Il centrocampista del Cagliari, Daniele Dessena, non ha paura e non si fa intimidire da insulti e minacce ricevute in questi giorni da qualche tifoso ignorante e continua, come già fatto domenica scorsa a San Siro nella partita pareggiata contro l’Inter, nella campagna contro l'omofobia, messa in atto con il gesto simbolico di sostituire i lacci delle sue scarpe con quelli colorati. "Anche domenica contro l’Udinese giocherò con i lacci colorati sulle mie scarpe. Ho sposato questo progetto appena mi è stato proposto dalla società e continuerò ad appoggiarlo perché ci credo. E’ giusto dare segnali importanti. Chi non capisce è ignorante. Le idee vanno rispettate,tutti devono essere trattati allo stesso modo, in modo normale, soprattutto quando si esprimono dei sentimenti. Non ho paura di ricevere insulti. Sono più felice di tutti i messaggi positivi che mi sono arrivati da vari amici, da amici sparsi in mezza Italia e soprattutto e da persone di tutta la Sardegna, la terra in cui gioco e lavoro . Ho sentito la vicinanza di tanta gente e ho percepito la sensibilità di molte persone. Quelli che mi hanno insultato, in fondo, erano pochissimi, quattro o cinque in tutto, non devo curarmi particolarmente di loro. Confermo che l’ignoranza va abbattuta. Andava fatto da subito, non si doveva arrivare a questo punto. Mi sono innervosito e ho sbottato perché in questa cosa credo. Anche i miei compagni mi hanno dato una mano. Alcuni di loro hanno approvato e appoggiato l’iniziativa e domenica sostituiranno i lacci delle scarpe con quelli colorati della campagna. Non vi dico nulla su chi lo farà perché è giusto che lo scopriate al campo. Ma già sapete che Pinilla è uno di questi. Domenica solo per un disguido non li ha messi pure lui. 
A casa mia sono orgogliosi.p ma soprattutto sono io che sono arrivato a prendere questa iniziativa grazie all’educazione che ho ricevuto. Mio padre, Bachisio, ex calciatore di Interregionale, operaio a Parma alla società acqua luce e gas, mi ha insegnati certi valori e ha insegnato a me e mio fratello che il rispetto è la cosa più importante. Anche a mio figlio Tommaso, che ogni settimana vedo a Parma, insegnerò che prima di tutto c’è il rispetto. Giudicare una persona significa non avere rispetto e chi giudica sbaglia".

 

 

Sezione: L'Avversario / Data: Gio 27 febbraio 2014 alle 09:45
Autore: Stefano Pontoni
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