L'allenatore della Juventus Luciano Spalletti ha parlato oggi - alla vigilia della sfida di Coppa Italia contro l'Udinese - in conferenza stampa. Dopo aver rivolto un pensiero al tennista Nicola Pietrangeli, scomparso oggi, ha parlato della sfida che attende la Vecchia Signora domani sera.
Queste le sue parole: "Bisogna aspettarsi un po’ di cambi, sono passate un po’ di ore, abbiamo fatto fatica a livello mentale e fisico. Tutto il gruppo sta lavorando in maniera corretta, coerente, quindi è giusto dare spazi".
Juventus che dovrà fare a meno di Dusan Vlahovic, infortunatosi nel corso della sfida dello scorso sabato contro il Cagliari: "L’ho detto l’altra volta…Per i tempi precisi, i medici li mettono a disposizione quindi è bene parlare con loro. Sono loro i riferimenti. Ripeto quanto detto: 2/3 passano secondo me. Poi il medico saprà essere più preciso. Il calcio in generale è un pallone che gira e ruzzola occasioni di continuo, mette a disposizione occasioni. Tutto sto nel saperle cogliere e saperle vedere. È possibile tutto ma preferivo averlo a disposizione perché era molto concentrato nel far bene, l’ho visto molto dentro la squadra".
Per la Juventus certamente puntare sulla Coppa Italia sarà importante - così come, sottolinea il mister, lo è per tutte le squadre che vi prendono parte: "Lei ci ha svelato un segreto, ora lo sanno tutti…Gli altri pensano la stessa cosa che ha detto lei, quello che vogliamo fare noi. Poi è chiaro che bisogna vincere partite importanti, se si va a far cumulo di fatica negli stessi giocatori diventa difficile. Vincere aiuta a vincere sempre gli stessi discorsi, bisogna essere belli e vincenti. Qui c’è un pubblico di palato fine".
"L’altra sera son rientrato negli spogliatoi e mi son divertito a far casino con i giocatori. Vincere non basta, si esce dispiaciuti per cosa se si ha vinto? Bisogna essere anche belli, oltre che vincenti. Cercheremo di fare tutte e due, intanto vinciamola qualche partita. Vogliamo andare avanti, noi facciamo una formazione domani per vincere e non per essere compresi. Partita difficilissima, contro un avversario che abbiamo già affrontato settimane fa. È stata dura fino all’ultimo. Un po’ la sintesi dell’ultima partita: non la chiudi e ti capita la situazione in cui ti possono mettere i bastoni fra le ruote".
La sfida con l'Udinese sarà importante anche in ottica campionato, dove la Juventus - nella prossima giornata - si troverà ad affrontare il Napoli di Conte - una sfida importante sia per il passato di Spalletti che per il passato del tecnico dei partenopei: "Per noi son tutti test significativi perché vogliamo acchiappare risultati da offrire al nostro pubblico. Non so bene chi ci sia la prossima partita perché noi dobbiamo pensare a questa. Fare bene questa, tentare di vincerla e portarla a casa può avere una certezza in più per affrontare le prossime".
Su Miretti: "Sa fare molte cose. È un professionista eccezionale, è una persona seria, è già grande come testa. Ha i tempi delle giocate, ha i tempi del calcio. Bisogna essere bravi nel riconoscere quando tenere un tocco in più la palla. Anche la personalità di andare a creare l’imprevisto dal previsto. Lui sa farlo. È dentro la soluzione del regista che ogni tanto inventa qualche cosa. Gli ha fatto bene giocare in un ruolo diverso quando è andato in prestito. Gli è servito, il suo ruolo è mediano/centrocampista. Sapersi adattare da tutte le parti può dargli aiuto ulteriore alla squadra".
