Quattro mesi buttati al vento, per l’ennesima volta. Ecco la programmazione della Udinese Calcio Spa: si fa male il mercato e poi ci si affida all’allenatore sbagliato. Ben diceva Iachini, l’allenatore che per la seconda volta ci ha battuti da quando è stato esonerato: “uno fa con quello che gli danno”.

Forse Velazquez ha più di un alibi, ma fortune e sfortune si equilibrano: il gol negato al Torino e i pali che ci hanno salvato nelle prime giornate fanno patta con le azioni sbagliate contro l’Empoli. Già giocarsi tutto in una partita e subire due gol è una colpa, ma la responsabilità dell’esonero va cercata nei punti fatti: pochi, troppo pochi per continuare. Il cambio modulo poi ha distrutto in un colpo solo quanto di discreto era stato costruito fino alla partita contro il Bologna.

In estate ci era stato detto che l’Udinese voleva puntare nuovamente su allenatori giovani e promettenti, fautori di un bel gioco come nel DNA del passato recente (ma non recentissimo) della società. Ma in quel passato c’era programmazione e organizzazione, qualità che ora mancano. Non è prendendo dei preparatori atletici importanti che la squadra corre fino al novantesimo e oltre. E se bastasse capire di tattica per fare l’allenatore molti di noi potrebbero tranquillamente guadagnare centinaia di migliaia di euro all’anno. A Udine abbiamo avuto un allenatore che in altri tempi ci avrebbe fatto vincere e molto, ci avrebbe portato in alto in classifica e forse anche in Europa, Massimo Oddo. Ma l’ex campione del mondo non ha saputo essere più forte di una società dove tutti parlano fin troppo e dove si agisce fin troppo poco. La serie A non la si fa con i fuori rosa 34enni né con i giocatori infortunati che arrivano da altri campionati. La serie A la fai con i Quagliarella, i Muzzi, i Di Natale, i Di Michele, gli Iaquinta ed anche con i Bierhoff o gli Amoroso, ma comunque con una rosa completa in ogni ruolo. La verità su questa squadra è che se si rompe Lasagna, o se Lasagna è fuori ruolo, il gioco si rompe. Che se si passa dalla difesa a quattro a quella a tre nessuno sa che pesci pigliare. Che se non gioca Behrami nessuno recupera palloni. Lo avevamo visto l’anno scorso, non è stato fatto nulla.

Lasciate stare il costo dei giocatori a bilancio, quello non fa gol e non recupera palloni, ma specialmente non previene infortuni. Che poi sorge spontanea una domanda: tolta l’operazione Mandragora, che pare più un prestito con obbligo di presenza che altro, perché spendere molto per una squadra e poi andare al risparmio su un allenatore? Se gli investimenti sono importanti (mai creduto), perché poi non investire in quello che, secondo la società, è sempre stato il punto debole delle ultime stagioni? Ve le ricordate le dichiarazioni sul non aver ancora trovato un mister che sappia gestire il gruppo di alte potenzialità che gli viene dato?

Ma specialmente, quando fatturi e hai un giro d’affari di molti milioni di euro, perché andare a fare una scommessa senza curriculum quando puoi farne una con curriculum passato importante? Quello di Davide Nicola parla da sé. Pochi anni da allenatore e risultati importanti. Vidi il suo Crotone perdere al Friuli, con un 343 che a mio avviso non stava in piedi, troppo pressing e attaccanti non adatti alla categoria. Poi l’allenatore piemontese passò al 442, mise mediani a fare da incontristi, punte centrali a ricorrere gli uomini sulle fasce, sacrificò qualche uomo e centrò una salvezza difficile da immaginare. Robe da raccontare ai nipotini, da vantarsi al bar mentre gli amici fanno cenni di incredulità.

Per me la nuova ondata di arresto da parte dei piani alti è nata dall’allontanamento di Felipe nonostante Delneri lo volesse tenere e il conseguente esonero dell’allenatore. L’anno prima c’era stata una crescita netta nei risultati. Di lì in poi decisioni una peggiore dell’altra: un mercato invernale senza l’acquisto di una punta che serviva come il pane, puntare su un capitano che non era all’altezza della situazione, esoneri e colpe dove non c’erano.

​E quest’estate gli ennesimi errori: un allenatore inesperto e senza risultati importanti alle spalle che viene scelto prima ancora del Direttore Tecnico, un mercato corretto in corsa (senza De Paul avremmo zero punti, o zeru punti, per dirla alla Mourinho), la mancanza di un attaccante e di un incontrista di esperienza che potessero sostituire o supportare Lasagna e Behrami ed ora anche le cadute di stile. Quelle di Pradé prima della partita con il Milan, che non si presenta dai giornalisti, quella dello stesso Pradé che asserisce di non avere Guidolin nella testa (l’uva alta che vogliono spacciare per acida...) e una società che esonera ufficiosamente un tecnico, non ha ancora nessuno pronto, dichiara che ci stanno pensando e poi deve sottostare (per fortuna) alle condizioni di Nicola. Questa è disorganizzazione signore e signori, questa è mancanza assoluta di progettualità.

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 novembre 2018 alle 18:55
Autore: Giacomo Treppo
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