Adam Masina ha rilasciato una lunga intervista a Il Fatto quotidiano in cui ha raccontato le sue passioni oltre il calcio, in particolare la filosofia: "L’idea che chi gioca al pallone sia un bamboccione inerte, un tronco di legno con un vocabolario modesto e rozzi progetti di vita è un’idea primitiva di chi popola questo mondo. A Udine spesso mi ritrovavo con alcuni compagni di squadra, in particolare Daniele Padelli e Marco Silvestri, con i quali si affrontavano tematiche impegnative. Lo stato dell’economia, i problemi dello spread, il valore dell’integrazione".

Passando al mestiere del calciatore ha spiegato: "È faticoso, a volte è un peso ragguardevole. Si vivono le gioie quando il cammino è vincente, i giudizi sulle tue qualità sono positivi e la carriera si allunga sempre verso nuovi traguardi e obiettivi. Gli infortuni e anche le sostituzioni ripetute rappresentano per un calciatore i vuoti, sono la paura che ognuno di noi vive e a volte per i più fragili anche l’incubo di non trovare speranza, di non sapersi riconquistare la prima linea. Il tifoso non vede la persona dentro la maglia. Non sono corpi, vite, personalità: solo avversari da incenerire con urla e gesti anche scurrili. La linea di difesa della dignità altrui non esiste sugli spalti, ma noi siamo consapevoli che questa incontinenza è definita dai ruoli e circoscritta negli stadi".

Infine Masina ha concluso sulla sua doppia nazionalità (Italia e Marocco): "Voglio far parte della nazionale marocchina fin quando mi sarà concesso. Ho vissuto anche in Inghilterra, quattro anni al Watford. È un’esperienza che consiglio a tutti: lì ho imparato l’inglese, lo spagnolo, altre tecniche di allenamento, altri modi di stare in campo".

Sezione: Gli ex / Data: Lun 25 marzo 2024 alle 09:12
Autore: Alessandro Vescini
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