Su Zhegrova e Joao Mario: "È un po’ che non si utilizzano. Zhegrova viene fuori da un infortunio lungo ed è un calciatore che è una miccia accesa. Quando parte può esploderti da un momento all’altro, palla al piede. Ha l’estro di non sai cosa possa tirarti fuori da un momento all’altro. Ma spesso si parla di questo calcio confrontandolo con quello prima dicendo che i numeri 10 son scomparsi. Ma bisogna confrontare la forza dei giocatori, la corsa: quasi tutti fanno l’uno contro uno. Bisogna che allunghi il raggio d’azione. Per la sua condizione lo vedrei di più a partita in corso. Joao Mario è tecnico, bravo, sa scegliere, entrare in confidenza con la squadra e col pallone. Ha un po’ meno questa struttura da centometrista, lo voglio conoscere fino in fondo".
Su David e Openda insieme: "Si gioca l’eredità di Vlahovic? Spero di sì, che la sfruttino come un’occasione da cogliere. Sono differenti e possono giocare insieme. Se san giocare possono giocare anche 7/8 insieme. Gli attaccanti hanno caratteristiche differenti: possono giocare insieme, con l’Udinese han giocato insieme mi pare, non dall’inizio. Sono due calciatori che si abbinano bene, si accostano bene. Bisogna vedere se avere uno a disposizione che ti dà la forza fresca oppure no, è una cosa che va valutata".
Sui portieri: "Per me è facile. Io devo essere aperto a sentire e vedere ciò che succede giorno dopo giorno in campo. Di Gregorio è il titolare per me, ma continuo a vedere le belle parate che si fanno anche degli altri portieri. Mattia è importante anche come uomo di spogliatoio, ha personalità, ha influenza perché lo seguono, lo sentono quando parla. Per me è perfetto. Dico però a Di Gregorio che per me è lui il titolare in questo momento. Ma mi piace avere un Mattia come collaboratore in questa maniera qui".
Su quanto manca alla Juventus per essere bella come chiede Spalletti: "Non lo so ma vedo che si sta progredendo. L’altra sera, al di là che ci sono momenti dentro la partita che durano una settimana e partita che passano in un attimo, ho visto che ci sono belle cose, che ci sono belle giocate come il gol di Yildiz. Ci siamo preparati situazioni importanti ma sul finale di partita è vero che ci è venuta un po’ d’ansia. In alcune situazioni sembrava non si volesse la palla, bisogna migliorare e si lavora per quello ma vedo grandissima disponibilità, attenzione. Vedo girare anche un po’ meglio la palla per cui sono molto fiducioso di poter provare situazioni di quello che si diceva prima, il previsto che diventa imprevisto".
Su Koopmeiners: "Lo conosco molto bene, lo avevo seguito perché mi piaceva se avessi avuto un presidente che me lo avrebbe regalato. Ma poi però costava tanto. Secondo me lui conosce il calcio e sa un po’ stare da tutte le parti. Ma quello che diventa importante è tentare di vedere le cose o ascoltarle mettendosi nei panni di quelli con cui vai a parlare. È un buon punto di partenza. Se parli con lui, nonostante avendo fatto gol con l’Atalanta, preferisce cominciare l’azione e guardare la squadra di faccia. Metterlo centrale difensivo era per andare ad acchiappare un po’ di qualità nelle costruzione. Se io faccio il primo passo bene corretto e allineato il secondo viene altrettanto bene. C’era bisogno di cominciare un po’ di cose bene. Per cui è quello lì. Ha confermato di essere un buon difensore anche lasciato tutto campo uno contro uno, se l’è saputa cavare anche alla bandierina quando il quinto accorcia. È buono di testa, ha il lancio, può stare da tutte le parti perché ha personalità, piede fantastico e spessore internazionale. Lui tira non tanto per farlo ma avendo un’idea di dove debba finire il pallone".
Su Yildiz numero 9: "Sì, può giocare da terminale offensivo. Come è successo in precedenza, questi che hanno queste qualità, se li avvicina al pollaio diventa più facile trovarsi nelle condizioni di tirare in porta perché buttan via meno roba. Quando chiedete Yildiz esterno perché punta l’uomo è una verità, ma c’è bisogno di entrare in più spazi nel suo caracollare. Ma quando hanno palla gli altri lo costringono a venire più indietro. Giocando lì gli si fa spendere più corsa, più energia, in una fase dove non c’è dà grandissima soluzione a livello qualitativo".
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