Michele Uva, vicepresidente della UEFA, ha rilasciato delle dichiarazioni riguardanti vari temi. Ecco di seguito alcune delle sue parole, raccolte da RMC Sport.

Sulla Champions League e il VAR: "In Italia abbiamo fatto da cavia, tre stagioni sportive. Ora farà un esordio storico in Champions, è un passaggio bello e necessario. Si dovevano preparare gli arbitri per un utilizzo omogeneo. Impiego? Dal prossimo anno partirà dalla fase a gironi e ci sarà la sperimentazione anche nell’europeo U-21 che si disputerà in Italia".

Sulle possibili innovazioni: "Arbitri che interagiscono con il pubblico? Non posso confermare, siamo in una fase di evoluzione del protocollo. Non necessariamente potrebbe entrare in funzione".

Sulle differenze tra il calcio italiano ed europeo: "Ci sono dei fattori di crescita, c’è la parte dello stadio e dell’internazionalizzazione, che porta risorse più importanti e stabili. E poi è anche una questione di sistema. Il calcio italiano è cresciuto, ha ripreso il cammino verso la leadership, chiaro che ci sono altri Paesi che hanno fatto passi veloci ma il recupero è rapido".

Sul mondiale a 48 squadre: "Dal 2026 sarà a 48, per il 2022 la FIFA sta lavorando con il comitato promotore se ci sono le condizioni per farlo. Secondo me nel 2022 si giocherà ancora nella modalità a 32 squadre. La scelta dipende dalla FIFA. I format europei ci vedono direttamente coinvolti, ma per il mondiale no. Difficile comunque stravolgere tutto in pochi anni e partire già dalla prossima edizione".

Sul calcio femminile in Italia: "Non è questione di dilettantismo, anche se si va verso il professionismo. In Italia per 15 anni non si è fatto nulla, sono felice di parlarne oggi. E’ stato possibile per i grandi club maschili comprare club femminili in difficoltà, sta crescendo il sistema, per la prima volta. Sono stati venduti per la prima volta i diritti televisivi, ci siamo qualificati per il mondiale, è un movimento in crescita, ma siamo partiti con 15 anni di ritardo rispetto agli altri Stati. Ci credo tanto, le donne possono portare un valore aggiunto non solo come giocatrici. E’ una barriera culturale che abbiamo superato tutti insieme".

Sulla lotta al razzismo: "E’ un fenomeno sociale esteso, che riguarda la società e non solo il calcio. Va monitorato e penso al ruolo determinante che deve avere la famiglia. Lo sport deve essere un fattore integrativo, ma la base del rispetto viene data nelle case e dalle scuole. L’Italia credo possa superare questa bruttissima pagina".

Sezione: Notizie / Data: Mar 12 febbraio 2019 alle 18:50 / Fonte: rmcsport.net
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
vedi letture
Print