Questa è una lettera aperta a Gino Pozzo. Scusami se ti darò del tu, ma abbiamo quasi la stessa età e prenderla alla larga mi parrebbe quasi offensivo. Caro Gino, è facile criticare quando le cose vanno male, e a renderlo facile sono stati i tanti errori fatti a Udine negli ultimi anni, perciò la mia critica preferisco farla ora che stiamo passando un bel momento sportivo in modo che paia per quello che deve essere, e cioè (come va tanto di moda dire) una critica costruttiva.

Ad inizio campionato, quando qua a Udine si perdeva a dirotto, quando la schizofrenia della squadra alternava vittorie a sconfitte senza un minimo di continuità nei risultati e nelle prestazioni, il Watford di Londra era arrivato nelle parti alte della classifica. E' emblematico che Oddo, il nuovo allenatore dell'Udinese, sia venuto da te al Vicarage Road per stringervi la mano ed accettare l'avventura che sta facendo vivere a tutti noi. La casa madre è là, dove sono i soldi, dove tu hai deciso che sia. Dal punto di vista imprenditoriale chiunque farebbe altrettanto, ma noi non siamo imprenditori, siamo tifosi. Il calcio non è un settore economico classico, input - black block - output: quella scatola nera è aperta, perché ogni domenica quindicimila tifosi vanno allo stadio e molti di più vi seguono in televisione. I social sono il presente e anche il futuro del giornalismo, rassegnati, e le critiche vanno accettate quando si perde.

Ho lavorato solo un anno in una società di calcio, ai margini, poi tanti anni in banca. Mi sono fatto un'idea e non credo sia sbagliata. Il calcio ha poche regole, facilmente eludibili, e un ambiente mediocre, dove la ricerca del prestigio, dell'autogratificazione spesso ha la meglio sulla ricerca dell'efficienza. Se uno Stato deve essere governato da tanti in accordo (l'art.18 è stato creato da un parlamento molto frazionato, ma saggio ed è stato tolto dalla decisione stupida di un uomo solo al comando), una società di calcio somiglia molto più all'Antica Roma, dove il Senato serviva, certo, ma senza dittatore non c'era civiltà ne prosperità. Chi sta a capo di una società di calcio deve essere un uomo forte. Ho letto che parli poco con la stampa perché, dicono, tu sia timido. Ci credo poco, credo invece tu sia più interessato agli affari che ad apparire, e non lo ritengo affatto un difetto, anzi...

Ma c'è un problema: due squadre lontane 1.500 chilometri circa non possono essere gestite dallo stesso uomo forte. Forse non ne basterebbero due. E' qua che la coperta è troppo corta, non certo nella rosa dell'Udinese che, finalmente Oddo lo ha dimostrato, è stata costruita molto meglio che negli anni precedenti. Solo che, i difetti del vertice ricadono sui livelli inferiori, così come i pregi.

E aggiungo, non sono nemmeno fra quelli che pensano che il Watford indebolisca l'Udinese: là stanno i soldi e diritti televisivi da favola, è normale che là si spenda di più, ma due esoneri di allenatori nella stessa stagione e un susseguirsi di nomi fra le due squadre negli ultimi cinque anni sono il sinonimo di tanti errori e qualche vero e proprio fallimento. E se non c'è continuità non c'è programmazione, e senza programmazione, nel calcio, ci sono pochi risultati, al più saltuari. Ti dico subito, guardando le cose dall'alto, perché penso che Watford e Udinese possano convivere sotto al stessa proprietà. Quest'anno, dalla prima vittoria in campionato contro il Genoa fino all'ultima ancora contro i grifoni, sempre per uno a zero, sempre in undici contro dieci per via di una giusta VAR (a mio avviso), ma a parti invertite, il giocatore che più ha inciso in questa squadra è stato sempre e comunque Behrami. Era un punto fermo con Delneri, è un punto fermo con Oddo. E' lui che fa da vero capitano in campo, è lui che detta i tempi, che dà valore aggiunto a una rosa con tanti mezzi e poco carattere. E da dove viene Behrami? Possiamo dire che era una sorta di “scarto” del Watford? Che aveva volontà di tornare in Italia? Dal grave errore di non confermare Kuzmanovic, non abbiamo più avuto un mediano come lo svizzero, e lasciamo stare i commenti tecnici di Sky domenica, che non capivano che all'Udinese serve un mediano che decida il baricentro della squadra e non un regista: il nostro gioco si fa sulle mezzali e i loro inserimenti. E' grazie al Watford se abbiamo i punti in classifica che abbiamo. Se solo Behrami avesse avuto meno problemi fisici... chissà dove saremmo ora.

I problemi adesso sono a Londra. La coperta è corta caro Gino: bisogna saper delegare e dare fiducia al delegato. Un uomo forte, che sappia intervenire quando le cose vanno male e farsi “uomo ombra” che protegge quando vanno bene. Rimango sempre dell'idea che la nostra squadra, tanto più prima dell'arrivo di Oddo, somigliasse più a uno strumento per far mettere minuti nelle gambe a giocatori da vendere che quello splendido equilibrio che fu con tuo padre, il Paron, fra utili e risultati. Spero vivamente di sbagliarmi, spero che un giorno arriverai ad ottenere quell'equilibrio fra soldi e risultati che da noi si è perso, che abbiamo intravisto in un Udinese Hellas 4.0... erano anni che non vedevo una partita così bella e un senso di squadra così alto, dai tempi della migliore Udinese di Guidolin.

Ora le mie parole varranno meno accessi, meno lettori, meno critiche e commenti infervorati (lo ripeto, i social sono il presente e il futuro del giornalismo), ma credo possano essere considerate veritiere o quantomeno sincere. Se a Udine c'è già, non so chi sia, ma serve un uomo d'esperienza e forte, per non dissipare quanto di buono fatto negli ultimi due mesi. Fra Udine e Londra, in quei 1.500 km, servono uomini a cui delegare il settore tecnico. O vanno presi, o ci sono già e bisogna dargli fiducia. Non buttiamo via un mercato fatto benissimo e una squadra che Oddo sta facendo andare bene.

Saluti e sempre fuarce Udin!

Sezione: Editoriale / Data: Mer 31 gennaio 2018 alle 07:55
Autore: Giacomo Treppo
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