔𝗿𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮, le due rivali sudamericane per eccellenza. Entrambe portano in Qatar due selezioni di assoluto livello, piene di qualità e di fuoriclasse. Oltre all’ottimo centrocampo e al tridente delle meraviglie (Vinicius, Neymar, Gabriel Jesus), i verdeoro vantano una difesa granitica e fisica e, più in generale, una solidità che mancava da molti anni.

L’Albiceleste, invece, arriva a giocarsi il Mondiale con una squadra pregevole, che non brillerà per la sua compattezza ma disporrà dell’estro dei suoi mancini benedetti, Di Maria e Messi, chiamati a trascinare i compagni e a spingerli il più lontano possibile, verso il tanto sognato 18 dicembre.

Per la Pulga, probabilmente, sarà l’ultimo ballo mondiale, l’ultima rincorsa a una manifestazione che non ha mai ceduto alla sua grandezza. Proprio come per Cristiano Ronaldo, la cui dualità con Messi ha illuminato gli ultimi 20 anni di pallone. CR7 dovrà guidare il suo 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗼𝗴𝗮𝗹𝗹𝗼 ad un’impresa difficile, sulla carta proibitiva, ma le sue motivazioni e il carisma da vero leader potranno riservare sorprese.

Altra pretendente al titolo è la 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮 di Mbappè, un collettivo che unisce qualità e quantità, proponendo un calcio verticale e rapido, di costruzione ed esecuzione ad alta velocità.

Distanti un paio di tacche dai transalpini si stagliano 𝗦𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 e 𝗚𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗶𝗮, pronte a contendersi il primo posto del Gruppo E e a tentare l’assalto alla fase finale, dove forma fisica e tenuta mentale risulteranno decisive.

E poi c’è il calderone delle outsider, nazionali che non godono il favore del pronostico e si batteranno con meno pressione, consapevoli di non aver nulla da perdere: 𝗜𝗻𝗴𝗵𝗶𝗹𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮, 𝗕𝗲𝗹𝗴𝗶𝗼, 𝗢𝗹𝗮𝗻𝗱𝗮, 𝗨𝗿𝘂𝗴𝘂𝗮𝘆, 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗺𝗮𝗿𝗰𝗮, 𝗣𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝗮, 𝗖𝗿𝗼𝗮𝘇𝗶𝗮 𝗲 𝗦𝗲𝗿𝗯𝗶𝗮. Tutte rappresentative ben assortite, costruite con misura ed equilibrio dai rispettivi coach. Team che, chi più e chi meno, abbracciano grandi campioni e giovani promesse, un mix importante che riproduce entusiasmo e imprevedibilità.

Dunque, che dire? La sfida si fa avvincente, con una fase a gironi ipoteticamente già scritta ma che potrebbe rivelare qualche ballottaggio e verdetto inatteso.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 20 novembre 2022 alle 12:23
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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