Lungi da noi voler mettere pressione su mister Stramaccioni (per quello ci ha già pensato il presidente Franco Soldati la sera della presentazione dicendo che «l’obiettivo della proprietà è quello di tornare in Champions League!»), ma rivisitando la storia degli allenatori dell’Udinese da quando il club friulano è tornato in serie A - roba di quasi vent’anni -, abbiamo scoperto che, con una nuova guida tecnica, l’Europa è arrivata cinque volte su nove, percentuale alta considerando il potenziale economico della società e la concorrenza con la quale la squadra si trova a fare ogni anno i conti.

Basi. Non ci riuscì Alberto Zaccheroni nella sua prima annata friulana (’95-’96), ma quella era un’Udinese neopromossa che ebbe comunque il merito di tenersi sempre a distanza di sicurezza dalle sabbie mobili della bassa classifica.
In quel campionato, comunque, si gettarono le basi per quella che sarebbe diventata nel tempo la reginetta delle provinciali, un esempio da imitare per tutte le squadre di “media cilindrata”.

Poker. Un quinto e un terzo posto nelle successive due stagioni diede il via a una serie di quattro qualificazioni europee consecutive. Al primo colpo fece centro Francesco Guidolin che, persi Bierhoff ed Helveg, riuscì ad acciuffare la zona Uefa superando allo spareggio la Juventus di Ancelotti.
E pensare che con tre punti in più, quelli lasciati nell’ultima sfida casalinga con il Perugia, sarebbe stata addirittura Champions League. L’anno dopo arrivò ottavo Gigi De Canio, piazzamento sufficiente per partecipare all’Intertoto, vincerlo ed entrare in Europa dalla porta di servizio.

Tris d’oro. Quello di Luciano Spalletti che arrivò dopo due stagioni travagliate: la seconda di De Canio (sostituito in corsa proprio da Spalletti) e quella con Roy Hodgson al timone (a dicembre arrivò Ventura).
Spalletti conquistò la zona Uefa al primo tentativo arrivando sesto e concesse il bis dodici mesi dopo con un settimo posto. Al terzo tentativo arrivò quarto e l’Udinese potè esordire in Champions.

Sorpresa. Altri due anni di stenti con la gestione Cosmi e i conseguenti cambi in corsa (prima il duo Sensini-Dominissini, poi Galeone) e quella successiva sull’asse Galeone-Malesani, poi ecco l’era Marino che, un po’ a sorpresa, portò l’Udinese fino a quel settimo posto, ultimo utile per entrare in Coppa Uefa.
Andrà meno bene nei due anni successivi e infatti dopo dodici anni sarà richiamato Francesco Guidolin. Com’è andata lo sappiamo, più che storia è cronaca: quarto posto e preliminare di Champions nella prima stagione, terzo nella seconda e sesto nella terza. Nell’ultima l’Udinese arriva 13ª.
É stata l’unica volta assieme al primo Zac in cui Pozzo, alla prima stagione con il nuovo tecnico, non ha cambiato panchina in corsa. Quale destino attende Strama?

Sezione: Notizie / Data: Lun 14 luglio 2014 alle 10:00 / Fonte: Il Messaggero Veneto
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @@FDigilio
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