Nacho Pussetto ha rilasciato un'intervista al Gazzettino. Ecco le sue parole riportate dal sito ufficiale dell'Udinese.
«Per quanto mi riguarda sono davvero felice di essere nuovamente nel gruppo dell’Udinese; sono al corrente che i tifosi mi volevano riabbracciare, la loro fiducia mi darà più stimoli, non potrò deludere un ambiente che mi vuole bene e dove io mi sento come a casa. Si, volevo tornare all’Udinese anche per completare l’opera».
Vale a dire?
«Due anni fa, quando sono giunto in Italia, credo di aver disputato un buon campionato, ho segnato anche quattro gol. Non male come debutto per uno straniero, cui va concesso il tempo per ambientarsi. Ricordo che da subito i tifosi mi hanno aiutato, applaudito e incitato. Credo di essere diventato un loro beniamino dopo aver segnato al Bologna. Mi ero trovato bene prima con Velazquez e poi con Nicola, agivo da seconda punta, da esterno alto, il compito che ho sempre svolto. Con Tudor fungevo prevalentemente da esterno, ma in posizione un po’ più bassa. Per me era la prima volta, in Argentina mi sembra che ci siano pochissime squadre che adottano il centrocampo a cinque.Ma ho sempre dato il massimo».
Poi cosa è successo per arrivare alla cessione?
«Ho iniziato la seconda stagione friulana sempre agli ordini di Tudor, di spazio ne ho avuto poco e quel poco era da esterno. Ho faticato; poi c’è stato il cambio della guardia, Gotti è stato promosso responsabile tecnico ma non ho fatto i conti con la sfortuna: prima della gara a Genova contro i rossoblù ho subito una distorsione alla caviglia e ho dovuto stare fermo. Sono rientrato contro la Sampdoria sempre a Genova, quindi sono stato utilizzato nel finale di gara contro la Juventus contro cui ho segnato l’unico gol stagionale. Perdemmo per 3-1. A gennaio sono stato ceduto a titolo definitivo al Watford».
Come si è trovato con la squadra londinese?
«Bene. L’allenatore mi ha dato spazio, poi dopo il lockdwn mi sono infortunato al ginocchio anche se non in maniera molto grave per cui sono rimasto in disparte».
A Londra ha conosciuto Deulofeu; può descriverlo ai tifosi bianconeri?
«Gerard è un grande, a livello mondiale è da prima fascia, ma vi assicuro che anche dal lato umano è una splendida persona. Tecnicamente ha pochi eguali, il dribbling per lui è la specialità della casa. Ti lascia sul posto con facilità, sa calciare di potenza e di precisione con entrambi i piedi. È rapido e veloce. Stiamo parlando di un calciatore cresciuto nella cantera del Barcellona, che ha giocato con i catalani, in Premier, con il Milan ed è ancora giovane per cui è sicuramente bello carico. L’Udinese non poteva fare meglio nell’ingaggiare questo atleta che può farci fare il salto di qualità, ma sono arrivati altri giocatori di grande valore, ci divertiremo».
Mai come quest’anno nell’Udinese ci sono numerosi suoi connazionali...
«Meglio così; l’ambientamento per i nuovi sarà più rapido, ma soprattutto, trattandosi di atleti di valore sono convinto che non deluderemo».
Pereyra e Forestieri non hanno bisogno di presentazioni, che tipo è invece Molina?
«L’ho conosciuto qui a Udine. Ci siamo frequentati per un paio di giorni. In Argentina parlano bene di lui, ma non può essere altrimenti per chi si forma nelle giovanili del Boca Juniors: è giocatore di affidamento, in allenamento dimostra di saperci fare, è giovane, crescerà ancora».
La storia moderna del calcio friulano è ricca di calciatori argentini…
«Lo so. Sensini è stato mio allenatore nell’Atletico de Rafaela; il bianconero lo hanno indossato pure Balbo, Denis, El Pampa Sosa, Pereyra... tutti giocatori di valore».
La squadra è partita male, cinque sconfitte nelle ultime cinque gare comprese due nel precampionato. «Ne sono al corrente. Ma ci sono stati problemi vari che hanno ostacolato la squadra, quasi tutti legati alla pandemia, alle difficoltà degli stranieri di mettersi per tempo a disposizione del mister. Ma guardiamo avanti con fiducia. Il campionato italiano è difficile, ma la qualità non manca di certo e c’è tanta voglia di lavorare».
I tifosi sperano nei suoi gol.
«I tifosi sono fantastici, ma posso promettere solo l’impegno ottimale, il sacrificio, la dedizione alla causa. È chiaro comunque che ci tengo a segnare, penso di averne le qualità, spero quindi di non deludere le attese dei fan e di tutto l’ambiente, società, squadra».
Per lei questa potrebbe essere la stagione per fare un importante salto di qualità. «Non lo so, può darsi, un motivo in più per dare sempre il massimo, per essere professionista vero. Io preferisco però parlare sul campo. Sicuramente non vedo l’ora di tornare a giocare con la maglia bianconera».
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