Nicola, da quando è arrivato a Udine sostituendo Velazquez, ha avuto la possibilità di far esprimere i suoi concetti di gioco all'Udinese in tre partite: all'esordio ha infilato una vittoria (1-0 alla Roma), alla seconda gara ha portato a casa un pari (0-0 col Sassuolo) e nell'ultimo match si è dovuto arrendere tra le mura amiche (1-3 in favore dell'Atalanta); una vittoria, un pareggio e una sconfitta: la torta è divisa esattamente in tre fette uguali. Stiamo parlando di un trittico che, come dice la parola stessa, è composto da tre aspetti che uniti delineano un andamento che è una "via di mezzo", a cui non puoi dare un giudizio generale; però è possibile analizzare questi tre stessi aspetti che presi ad uno ad uno dicono, se non tutto, molto della situazione bianconera (andiamo oltre ai concetti di "vittoria", "pareggio" e "sconfitta"). Per fare ciò, e vado oltre al discorso relativo ai tanti avvicendamenti avvenuti in questi anni alla guida tecnica, mi affido al capolavoro di Sergio Leone, "Il buono, il brutto, il cattivo". Questo film del '66 mette in mostra tre figure: il "buono" è quello che dovrebbe rispondere al concetto di giustizia in senso assoluto, che ha pietà e che quindi cerca di non mietere vittime, puntando piuttosto a sbeffeggiare i malavitosi; il "brutto" è quello che "sta a metà": pensa di essere furbo ma alla fine deve pagare sempre il conto, rivelandosi goffo e comico nelle sue sfumature bonarie; infine il "cattivo", è quello che non ha pietà, che ti fa sudare e che ti fa ricordare di lui fino all'ultimo, quando in teoria dovrebbe comunque soccombere. Non ci resta che andare a rivisitare questi personaggi nel contesto bianconero.

IL BUONO. Questa figura si rispecchia, a livello di calcio giocato, a Udinese-Roma, gara terminata con la vittoria di misura. "Buon" match perché, nonostante lo stile di gioco discutibile, ha rispolverato l'identità del gruppo, ha ricaricato la mentalità in diversi singoli e ha dato vita ai primi accenni di tattica; e soprattutto sono arrivati tre punti vitali. E' stata una vittoria di squadra che però è arrivata dalle retrovie: quando si dice che il miglior attacco è la difesa... L'analisi, se sincera, dell'esordio di Nicola ci fa comunque arrivare al punto che la Roma ha subito una vera e propria beffa; solitamente coloro le quali sbeffeggiano gli avversari sono le grandi squadre, quelle che vincono di misura facendo credere all'avversario stesso di restare in partita, un po' come l'Udinese; sì, ma calma! In questa gara siamo stati una grande squadra, ma solo in questa. Di certo bisogna rendersi conto che la rosa è quella che è, con tutto il rispetto per i giocatori (anche se ho sentito più di un "lait a vore" a ridosso del "Bruseschi" in settimana); le qualità utili a fare le furbate e i colpacci ci sono, ma di sicuro sono ancora poco stabili e per nulla costanti. Qualcosa di "buono" si è visto dunque, e quel qualcosa non può che essere la difesa. Dopo aver detto tutto quello che c'è di "buono", attenzione ora però anche al "troppo buono": rappresentante di questa categoria è Lasagna (dimentichiamoci degli aspetti culinari per un attimo), giocatore che ha sì segnato (un gran gol) contro l'Atalanta ma che può, deve fare assolutamente di più; deve solo toccare le corde giuste, ricordiamo che è arrivato in Nazionale, e non prendo per "buono" il fatto che il livello degli attaccanti italiani si sia abbassato negli ultimi anni (e neanche il fatto che l'ex Carpi sia fuori ruolo).

IL BRUTTO. Passiamo al "brutto", presente in alcune vittorie, in quasi tutti i pareggi, ma mai nelle sconfitte: questa figura, seppur poco invitante, porta sempre un minimo di "buono" (in altre parole, "brutto" è il gioco, non il risultato); un esempio è il pareggio a reti bianche e noiosissimo col Sassuolo; nelle scorse stagioni ce ne sono state tante di partite del genere, dove vedere giocare l'Udinese costituiva un sonnifero domenicale o, dopo aver superato il traguardo della rassegnazione, al massimo il principio di qualche battuta (sì, perché delle situazioni "goffe e comiche" di solito ci si ride su). Ora però si scherza poco: i tifosi sono stanchi di essere presi in giro e ormai anche il punticino strappato in trasferta col "brutto" gioco non appaga più. In termini di classifica i "punticini" vanno bene, soprattutto se arrivano col minimo sforzo, cioè col gioco "brutto", difensivista. "Brutto" e "buono" quasi mai vanno d'accordo però: il "brutto" può portare qualcosa di "buono", ma proprio perché è "brutto" viene svalutato. Il "brutto" gioco poi, nello specifico, deve sempre fare i conti con la classifica perché ha spesso la resa minima (un punto) e spesso è legato alla fortuna. Comunque non si butta mai via niente, i pareggi "brutti" fanno pur sempre anche loro classifica; certo, il gioco "brutto" e poco propositivo sembra essere frequente e questo non può che infastidire i tifosi, ripeto. E poi si cade sempre lì, al reale valore dei giocatori e del perché son stati scelti...

IL CATTIVO. L'ultima figura da menzionare è quella più oscura, quella che fa emergere, mediante sconfitte e statistiche negative, i difetti; questi ultimi rimangono anche col massimo del lavoro e del sacrificio, non esiste la perfezione e si può migliorare sempre; però i difetti possono essere limitati, anche se a Udine non l'hanno capito o fanno finta di non capire. Dico questo perché si punta principalmente a cambiare la guida tecnica piuttosto che ad aumentare la qualità della rosa, anche se chiaramente con Nicola è tutta un'altra storia. Però attenzione, perché il trend dell'ex Crotone è in decrescendo: 3 punti... 1 punto... sconfitta, "zeru punti". La sconfitta: è indice che qualcosa non va, che bisogna cambiare qualcosa; almeno il "cattivo" ti avvisa prima o poi, quando c'è sai che c'è, lo percepisci, fa male. E nessuno vuole soffrire, però è necessario impegnarsi perché il "cattivo" non si dimentica di te quando abbassi la guardia. Come Duvan, che di certo non è "cattivo", ma si ricorda di te e ciò fa paradossalmente piacere, in fin dei conti, al tifoso friulano. Altri aspetti "cattivi" e significativi, sui quali non mi dilungo, sono il rendimento in casa (assolutamente da migliorare (eufemismo); non vado nemmeno a guardare il dato...), l'attacco casalingo (il peggiore della Serie A con 5 reti) e il numero dei giocatori andati in gol (4, anche qui ultimo posto in Serie A; i fortunati sono De Paul, Lasagna, Pussetto e Fofana).

A conclusione di questa breve analisi, sorgono delle domande spontanee: queste tre figure coesistono all'Udinese? Quale prevarrà sulle altre? Al primo interrogativo possiamo dire tranquillamente, senza stupore, di sì: esistono tante cose buone e tante cose meno buone, contemporaneamente. Per quanto riguarda il secondo interrogativo, non si può ancora capire se sarà un campionato di pura sofferenza, anche se a cominciare dall'Inter mi sembra di aver capito, ascoltando vari opinionisti, che non si andrà lontano... Parola al campo, dal quale non si scappa.

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 14 dicembre 2018 alle 06:30
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
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