Pare un ossimoro. La squadra che forse annovera più stranieri nelle sue fila viene accostata alla Nazionale? no, non alla Nazionale azzurra, ma al modo di giocare ed allenare. Partiamo dal presupposto che una volta tanto, dopo tante critiche, dobbiamo dire bravo a chi, nelle società, ha effettuato il mercato di gennaio. Sarebbe bello poter chiedere a Colantuono se aveva chiesto espressamente gli uomini arrivati, se aveva indicato delle caratteristiche che sono state tradotte dagli addetti di mercato o se è stata la società tout court a decidere gli innesti invernali.

Sta di fatto che se in campo c'era una squadra che meritava la vittoria, ebbene era l'Udinese. Sì, avete sentito bene. Perché i bianconeri hanno fatto il loro gioco, chiusi e contropiede, mentre il Milan ha tirato nello specchio solo due volte: il gol e un'altra volte con paratona di Karnezis su errore di Felipe nel fare il fuorigioco. Il loro possesso palla era sterile come il deserto. E noi abbiamo avuto l'occasione per chiuderla, la partita. Chiedere a Lodi, magistrale nel primo tempo, che ha sbagliato la "mazzata " del 2.0 e sulla ripartenza del Milan Wague (altro "eroe" della prima frazione) ha lasciato che Niang gli passasse alle spalle. I due si rifaranno...

Quello che mi preme sottolineare è altro. Solitamente, quando arrivano giocatori nuovi dal mercato, hanno bisogno di tempo per ambientarsi e capire i cosiddetti automatismi, i movimenti, la disposizione tattica. Invece a Udine non succede. Probabilmente i tanti anni di 352 ha fatto sì che ormai sia non un modulo conosciuto, ma un canovaccio di squadra, dove poi i vari interpreti possono diventare attori. Sia a Empoli che contro il Milan i giocatori in campo rispettavano la disposizione in modo scolastico, come spesso si fa nelle nazionali dove c'è poco tempo per allenarsi.

Sia inteso, non vuole essere una critica. Preferivo il lavoro tattico di Guidolin o di Spalletti, magari quello di Zaccheroni. Ma bisogna essere macchiavellici: l'importante è che funzioni. Così abbiamo un Matos che colleziona contropiedi su contropiedi, due mezzali che non calano a coprire gli uomini di fascia o almeno lo fanno poco. Abbiamo un gioco basato sulla bravura e l'esperienza di determinati giocatori (ottimo Kuzmanovic). Ed è davvero un peccato che sia Lodi che Wague siano crollati nel secondo tempo.

Se contro la Lazio c'erano colpe ben definite sulla mancata vittoria, se contro l'Empoli il bicchiere era mezzo vuoto, oggi possiamo tranquillamente dire che il bicchiere era mezzo pieno. L'Udinese ha trovato la sua dimensione di squadra. Non è una squadra con movimenti e schemi, ma un qualcosa che dipende dal cuore chi si scende in campo. Se i giocatori hanno la testa altrove (Gennaio... non è la canzone dei Diaframma, ma il mese di mercato) ecco che il black out provoca batoste. Se sono concentrati allora arrivano partite come quella contro il Milan.

Chiudo con due considerazioni. La prima sulla forma fisica: pare che l'Udinese, al di là degli interpreti, abbia un calo nella ripresa. E' stato fatto un lavoro di fondo che ha appesantito le gambe dei giocatori? oppure la forma fisica invidiabile nel girone di andata sta scemando? La seconda considerazione riguarda il nuovo obiettivo dell'Udinese. Visto che bastano molto meno di 40 punti per salvarsi, il mister Colantuono ha deciso di porre un altro obiettivo, più pragmatico: fare più di 24 punti nel ritorno, fare cioè meglio di quanto ottenuto all'andata. Al momento attuale siamo pari (3 a 3), anche se preferisco tre pareggi dei quali uno con la squadra in 10 a una vittoria isolata e prestazioni da retrocessione. Ora vediamo contro il Bologna, cosa succederà. La tempesta è passata?

Sezione: Editoriale / Data: Dom 07 febbraio 2016 alle 17:48
Autore: Giacomo Treppo
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