Giampaolo Pozzo compie oggi 76 anni, un'altra candelina spenta al comando dell'Udinese. Il Paròn sembra ormai aver ceduto il timone al figlio Gino, "sono in pensione" dice spesso lui. Una pensione meritata dopo una carriera fatta quasi tutta di successi.
Il Paròn infatti ha segnato la storia bianconera, non c'è alcun dubbio, lo testimoniano i numeri. Numeri che sono impressionanti. Ben undici pass per partecipare ad una manifestazione continentale (Champions League, Coppa Uefa-Europa League), record per una per una squadra non metropolitana. In campionato due volte il terzo, il quarto, il quinto e il sesto posto; tre volte è arrivata settima. Successi difficili da eguagliare. Per un uomo, un imprenditore, che con il calcio non ci aveva niente a che fare, ma che alla fine ha creato un modello unico e scritto tanti record. Un uomo che piano piano si è appassionato al calcio, che ne ha capito i suoi meccanismi, fino a creare una macchina pressoché perfetta: quell'Udinese invidiata e studiata dai grandi. Un Paròn che ha saputo costruire delle squadre capaci di ribaltare le gerarchie del calcio italiano, di farsi grandi anche da provinciali. L'Udinese di Zaccheroni, di Spalletti, di Marino e di Guidolin gli esempi più belli. Squadre zeppe di talento, fatte di giocatori dai nomi sconosciuti ma divenuti poi campioni. In pochi anni allora l'Udinese del Paròn Pozzo è divenuta un modello da imitare per tutti. Il modello che ha scoperto, acquistato, formato e venduto “pezzi” quali Bierhoff, Amoroso, Fiore, Iaquinta, Jankulovski, Pizarro, Inler, Handanovic, Quagliarella, Sanchez, Asamoah, Pereyra, Isla e molti altri che ho dimenticato. Un modello unico di gestione di una squadra di calcio gestita esattamente come una azienda che spesso, a differenza di altri club, se non sempre, è in attivo. Un modello che ha puntato tutto sullo scoprire i giovani, sulla loro affermazione in un ambiente dove possono crescere con una società solida e con una piazza che sa aspettare e che non crea stress.
Dietro il presidente di calcio si cela allora anche un uomo d'affari che, a dispetto dei colleghi che ogni anno buttano un sacco di soldi e chiudono i bilanci delle società in perdita, con il pallone guadagna tantissimo. Al punto da averlo reso la sua principale attività. Pozzo, che oltre all'Udinese ha in mano anche l'inglese Watford, può essere infatti considerato uno dei massimi esempi nel panorama internazionale di come si possano coniugare business e sport. E questo è stato anche un difetto. Perché l'Udinese avrebbe potuto arrivare ancor più in alto se in qualche occasione non si fosse pensato solo agli introiti e alle plusvalenze. E' mancata forse quella mentalità vincente che avrebbe fatto la differenza, preferendo sempre prima guardare ai bilanci che ai trofei.
Il maggiore investimento della sua carriera è stato comunque lo stadio Friuli, che dopo varie controversie con il Sindaco di Udine, il Paròn è riuscito a completamente a ricostruire e a farlo di proprietà della squadra. Un sogno divenuto realtà e considerato il vero scudetto di questa società.
Dopo tanti successi ora però qualcosa è sembrato mancare. L'Udinese pare non essere più la stessa e non strettamente per una questione di risultati. Ora l'attenzione è rivolta ai gran galà, al brand e a tutti ciò che far marketing. L'Udinese è lontana da quella di anni fa, è diventata una maxi azienda. Sono cambiati i tempi è vero, forse ora tocca fare così e qui tempi del calcio romantico non torneranno più. Forse però anche nel Paròn, da sempre il primo tifoso bianconero, la passione è venuta un po' meno. Qualche boccone amaro di troppo, una squadra che fatica a competere su certi livelli e la fatica di chi ha dato tanto al mondo del calcio, fattori che sembrano pesare sulle sue spalle. Fisologico, dicono in tanti. Un po' come è accaduto al Milan con Berlusconi.
In una giornata di festa come questa auguriamo al Paròn di ritrovare quella voglia di ripartire degli anni migliori. Lo rivoremmo lì, a gestire la sua creatura con il cuore, da tifoso. Siamo sicuri che anche lui, come noi, ama questa maglia. L'Udinese ha bisogno del suo Paròn.
Auguri Paròn e torna ad essere quello che sei stato, il migliore.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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