L’ultima volta che la porta dell’Udinese venne difesa da un friulano fu il 15 aprile del 1962, ovvero più di mezzo secolo fa. Tra i pali c’era un certo Dino Zoff che poi sarebbe diventata uno dei numeri 1 più grandi della storia del calcio. Lungi da noi fare paragoni con Simone Scuffet, friulano di Remanzacco che sabato sera ha esordito in serie A con la maglia bianconera, pero è inevitabile pensare a quel filo invisibile che lega il “DinoMito” al giovane portiere dei giorni nostri.

Zoff, sabato scorso tra i pali della porta dell’Udinese ha esordito un friulano: Scuffet. L’ha visto all’opera?
Sì, ero davanti alla tv e devo dire che il ragazzo mi ha lasciato un’ottima impressione. Ha dovuto compiere pochi interventi, ma sono stati tutti autoritari. Il ragazzo ha evidenziato una certa sicurezza.

Cosa si consiglia in questi casi a un giovane portiere che viene gettato nella mischia?
Che deve fare le cose semplici. E non pensate che sia una banalità, anzi è una cosa difficilissima, perchè la grande parata, o quella d’istinto viene quasi naturale. Ma tutto il resto è ancora più importante e per farlo devi avere molta classe.

Scuffet ha saputo che avrebbe giocato durante il riscaldamento. Un vantaggio?
Beh, forse sì perchè ha avuto poco tempo per pensare, però poi quando sei in campo devi comunque dimostrare quanto vali.

Lei esordì in serie A a 19 anni. Ricorda?
Sì, certo. Già a 17 anni giocavo nella formazione riserve che giocava il campionato al mercoledì. Spero che Scuffet venga trattato meglio di come venni trattato io.

Già, Zoff non fu profeta in patria vero?
Feci bene le ultime tre partite di A, poi le cose non andarono bene nella stagione successiva in B. Alla fine Bruseschi mi cedette al Mantova e si congedò con queste parole: «Mi dispiace perchè tu vali, ma qui non ti voleva nessuno».

C’è qualche motivo particolare?
Udine allora era una piazza diversa da quella di oggi. Se parlavi friulano e non il dialetto udinese eri tagliato fuori, venivi considerato un campagnolo, un forestiero.

Le è rimasto un po’ di rammarico per non aver giocato più a lungo a Udine?
Un po’ sì, anche perchè non mi erano state date tante possibilità, ma d’altro canto ero andato al Mantova che allora era in serie A. Insomma, non mi era andata poi così male.

Se lei fosse in Guidolin confermerebbe Scuffet o se tornasse a disposizione schierebbe il titolare Brkic?
Non sono Guidolin e stando fuori non mi permetto di sindacare. Saprà lui cosa è meglio fare per la squadra e il ragazzo.

Ma per Scuffet la prossima partita sarà psicologicamente più difficile della prima?
No, l’esordio rimane sempre più difficile.

Il primo consiglio che si sente di dargli qual è? Piedi ben piantati per terra?
Quella è la logica. Poi bisogna ricordare che quello del portiere è un ruolo di grande responsabilità, arriverà, come per tutti, anche il primo errore e lì dovrà essere bravo a gestire la situazione e a superare il momento.

Scuffet si è un tifoso dell’Udinese. Sabato sera ha esultato dopo il rigore trasformato da Di Natale.
Ecco, mi permetto di dargli quest consiglio: essere tifosi in campo non è mai positivo. Il portiere deve essere lì solo per giocare e parare.

Scuffet è classe ’96, dietro di lui c’è Meret, classe ’97. Qualcosa si sta muovendo anche a Udine?
Me lo auguro, ma adesso non corriamo troppo e lasciamo questi ragazzi crescere in pace.

Zoff, lei esordì in serie A nel settembre del 1961 in un Udinese-Fiorentina che stasera al Friuli si giocano la semifinale d’andata di Coppa Italia.
Mi aspetto una sfida molto equilibrata e combattuta.

A Firenze si sentono già in finale...
Erano sicuri di vincere anche a Cagliari e poi abbiamo visto com’è andata a finire. Io credo che l’Udinese se la possa giocare alla pari.

Sezione: Notizie / Data: Mar 04 febbraio 2014 alle 16:30 / Fonte: Messaggero Veneto
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @@FDigilio
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