Ai nostri microfoni è intervenuto in esclusiva il presidente del Cjarlins-Muzane, Vincenzo Zanutta, che ha parlato così della stagione da poco incominciata con una vittoria sul Vigasio per 1-0: “Vincere ha portato tre punti importanti nelle casse della società, ci ha dato entusiasmo ed è fondamentale perchè il calcio è fatto di questo; vincere conta molto e ci aiuta a continuare a fare ciò che stiamo facendo da tempo. Prendiamo i tre punti e andiamo avanti, cercando di correggere i punti deboli e trovare i giusti equilibri in una categoria dove i fuoriquota la fanno da padrona; trovare l’equilibrio in campo con i giusti fuoriquota significherebbe avere una squadra ben costruita”.
Sugli obiettivi da raggiungere: “Durante la presentazione ho detto che mi piacerebbe andare in Champions League, ciò significa arrivare nei primi quattro, migliorando di fatto di tre posizioni il settimo posto della passata stagione. Sarebbe importante perché vorrebbe dire arrivare davanti a ben 16 squadre, cercando di avviare un percorso che nel corso del tempo può darti soddisfazioni importanti. Non dobbiamo ottenere tutto e subito, dobbiamo fare passi in base alla nostra gamba, cercando di calibrare i costi, mantenere degli equilibri di bilancio e arrivare ai risultati con le giuste tempistiche, senza dover vincere a tutti i costi e subito. Non c’è fretta, l’obiettivo è quello di migliorare quello che si è fatto l’anno scorso. Siamo un po’ distanti dalla volontà di sbarcare nei professionisti da subito, però ci arriveremo in maniera naturale, senza stravolgere ambiente e situazione societaria, perché rispecchia la nostra mentalità”.
Sul percorso compiuto: “Siamo partiti nel 2003 quasi per scherzo, io giocavo negli amatori, il calcio era diventato uno sfogo. Assieme ad un gruppo di amici, ho deciso di unire due squadre della Bassa Friulana in estrema difficoltà, con l’obiettivo di riprendere il cammino e trovare un equilibrio senza grosse pretese, ripartendo dalle categorie più basse. Ma la mentalità che abbiamo adottato fin da subito era quella di migliorarsi continuamente, prendendo come esempio le società che stavano lavorando meglio della nostra; abbiamo così intrapreso un percorso di crescita costante, e tramite piccoli passi siamo arrivati fino alla Serie D. Il cammino, dalle strutture alle squadre stesse, passando per il livello societario, è stato impattante, carico di impegno e lavoro; non ci sono grandi segreti, solo lavoro e strategie mirate. Abbiamo dovuto trovare una sostenibilità esterna di sponsorizzazione che potesse sostenere i vari costi, creata attraverso le aziende: è con la crescita delle aziende che abbiamo potuto aumentare il budget a disposizione della squadra. Per me parlare di Cjarlins-Muzane è motivo di orgoglio, un percorso importante che mi ha dato la possibilità di mantenere la mia territorialità: potevo scegliere una realtà differente, come la Triestina o la Sacilese, che avesse già le strutture pronte, ma il valore più importante che ho sempre preservato e perseguito è appunto la mia territorialità, dove sono nato e da dove sono partito, che ho sempre stimato e cercato di portare avanti. Sono orgoglioso di essere la seconda realtà calcistica della provincia di Udine, dietro i Pozzo e l’Udinese che sono l’emblema del Friuli e che da oltre 20 anni ci mantengono in Serie A”.
Sulla crescita calcistica regionale: “Tutte le squadre hanno fatto dei passi molto importanti. La Triestina si è ricalibrata, meriterebbe la Serie B per le strutture che ha a disposizione, per il territorio e per la fame di calcio territoriale, avrebbe dunque tutte le carte in regola per fare il salto di qualità. Il Pordenone sta ben figurando in Serie B e infine l’Udinese si mantiene da anni ormai in Serie A: in una regione da 1,2 milioni di abitanti abbiamo delle realtà che sono cresciute moltissimo. Questi risultati sono spiegati dal fatto che al giorno d’oggi il calcio possiede dei parametri che esulano dalla territorialità, perché sia Pozzo che Lovisa e Milanese avrebbero difficoltà ad affrontare tutti i costi col puro sostentamento del territorio. Questi imprenditori hanno saputo cogliere delle opportunità che vanno oltre la territorialità e l’introito regionale, dando degli stimoli corretti per arrivare a mantenere in Friuli delle strutture calcistiche di primo livello”.
Sul settore giovanile del Cjarlins-Muzane: “L’impostazione fino agli allievi non cambia, perché i campionati a cui i ragazzi partecipano sono regionali. Gli juniores, invece, seguono il percorso della prima squadra e partecipano ai campionati nazionali. A livello territoriale è motivo di orgoglio ciò che ho investito nel settore giovanile; abbiamo vinto più volte tutti i titoli a disposizione ed i numeri dicono che la nostra scuola calcio è tra le prime cinque della regione. Abbiamo investito molto su tecnici preparati, in grado di insegnare il vero calcio, sulle strutture, sui pulmini, cercando di mantenere un equilibrio con le quote di partecipazione; la nostra è una funzione sociale, cerchiamo di tenere vicino tutti i giovani del territorio, dando ai ragazzi un input calcistico ed insegnando loro i valori dello sport di squadra, come il rispetto per il compagno e l’avversario. Lo sport di squadra è in grado di insegnarti dei valori che uno sport singolo non riesce a darti”.
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