Al Barbera si è concluso un processo iniziato domenica scorsa al Friuli.Guidolin è stato snobbato dalla società, ma acclamato dai tifosi; là Delneri è passato dal Stin Calmus allo Sgarfare. A Palermo, in quello stesso stadio che ci vide vincitori per 0.7 tanni anni fa, sembrano secoli, abbiamo vinto per 1.3 prendendo un palo e sbagliando un paio di gol che erano già fatti.
Il merito di questo rinascimento friulano è tutto del tecnico Delneri da Aquileia. E forse non è un caso che la cittadina che rappresenta il massimo splendore della storia regionale abbia dato i natali all’uomo che riesce a sintetizzare lo spogliatoio cosmopolita. Un incrocio di razze e di genti era anche l’Aquileia romana.
Ma il punto della questione è, a mio parere, un altro. Delneri ha dimostrato di essere, semplicemente, il timoniere giusto. Quello che a Udine mancava da tempo. Quando ha dichiarato che solo ora i tempi erano giusti per diventare la guida tecnica dei bianconeri, ho pensato che volesse venire qua a svernare ed invece cosa mi combina il Gigi regionale? Mette in formazione Angella e sposta Felipe sulla sinistra. Certo, l’unico italiano di nascita in formazione ha sbagliato sul gol preso ma non giocava da chissà quanto tempo, ha fatto un errore al quale Danilo aveva bene o male rimediato, era tornato lui stesso a chiudere l’attaccante rosanero ed il gol che ne è scaturito è più figlio della sfortuna che di quell’errore.

E’ emblematico che proprio i tre coinvolti nel gol subito abbiano suonato la carica della riscossa, nel proseguo della partita. E’ stato bello vedere Danilo gridare e chiamare i compagni nelle varie fasi di gioco. E’ stato bellissimo vedere un Widmer rinato (sì, graziato dall’arbitro, ma comunque artefice dell’ennesima buona partita). E’ stato grandioso vedere il volenteroso Angella rendersi attore in campo, recuperare palloni e smistarli ai compagni senza mai sbagliare il passaggio. Ha mostrato una freddezza encomiabile, alla quale però va unita più precisione. L’errore lo perdono, ma non lo dimentico.

Finalmente abbiamo un allenatore che pare, lo dico piano, lo dico sottovoce, non guardare in faccia a nessuno. Anche Iachini aveva lasciato intravedere qualità da leadership, ma forse non era l’allenatore adeguato alla rosa. Forse il giudizio che possiamo dare sul tecnico marchigiano è condizionato da tre partite del successore giocate a calcio con una continuità che a queste latitudini mancava da tempo. Gli va dato atto di aver creato una difesa a quattro con Widmer e Samir sulle fasce. Gli va dato atto di aver rispolverano un Hallfredsson che anche il Gigi da Aquileia ha utilizzato. Se c’è un giocatore che è la sintesi perfetta dello Sgarfare delneriano quello è proprio il gigante buono.

Kums sa aprire il gioco sulle fasce a due tocchi come ho visto fare solo a Walem, all’Udinese. Ma non copre altrettanto bene. Quando la partita sembrava farsi dura, ecco che Halfy (mi permetta il soprannome) si è spostato al centro a mostrare tutta la sua ruvidezza fisica condita da una capacità tattica notevole. 

Di Fofana non parlo nemmeno, c’è bisogno di usare parole? Mi preme, invece, dire che l’Udinese non è più femmina, come era stata negli ultimi anni. Non è più immatura. L’Udinese di Delneri è bella come una donna, ma ha le palle (mi scusino, non sono termini volgari, ma puro tecnicismo calcistico)!

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 29 ottobre 2016 alle 08:00
Autore: Giacomo Treppo
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