E’ meglio il Pordenone o l’Udinese?

Ieri sera, su RAI2, non hanno trasmesso una partita di Coppa Italia, ma un film bellissimo. Un classico holliwoodiano. Un evergreen: Rocky. Il campione del mondo dei pesi massimi ha voluto incontrare un anonimo e mediocre pugile italo americano. Un’operazione di marketing, una pura cerimonia sacrificale in nome dello sport dove, si professa ma non ci si crede, tutti possono raggiungere risultati inimmaginabili. 

Ed ecco che è iniziato l’incontro: il campione ha messo alle corde lo sfidante, gliele ha suonate bene nella prima ripresa, ma quello è rimasto in piedi, anzi ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di controbattere. Non si è chiuso, non si è buttato addosso allo sfidante più forte per abbracciarlo e bloccare le sua azione. Ha controbattuto e ha colpito. Sono passati i round, il terzo, il quarto, nessuno pensava potesse durare più di una manciata di minuti. Invece lui era sempre lì, gonfio e livido sì, ma arrabbiato, combattivo. 

Sono arrivati al quindicesimo round, sono andati oltre, ai supplementari, ai rigori. Il campione ha vinto ai punti, unicamente ai punti, ma mentre lo portavano fuori e il nostro eroe italo americano gridava a pieni polmoni “Adriana!” ecco che il vincitore gridava verso quest’ultimo “Voglio la rivincita! Voglio la rivincita!”

Ieri sera un po’ tutti i tifosi friulani hanno potuto vedere che non conta in che serie si gioca, quanto come si gioca. L’onore è merce rara di questi tempi, lo è sempre stato. Nell’epoca del consumismo e del profitto spinto assume quasi un connotato offensivo. Invece l’onore, non l’orgoglio, ma l’onore: la parte umile del credo, quella sudata, dedita al sacrificio più che all’esaltazione, l’onore appunto è la cosa più importante. Il Pordenone di Nunzella, Bassoli, Misuraca, Berrettoni e Magnaghi, ma anche di Stefani, Fomiconi & Co. titolari e panchinari, massaggiatori e staff tecnico, ha dato una grande lezione di sport all’Italia intera, quell’Italia che è uscita meritatamente dal Mondiale, che si perde nelle prospettive di affari di un Lotito a cui la VAR non sta bene così come il Frosinone e il Carpi in serie A.

Il Pordenone ha avuto quello che manca, che manca da anni, all’Udinese: fame e umiltà. Forse, i nostri promettenti Jankto e Fofana, dovrebbero imparare qualcosa da Burrai e Lulli. I nostri difensori che pare abbiamo problemi di comunicazione in campo (Delneriesonerato dagli errori dei singoli, non certo dai suoi…) dovrebbero andare a ripetizione da Stefani Bassoli e Formiconi. Sarebbe bello avere un capitano che si “sbatte” (termine tecnico) come Nunzella. 

Alzi la mano chi ricorda ultimamente una partita come quella vista ieri sera, ma giocata dall’Udinese. Dobbiamo tornare indietro negli anni…. Palermo, Cagliari e Cesena, tre trasferte dove alla fine si smise di infierire sull’avversario, dove Di Natale usciva dal campo fra gli applausi scroscianti dell’avversario. Dopo, magari qualche bella partita, isolata e per questo sopravvalutata, ma nulla di che. Abbiamo il palato fine, ci siamo abituati bene? Sì, ed è questo che pretendiamo. E’ forse sbagliato?

Il cambio di allenatore ha sortito, come ormai di moda a Udine, due o tre partite al di sopra del trend normale. Contro un Perugia arreso in Coppa Italia, contro un Crotone scosso dall’intervento di Vrenna nell’intervallo e contro un Benevento che, lo dicono i numeri, ci ha dominato ma non era minimamente alla nostra altezza a livello di qualità dei singoli. Proprio contro i campani abbiamo sentito i primi scricchiolii… Oddo ha deciso di lasciare in panchina De Paul, il centrocampista che ha recuperato più palloni e uno dei migliori assist man di serie A (oltre a dirlo io, lo dicono le statistiche della Lega Calcio di serie A). Balic continua a commettere gli stessi errori che commetteva con Delneri. La squadra, intesa come unione e sacrificio reciproco, ancora non c’è. 

Sabato andiamo a Milano a giocare contro l’Inter… è migliore il Pordenone o l’Udinese?

Sezione: Editoriale / Data: Mer 13 dicembre 2017 alle 19:12
Autore: Giacomo Treppo
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