I numeri non mentono quasi mai. La partita contro il Genoa ha decretato un chiaro passo indietro per ciò che riguarda il carattere e la filosofia di gioco che Delneri sta portando a Udine e all'Udinese. Ma ci sono anche dati confortanti.

Iniziamo dal possesso palla: il Genoa vince 66/34 ed anche scomposto vediamo che si è giocato, specie nel secondo tempo, a una porta sola. Fra il 16' e il 30' della ripresa il possesso palla è stato grifone per 6 minuti e 04 sec contro 1 minuto e 54 sec.. Segno che i problemi dell'Udinese, quelli caratteriali, non erano dovuti solo alla guida tecnica che sedeva in panchina. 

Il Genoa ha replicato la partita che fece il Sassuolo contro di noi: 49 palloni persi, 48 passaggi sbagliati. Una partita, sotto il profilo qualitativo, da Lega Pro. Segno che l'Udinese, come con Iachini, sa indurre l'avversario all'errore. Come la partita di Reggio Emilia, male anche le fasce: Edenilson ha crossato pressoché indisturbato contro un Felipe che ha recuperato 2 palloni ma ne ha persi 4. Bene invece la coppia Wague & Danilo, autori di una sontuosa partita con 6 palloni recuperati a testa.

L'Udinese ha avuto un baricentro basso, sia nel primo tempo che nella ripresa. Ma nella seconda frazione di gioco, pur concedendo il pallino del gioco incontrastato al Genoa non è rinculata troppo, merito del nuovo schema che ha di fatto allargato le posizioni medie in campo dei centrocampisti, arginando le fasce di un ottimo Genoa.

I bianconeri hanno attaccato quasi solo a destra, segno evidente della giornata poco fortunata di Fofana e Felipe. Il Genoa ha giostrato il gioco in maniera equilibrata, anche se poi (lo abbiamo visto benissimo) i pericoli peggiori sono sempre arrivati dalla loro destra.

Fin qua pare l'ennesimo ritorno al passato, come se la brezza fresca portata da Gigi da Aquileia fosse finita, lasciandoci di nuovo nel caldo umido. Ma ci sono anche dei (piccoli) dati confortanti: 10 tiri dei quali 4 in porta e 4 occasioni da gol. Segno che anche sotto la cenere, la sofferenza e la lotta, c'è ancora una piccola fiammella che arde. E quella fiamma si chiama Thereau, lo dicono i numeri.

Il calcio è una brutta bestia, una settimana o poco più equivale a un mese di lavoro normale. Tanto più quando manca una mentalità forte, uno spirito di squadra accertato. Il campanello d'allarme sta tutto lì. Delneri ha due settimane per lavorare sulle testa dei suoi, che dopo il gol segnato sono rinculati in maniera preoccupante. A noi non resta che tifare per una squadra ritrovata, per una squadra di lotta, ma che, a differenza del passato, non si tira indietro quando c'è da offendere.

Sezione: Notizie / Data: Lun 07 novembre 2016 alle 12:00
Autore: Giacomo Treppo
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