Nel corso della nostra trasmissione "Big Band Bianconera", tra i presenti in collegamento anche Fabio Brini, allenatore di calcio ed ex portiere dell’Udinese (1983-1988). Di seguito, i suoi interventi nel corso della puntata in merito alla sconfitta casalinga dei friulani (0-2) per mano della Fiorentina.
Sull’inizio di campionato: “Non dico che le prime quattro partite mi avevano deluso, ma sicuramente c’era qualcosa che non mi quadrava. Ieri, invece, almeno sotto il profilo tecnico si è visto qualcosa in più rispetto alle precedenti occasioni. Si è vista una squadra più viva, che voleva e cercava di vincere la partita. Poi però bisogna anche guardare alla fase difensiva, che dev’essere sempre condotta in modo attento. Il primo gol subito non sta né in cielo, né in terra. Non si può trovare la linea completamente fuori posizione su un passaggio verticale in zona centrale. Così vai per forza in difficoltà, questa è la verità”.
Su Marco Silvestri: “In queste prime giornate non lo vedo tranquillo e determinante come lo era prima. È vero che sul secondo gol aveva molti uomini davanti a sé, ma era quello l’angolo in cui ci si aspettava che Bonaventura tirasse. Una parata istintiva poteva anche farla. È chiaro che in questo momento di difficoltà anche il portiere deve eliminare qualche difetto. La scorsa stagione ho detto che meritava anche la nazionale. Quest’anno l’ho visto molto titubante, forse risente della prestazione dei compagni, ma questi sono i momenti in cui anche lui deve cercare di dare una mano”.
Sui nuovi arrivi: “Non voglio ancora dare giudizi a livello tecnico, sono trascorse appena cinque partite. Vorrei comunque vedere i nuovi arrivati dare di più. Non mi è piaciuto l’atteggiamento di Pereyra sin dal ritiro precampionato. Io capisco e rispetto l’ambizione di ogni giocatore nel voler giocare le coppe, ma fossi stato nella società, in attesa di capire gli sviluppi del mercato, lo avrei fatto allenare a Udine. Se alla base c’è un rapporto di rispetto, come credo che ci sia, l’argentino avrebbe potuto allenarsi con la squadra in modo da essere già al 100%. Adesso sarebbe pronto”.
Sui troppi errori in attacco: “Questi sono momenti in cui c’è poca tranquillità anche nei calciatori, che di conseguenza non riescono ad esprimere appieno le proprie potenzialità. Ieri sono arrivati in porta talmente tante volte, che dire che l’Udinese ha perso è quasi una bestemmia. Ma ci sono stati troppi errori e non si è vista la giusta cattiveria nella finalizzazione. Su questo aspetto bisogna lavorarci con grande serietà. Comunque sia, questa squadra ha messo sotto la Fiorentina – una squadra che fa le coppe - sul piano dell’intensità e della prestazione. Se però non riesci a segnare, almeno devi stare attento a non concedere occasioni del genere dietro, altrimenti perdi le partite”.
I nuovi interpreti: “Con Beto la squadra poteva lanciare il pallone negli spazi, con Lucca questo non puoi farlo. Lui dev’essere accompagnato da tutta la squadra, che è una cosa totalmente diversa anche in termini di fraseggio e nelle giocate. Prima potevi andare con fulminei contropiedi, oggi devi lavorare in un altro modo, sfruttando di più gli esterni. Quest’anno rispetto allo scorso, le caratteristiche sono molto diverse. La progressione di Beto – che ha fatto tanti gol ma ne ha sbagliati anche altrettanti – creava problemi alle difese avversarie, specie nell’uno contro uno. Lucca non puoi lasciarlo da solo in profondità, lo devi sempre accompagnare. In questa partita lo hanno fatto meglio rispetto alle altre”.
Come migliorare in fretta: “Le partite precedenti non sono state positive, è chiaro. Ieri si è visto un miglioramento ed è proprio da qui che si deve ripartire per infondere fiducia nei calciatori. È ovvio che non puoi perdere la partita se giochi così bene, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Vanno analizzati nel dettaglio gli errori commessi, soprattutto quello del primo gol, che non puoi mai prendere se giochi in Serie A. Intanto risolviamo questi problemi, poi pensiamo a fare gol. Ieri, per il morale, avrebbe fatto comodo anche un punto. Sottil dev’essere bravo a far capire ai giocatori che la strada è quella giusta”.
Su Andrea Sottil: “E’ proprio qui che deve dimostrare le sue capacità. Nella passata stagione, verso la fine, si è adagiato in maniera ingiustificabile assieme a tutta la squadra. Adesso dev’essere bravo a infondere convinzione, cercando di limare le imperfezioni e di trovare qualcosa di diverso a livello tattico. È anche questo il suo compito. Non credo che cambiando allenatore adesso si risolvano i problemi. In questo momento, meno nomi si fanno e meglio è. Non vorrei che si creassero ulteriori distrazioni all’interno della squadra”.
Sul ruolo di Walace: “Il vertice basso di centrocampo serve a dare man forte alla linea difensiva e a coprire i tagli che vengono fatti dall’esterno verso l’interno. Nel momento in cui questa cosa salta, gli avversari sfruttano il buco ed entrano con facilità. Non dovrebbe mai accadere e ieri purtroppo è successo".
Su Payero, Christensen... e Samardzic: “Li ho visti per la prima volta e l’impressione è positiva. Però stiamo parlando di Serie A ed io mi aspetto qualcosa di più a livello tecnico, di prestazione e di personalità. Per me Samardzic gioca in una posizione non adatta a lui. Lì in mezzo non è il suo ruolo.”
E conclude: “Se prima sono state fatte delle partite non all’altezza dell’Udinese, ieri si è vista una bella gara a livello di intensità e di limitazione del gioco all’avversario. È da lì che si deve ripartire. Non tanto da Napoli, che sulla carta rimane nettamente più forte, ma contro squadre di pari potenzialità. Mercoledì bisogna innanzitutto ripetere la prestazione, al di là del risultato, perché questo ti dà la forza sul lavoro che stai facendo. Contro una squadra alla tua portata poi, devi fare la differenza. Cambiare allenatore? Non è il caso. In questo momento, stiamo mettendo Sottil sulla brace, quando Italiano viene osannato facendo una prestazione da 4 ma vincendo la partita. L’unica critica che posso fare al mister è quella di non aver cercato un’alternativa al 3-5-2, pur avendo giocatori adatti a cambiare il sistema di gioco”.
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