Fortuna audaces iuvat: solo quindici giorni fa allo stadio Friuli assistevamo, in streaming, alla sconfitta di Porto San Giorgio e mettevamo in dubbio il raggiungimento dei playoff; stasera la GSA si ritrova (meritatamente) quarta e attende la quinta del girone Ovest, quella Derthona vincitrice della Coppa Italia di categoria ma che appare in remissione di forma. Grazie a Verona e Trieste, che fanno il loro dovere, Udine infatti esce da prima nella classifica avulsa a tre, relegando Montegranaro al quinto e proprio Verona al sesto posto.

Dopo la sbornia-derby, Udine affrontava una Andrea Costa giunta al Carnera senza grandi assilli di classifica, tagliata fuori dalla corsa all’ottavo posto, ultimo utile per i playoff, dallo scontro diretto che Jesi ha vinto contro Ravenna. GSA ha giocato una gara più che buona, tenendo dietro Imola per gran parte della gara e realizzando più del proprio abituale (85 punti al fischio del 40’).

Demis Cavina ha adottato una strategia rischiosa: sempre e comunque tiro da tre. Nella prima parte della gara la ragione sta dalla sua parte, infatti solo grazie alle dieci bombe Imola resta in scia a una GSA che invece da fuori spadella, ma da dentro l’arco sbaglia molto di rado. Quando uno splendido David Bell rallenta (ad un certo punto aveva realizzato quasi il 50% dei punti della propria formazione), arriva un impietoso 2/18 imolese dai 6m75 negli ultimi 13’: se pensiamo che da due punti i biancorossi tiravano col 36% (Udine 70%) la gara è ampiamente compromessa.

Tranne un 6-12 nei primi 5’, la GSA ha condotto sempre; un paio di volte Imola si è fatta sotto, ma man mano che la gara procedeva i bianconeri allargavano il divario; iniziato il quarto decisivo con tre punti di vantaggio, già dopo 5’ le lunghezze diventavano 11 e il parziale finale (85-71) è figlio degli ultimi tre minuti nei quali Udine gestisce la situazione impedendo ad un’Imola già uscita dal campo di rientrare con le consuete triple da distanze siderali. Fra gli ospiti, detto di un Bell sontuoso, il resto della truppa ha mostrato limiti chiari: discreto ma incostante Alviti, Jeremiah Wilson ha tirato male da dentro e fuori l’arco, soccombendo nettamente di fronte ai pari grado bianchineri nonostante la doppia doppia (12 + 11 rimbalzi). Il resto è trascurabile, una truppa di categoria senza grossi picchi e con un Lorenzo Penna deludente.

Udine? Dykes migliore in campo: gioca, tira, passa, si sbatte; rimprovera Ciccio per un mancato aiuto a Diop costato ad Ous il fallo difensivo; si sente a proprio agio con Caupain, diverte e fa divertire. Nel quarto decisivo piazza due stoppate epiche, in particolare cancellando Alviti lanciato in solitario contropiede.

Troy ha dimostrato di essere un giocatore vero: in una serata meno precisa al tiro, smazza assist al bacio, un paio dei quali lanciano Ciccio a schiacciare. La sua tecnica di penetrazione dovrebbe essere ripresa e mostrata nei documentari di istruzione sul basket: era la prima volta che lo vedevo giocare dal vivo, confermo come Davide abbia pescato un autentico crack.

Eccellenti i lunghi: Chris e Ciccio fatturano 30 punti e 16 rimbalzi, Diop fa 9+6 e Imola non può opporre che Wilson ed un modesto Simioni, volonteroso ma poco di più. Gioca poco e non incide il Bush, forse non a posto fisicamente; discreto Vitto Nobile, eccellente in difesa Tommy Raspino.

Migliore in campo? Rain Veideman. L’arrivo di Caupain lo rélega al ruolo di tribunaro di lusso; lui va in panca e incita i compagni, elargendo consigli e suggerimenti. Un grande uomo.

Playoff, dunque: è post-season. Alla faccia dei pessimisti, ma oggi è ola per tutti e chissene del passato. È il successo di una società organizzata, che capisce subito quale aria tiri e prende immediate contromisure; di un coach che ne ha sentite di cotte e di crude, ma la sua squadra si scopre in forma al momento opportuno. Di un portafoglio di giocatori che ha sempre gravitato attorno al quarto, quinto posto e grazie a due vittorie di platino si aggiudica anche l’eventuale bella sul proprio campo.

Stasera si fa festa; stasera si beve vino. A Derthona di Gergati, Mirza Alibegovic e Mlvin Johnson ci penseremo da domani.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 23 aprile 2018 alle 08:04
Autore: Franco Canciani
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