Acquistare a poco e vendere a tanto. Possibilmente, molto di più rispetto al prezzo di acquisto. La strategia di mercato dell'Udinese, da ormai 20 anni a questa parte, è arcinota a tutti. E' una strategia che permette ai friulani di galleggiare in Serie A, di ottenere salvezze tranquille da un quarto di secolo anni e, in alcuni casi, qualcosa in più. Molto di più se riesci ad avere in rosa contemporaneamente Marcio Amoroso e Oliver Bierhoff. O Alexis Sanchez e Antonio Di Natale.
Il forte interessamento del Milan per Jakub Jankto, quindi, non sembra prospettare nulla di nuovo. In fondo, il giocatore è stato proposto a Fassone e Mirabelli dal suo procuratore già a fine agosto, con i friulani che - nel mezzo della bagarre Thereau - decisero di non sedersi attorno a un tavolo.
Tutto rinviato a gennaio, anche se adesso il problema sembra essere un altro. Questo perché l'Udinese vista nelle prime cinque giornate ha destato preoccupazione: in bilico c'è la panchina di Luigi Delneri, ma il problema risiede altrove. In una squadra con meno certezze di un anno fa e che, più in generale, sembra galleggiare bene poco sopra la quota salvezza. Nuova preoccupante caratteristica che crea non poco malumore tra i tifosi visto che nell'ultimo periodo sta diventando una costante.
Lo si è visto anche due giorni fa col Torino, almeno nel primo tempo. Squadra nettamente inferiore a un avversario di medio-alto livello almeno fino all'ingresso di Jakub Jankto, per distacco il migliore dei friulani con de Paul. Il ceco dopo pochi secondi s'è procurato un rigore e poi, più in generale, ha dato quel dinamismo alla manovra offensiva che era completamente mancato nella prima frazione.
Domenica Jankto, una volta di più, ha confermato di essere giocatore determinante per questa Udinese. Il discrimine tra un squadra in lotta per non retrocedere e una che può guardare alle ultime tre posizioni senza troppi patemi d'animo. I friulani possono davvero permettersi la sua cessione a stagione in corso?
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