"Quella notte avevamo già considerato la possibilità di sospendere tutto, ma abbiamo preso la decisione di continuare a monitorare la situazione con l'aiuto del comitato tecnico-scientifico ora per ora". A parlare, a La Gazzetta dello Sport, è il ministro dello sport Vincenzo Spadafora, il quale spiega la dinamica che ha portato sabato scorso in prima battuta a condividere il decreto con la possibilità di giocare a porte chiuse le partite di calcio, salvo poi la mattina dopo chiudere di sospendere il campionato: "Quando abbiamo capito che quella sarebbe stata la strada più giusta abbiamo sperato che la Lega avesse un sussulto di dignità verso tutto il Paese, i tifosi, i calciatori".

Ma certe decisioni in emergenze del genere non spettano allo Stato?
"Certo. E infatti ci siamo assunti le nostre responsabilità. Registrando la grande incapacità del calcio a decidere. E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro".

A che si riferisce?
"Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il Dpcm serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso. Solo una questione di soldi. E non parliamo dei messaggi che ho ricevuto dai presidenti che prima mi insultavano per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto".

Sezione: Notizie / Data: Gio 12 marzo 2020 alle 15:38
Autore: Davide Marchiol
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