E' un altro Kevin Lasagna quello che abbiamo visto nelle due ultime giornate. Al di là dei gol, ovviamente fondamentali, è stato proprio l'atteggiamento ad essere diverso. Era da tempo che non lo vedevamo così agguerrito, convinto, affamato. Nel momento in cui l'involuzione sembrava ormai essere irreversibile, abbiamo ritrovato un giocatore completamente diverso, anche superiore a quello che ci aveva stupiti a suon di gol due stagioni fa.

Che gli è successo? Tre sono le componenti.

50% è merito suo - Kevin si è guardato alla specchio e si è finalmente convinto di poter essere per davvero un leader in questa Udinese. Dopo mesi passati a testa bassa, occasioni fallite, qualche panchina di troppo da digerire, la nazionale che è sfumata, l'attaccante ha deciso di dare una svolta alla sua carriera. A 28 anni non c'è più tempo da perdere, o ora o mai più. La scossa, le motivazioni, arrivano da dentro. Kevin da sempre è un ragazzo ambizioso, uno che punta al massimo. La maggiore sicurezza in se stesso è stata la prima chiave di volta. Con quella determinazione e con quella voglia ora chi lo ferma?

Andiamo ai gol. Guardiamo con che aggressività è andato a prendersi quella palla in profondità alle spalle di Djimsiti nel gol dell'1 a 1 contro l'Atalanta. Cosa che non si vedeva davvero da tempo. Stessa cosa contro la Roma, praticamente Smalling e Fazio non ne hanno capito nulla.

La forma fisica - In questo momento Lasagna sta benissimo. Anche all'Olimpico 45' minuti di corsa e atletismo. Ne ha di più degli altri, lo si vede lontano un miglio. Una marcia in più che gli permette di superare ogni avversario. Merito di una predisposizione naturale alla velocità (in A in pochi vanno più di lui) e di una puntualità negli allenamenti. Anche durante il lockdown Kevin non ha mollato un centimetro, dure sessioni anche tra le mura di casa e una preparazione specifica a maggio che lo ha portato ad essere in formissima per la ripresa del campionato. 

Il gioco - Il miglior versione bianconera di Lasagna l'abbiamo vista con Maxi Lopez al suo fianco. L'argentino faceva da perno centrale, appoggiandosi con qualità e Kevin sfondava negli spazi. Poi con l'Udinese che ha provato a costruito la manovra da dietro, con allenatori che lo hanno spostato al centro dell'attacco, a fare il centravanti, ecco che inizia la crisi. No, Lasagna non è un Bierhoff, tanto meno un giocatore di area di rigore. Preso nel mezzo dei due centrali soffre. Gotti l'ha capito dopo Torino. Con il gioco dell'Udinese che è tornato a basarsi sulle ripartenze di nuovo ritroviamo un Lasagna importante, di qualità e di sostanza. Se innescato in contropiede può fare malissimo a tutti. E' questo il suo gioco, il ruolo più adatto alle sue caratteristiche. 

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 04 luglio 2020 alle 15:36
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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