Reduce dalla pessima prestazione con sconfitta annessa di Parma, l'Udinese da oggi sarà in ritiro punitivo fino alla gara interna con il Palermo di domenica prossima. La decisione è state presa nell'immediato post partita, e l'annuncio è arrivato per voce del direttore sportivo Cristiano Giaretta.
Facendo un rapido calcolo, i giorni di ritiro sono tre, più quello della partita. La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è: un simile provvedimento è davvero utile? Porterà beneficio? E se si, cosa? Per quanto riguarda la risposta ci sarà, come sempre, chi dirà si è chi dirà no. Il nostro intento, quindi, non è di convincere qualcuno a schierarsi da una parte piuttosto che dell'altra, ma fare un'analisi obiettiva sul fatto preso in esame e paragonandolo con quello che succede in altri sport. 
Premesso che uno sport di squadra non è identico a uno individuale, e che quindi tipi di allenamento richiesti sono differenti, il fatto del ritiro a nostro parere può essere analizzato in questo senso. 
Ripartiamo dal fatto dei tre giorni: a cosa servono? Se si tratta di una punizione, può essere una cosa comprensibile. Forse non condivisibile, in quanto a volte per punizione sarebbe meglio intaccare altre cose, ma comprensibile. Se si tratta invece di un discorso puramente tecnico/tattico allora non il senso di tale provvedimento sparisce del tutto. Tre giorni di ritiro in città, magari in un albergo di lusso, a quasi metà aprile suona più come una perdita di tempo. 
Il ritiro nella sua storia è un qualcosa che è sempre servito per amalgamare la squadra, lavorare tutti nello stesso modo, lavorare in un territorio che meglio si adatta come condizioni climatiche all'attività sportiva, fare tutti una vita sana, mangiare bene e andare a dormire presto. Gli esempi ti tutto ciò sono molteplici: dal ciclismo, all'atletica, al basket così come al calcio.

Ecco, e qua ci fermiamo. Nel calcio questo tipo di ritiro si limita ad un paio di settimane nel periodo estivo. Poi, tutti a casa. E se ritiro deve essere, è solo in seguito a periodi di scarsi risultati, ma è sempre questione di giorni che stanno sulle dita di una mano. In altri sport, invece, questi ritiri sono molto frequenti. Quando si deve preparare una determinata competizione, il roster scelto segue un periodo di ritiro, per svolgere tutti i lavori spiegati in precedenza. 
Ma questa è una cosa che rende la vita dura, in molti sport gli atleti stanno lontano da casa 300 giorni l'anno, mentre nel calcio a fine partita o fine allenamenti tutti rientrano nelle comodità della propria casa. 
Questo non vuol dire che ciò sia del tutto sbagliato, ma vuol dire che i ritiri punitivi, anche se molte volte portano buoni risultati, sono abbastanza inutili presi così singolarmente. Sarebbe piuttosto una buona idea farli diventare una prassi, ad esempio ogni volta che c'è una partita in trasferta per tutta la settimana precedente la squadra vive insieme. 
Ma per arrivare a questo, nel calcio, servirà ancora molto tempo. 

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 09 aprile 2015 alle 15:30
Autore: Davide Gani
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