La partita vinta a Bologna sancisce, lo speriamo, uno spartiacque nella stagione dell’Udinese. Dopo un secondo tempo giocato non bene, ma con grande equilibrio tattico, ecco la presa di consapevolezza dell’allenatore Colantuono: la squadra ha il 352 nel DNA. Si può obiettare che il modulo con la difesa a tre ha portato a tante sconfitte negli ultimi due anni e mezzo, ma va anche data fiducia al timoniere. E’ lui che vede i giocatori tutti i giorni. Ed è lui che sta ritagliando a Fernanedes e Badu ruoli che possano far emergere le potenzialità sopite nell’ultima stagione targata Stramaccioni.

La società ha accontentato il tecnico romano, acquistando il regista Lodi. Un gradito ritorno. Il centrocampista napoletano può diventare il metronomo di cui la squadra ha bisogno, è bravo nei lanci (in modo da distogliere lavoro gravoso dalla difesa), ma specialmente fa aumentare il possesso palla. E’ basilare per l’Udinese avere una cassaforte (come tanti anni fa veniva definito Locatelli) a cui fare riferimento quando si è in difficoltà. Se l’Udinese può bloccare l’emorragia di palloni persi, ecco che il gioco prodotto ne può beneficiare, quanto meno perché permetterebbe di far avanzare il baricentro della squadra oppure di ribaltare il fronte del gioco una volta pressati. L’importanza di un buon regista non si ferma qua: c’è anche la componente paura. Se l’avversario sa che hai un giocatore buono nei rilanci, ecco che si sbilancia meno in avanti. Al più lo marca a uomo, difendendo sempre con un uomo in meno.

Lo spartiacque è causato anche dall’infortunio a Zapata, autentica rivelazione della stagione in corso. L’Udinese cambierà per forza. Aguirre ha mezzi, ma non è ancora al livello del compagno di reparto. Zapata sa proteggere palla e fare reparto da solo, permettendo alla squadra di salire e rifiatare. L’Udinese dovrà gioco forza manovrare palla a terra, onde evitare di perdere palloni su palloni. Di buono c’è che vedremo più spesso in campo Di Natale. La sua, lo sappiamo tutti, è classe sopraffina. L’importante è che non venga sprecata: chi gli sta dietro deve correre per lui e non l’inverso. Lui deve illuminare la manovra, con aperture e assist. La carriera di Di Natale potrebbe entrare in una terza fase. Dopo il trequartista ad inizio carriera, abbiamo avuto la golden age della prima punta, ed ora potrebbe agire in un ruolo intermediario fra i due. Sta a Colantuono decidere come disporre l’undici in campo. A lui gli onori e gli oneri.

L’ultima ragione per considerare la partita contro il Genoa come la prima di un nuovo campionato è il paragone con Guidolin, illustre predecessore di Colantuono. Anche lui, all’arrivo a Udine dopo una stagione disastrosa, vi mise i canonici tre giorni per ricostruire il tempio. Nel veloce e frettoloso mondo del calcio i tre giorni corrispondono a un inizio stagione, paradosso calcistico-religioso. E’ un ragionamento circolare: torniamo alla presa di consapevolezza del mister sulla difesa a tre. Una decisione che ne contraddistinguerà successi e sconfitte. Da parte nostra possiamo solo sperare che il tecnico romano non abbandoni la difesa a quattro, che proprio Guidolin attuò in fase difensiva, più volte, anche se in maniera “sporca”: si attaccava con un 352 e si difendeva con un 4321.

Intanto domenica arriva il Genoa, una squadra al nostro livello, contro la quale bisogna fare punti per forza, dopo tre sconfitte consecutive fra le mura amiche… buona partita a tutti!

Sezione: Editoriale / Data: Gio 01 ottobre 2015 alle 18:00
Autore: Giacomo Treppo
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