Cari amici vi scrivo, così mi distraggo un pò...

Domenica l’Udinese si gioca la permanenza nella massima serie. Domenica allo stadio si entra con cinque euro. L’ultima partita dell’anno si gioca contro il “mio” Bologna (non per ragioni di tifo, ma puramente geografiche residenziali). Eppure non ce la faccio, non ce la faccio proprio a venire.

Non sono i cinquecento chilometri fra andata e ritorno, già per tempo mi ero preso anche un giorno di ferie per il lunedì venturo. Volevo unire due passioni: le passeggiate nei boschi alla festa per una squadra che doveva arrivare almeno (almeno!!!) a metà classifica. E sì, perché le ferie le ho programmate quando eravamo fra la parte destra e quella sinistra. C’erano già state delle sconfitte con Oddo, ma la squadra lo seguiva e lottava. Dopo cinque anni di nulla assoluto o quasi avevo visto rinascere il senso di squadra prima con Delneri, poi con Oddo. Dico con Delneri perché continuo a pensare che senza gli errori di Danilo & company, la sua Udine avrebbe avuto 16/17 punti, sempre a cavallo fra parte destra e sinistra della classifica. Ma Felipe è stato ceduto e Danilo non è mai stato il capitano che si merita l’Udinese.

Non è giocarsi la serie A all’ultima giornata che mi scandalizza. Andavo allo stadio con Marchesi in panchina e le scenate di Gallego a vedere una pessima partita a Verona, andavo a vedere l’Udinese di Fedele perdere per 4.2 a Bologna, ultima sconfitta di una squadra che da lì in poi vinse dappertutto. Andavo a vedere l’Udinese del primo Spalletti fare 0.0 a Bologna, partita tattica e noiosa che però ci avvicinava alla salvezza. Non sono mancato nemmeno nelle serate europee di autunno inoltrato, quando lo stadio era mezzo vuoto e giocava in porta Padelli. Prendevo due giorni di ferie, accendevo stufa a legna e stufa a pellett e cercavo di far arrivare 15 gradi in una casa senza riscaldamento, in Alta Val Torre, villeggiatura estiva ed abbandono invernale, come per tante abitazioni lassù.

Ma proprio non ce la faccio. Questa Udinese mi disgusta, la sua torre di babele, le voci sui procuratori in entrata, il mettere il business sempre davanti a tutto e tutti. Il marketing non mi interessa. Sì, ho una Dacia, ma continuo a chiamare lo stadio Friuli e Friuli resterà per sempre. Una squadra che fa 27 punti nel girone di andata, non può farne 10 nel girone di ritorno. Vuol dire che qualcuno rema contro, che qualcuno lavora male, che l’interesse della proprietà è altro.

Non è il mio modo di fare sport, non è il mio modo di rapportare il business al calcio. Quando con Guidolin I mandammo la Juventus all’Intertoto, la Juve di Giraudo Bettega e Moggi, scrissi un telegramma in sede: “Grazie. Sempre. Comunque.” Quel giorno legai il mio cuore al Paron Pozzo che per me, dicano quello che vogliono, rimane il più grande e il vero Paron della storia dell’Udinese. Lui rispose con un ringraziamento su carta filigranata dell’Udinese. C’era la sua firma. Giampaolo Pozzo ha sempre detto di preferire il business al calcio… non è vero, io ne conservo con gelosia e tenerezza la prova, in un cassetto.

Quella Udinese non c’è più… sono un romantico pragmatico. Sembra un ossimoro, è la realtà. Per lavoro ho una visione molto realistica dell’economia e dell’impresa, ma mi piace quando uno ci mette passione più che calcolo. Lo vedo in tanti artigiani della meccanica conto terzi. Lo vedo nel Paron. Ha ben detto poco tempo fa, non lo hanno ascoltato nemmeno i mass media: rischiamo di suonare sul ponte del Titanic mentre la nave affonda.

Mi dispiace, andate voi a tifare per questi mercenari, per questo gruppo senza leader, per questi giocatori che non vedono l’ora di cambiare maglia, per una società che cambia in continuazione allenatori e direttori sportivi, che porta un agente a vedere gli allenamenti e le partite dopo succede sempre il patatrac, che addossa la colpe ai tifosi da tastiera con decenni di abbonamenti sulle spalle, che ha racimolato 10 punti nel girone di ritorno (3 dei quali contro i Primavera del Verona, squadra già retrocessa, con un solo gol di scarto).

Non ho mai giudicato i tifosi e non li giudico nemmeno adesso, ma da par mio vi dico che non ci sarò, che io questo non lo accetto più. Una volta tanto ha avuto ragione Gino Pozzo. Leggo che i tifosi fanno la coda per andare a vedere Udinese Bologna. Sì, finalmente hanno dato il prezzo giusto a questa squadra: cinque euro

Sezione: Editoriale / Data: Mer 16 maggio 2018 alle 19:06
Autore: Giacomo Treppo
vedi letture
Print