Coach Martello, parlando a fine gara, sosteneva come l’unica cosa da conservare della vittoria di stasera fossero i due punti.

Vero: ma io non dimenticherei la buona partita di alcune pedine a sua disposizione.

Ciccio, ad esempio: si mostrava finalmente duro e determinato, realizzando 14 punti e tenendo la coppia Toté-Rinaldi ad appena due pezzi in più.

Marshawn Powell metteva assieme una doppia doppia, 23 punti e 16 rimbalzi in 26’ di impiego; il suo alter-ego Stefanello Nikolic apportava la solita mega-dose di energia e fisicità, 11 punti e 4 rimbalzi in 15’ ma soprattutto una difesa mai abbassata contro l’avversaria.

Alla fine cinque in doppia cifra e 93 punti segnati in 38’: non male per una gara giocata così così.

La Termoforgia si mantiene a contatto in un primo tempo teso, nervoso dove Udine a tratti smarrisce la via e viene punita dal tiro da fuori marchigiano, puntuale e preciso (la percentuale dirà 50 % al 20’).

Nella ripresa l’Aurora fatica: Dillard finisce in panca ben presto, non per ragioni fisiche ma tecniche (secondo coach Cagnazzo la squadra giocava meglio senza di lui). Knowles (8 punti in 17 minuti, tre dei quali su un fallo evitabilissimo di capitan Pinton) è lontano da una forma accettabile, ed alla fine top-scorer è il partenopeo Bruno Mascolo: 18 pezzi, 8 dei quali dalla lunetta (su dodici tentativi).

Jesi è ammirevole per dedizione ed impegno, ma troppo debole per impensierire Udine che alla distanza vince per una rotazione profonda ed equilibrata. Stasera coach Damiano ha pochissimo da Toté, tenuto come detto alla larga dai centri friulani; la sua squadra si tiene a galla finché le medie da fuori sono impressionanti. Alla lunga però troppi iniziano a spadellare (2/9 Baldasso, 3/7 Maspero) ed addio ad una gara segnata in partenza da una differenza chiara fra i due roster.

Fossi in lui mi arrabbierei con i miei per aver permesso troppe conclusioni facili ad Udine, specie da sotto: un 70% da due punti che non ammette repliche, con almeno cinque canestri facili sbagliati dai bianconeri. Ai rimbalzi bene o male hanno tenuto, così come in difesa dove hanno applicato un registro duro, al limite della regolarità, con buona pace dei fischietti.

La GSA non sfonda quota 100 perché un tacito gentleman agreement fra i due coach concede un paio di minuti a Chiti, Visintini, Mwananzita e tre a Mentonelli, under aggregati alla squadra e (ancora) poco più. Vince nettamente, senza entusiasmare se non a tratti; al povero Cagnazzo alla fine mancano le energie in campo, soprattutto le alternative, se il combinato disposto del minutaggio a stelle e strisce dice 31’ vuol dire che quasi il 70% del tempo è stato giocato senza americani.

Troppo per Jesi, il roster si è sì ulteriormente rinforzato, ma obbligherà Cagnazzo a scegliere chi lasciar fuori quando, da domani, Rice sarà arruolato ufficialmente. Non ho dubbi che Knowles giocherà, il sacrificato oggi come oggi pare Dillard.

Non vogliamo entrare negli affari di Damiano: pensiamo alla GSA che si proietta alla prossima gara in casa, sabato sera contro Cagliari. Non ci sarò, emigrato temporaneamente in Germania alla difesa delle enoiche ed italiche virtù. A quota 30 si vede ormai vicino il traguardo playoff; a 32 si parlerebbe di matematica. Lassù passerò il mezzo secolo di vita ridistanziando il GM Davide.

Queste sono gare da vincere senza tanti complimenti, e così è stato. Bravo coach Martello, specie per la critica (costruttiva) al termine della gara. Piccolo appunto: è stato sintetico e preciso inibendomi qualsiasi domanda mi fosse salita in mente.

Piccolo, solito angolo arbitrale: credo che la qualità di Udine e la tempra della Termoforgia meritassero qualcosa di più. Il ‘grigio’ centrale, Salustri, bene o male se la cava; i due colleghi, invece, sembravano reduci da una gara di altro sport. Imprecisi, alla fine fermano il gioco 43 volte, 23 a carico di chi ha difeso con meno intensità (Udine). Nessuna diretta influenza sul risultato finale, la sensazione che continuiamo a vivere, noi vecchi, nella nostalgia di Vitolo e Duranti.

Seconda piccola parentesi: salutiamo con affetto e col cuore gonfio coach Bucci. Una delle pietre miliari del nostro sport, ha lottato come un leone per otto anni. Alla fine vola in cielo, non sconfitto. Accanto a Giulio Melilla e Marco Solfrini urlerà come un pazzo per sostenere le proprie ragioni, come ha sempre fatto.

Udine vince, viva Udine: ma per battere la Hertz, che perde in volata al Pirastu contro Casalpusterlengo, ci vorrà qualcosa di più.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 10 marzo 2019 alle 22:42
Autore: Franco Canciani
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