Cosa accadrà al nostro calcio? Difficile, anzi impossibile, dirlo oggi. Quel che sarà lo scopriremo soltanto nelle prossime settimane. Se l'emergenza passerà, o almeno rallenterà, se riusciremo a ritrovare un pizzico di normalità in mezzo a tutto questo caos, allora si potrà, finalmente, tornare in campo. Al contrario, se il coronavirus non sarà sconfitto, tutto rischia di saltare, e questa volta purtroppo definitivamente. 

Il nostro calcio è in bilico e con esso anche il destino della nostra Udinese. Perché ripresa o non ripresa la situazione ad oggi è di piena zona rossa. I bianconeri, che non vincono ormai da troppe giornate, conservano soltanto un +3 dalla terz'ultima, dalla B. Lecce e Genoa spingono, inanellano vittorie e buone prestazioni, al contrario la nostra media punti, da gennaio in poi, è precipitata e di conseguenza la nostra posizione, a Natale sicurissima, ora è tornata a farsi pericolante. Ecco, la paura allora è anche questa, piombare giù, perché in un campionato se non proprio falsato almeno inusuale tutto può succedere. 

Ce la farà Gotti, a distanza, a mantenere alta la concentrazione, a far capire a tutti che quando si ripartirà bisognerà farlo con il coltello tra i denti perché il rischio che si corre è grande? Me lo auguro ma resto preoccupato, in allerta. Ovvio che questo fermo forzato inciderà pesantemente sulla forma, bisognerà capire come i nostri bianconeri sapranno reagire. Serviranno prestazioni diverse, più convinte ed affamate rispetto all'ultima versione interna, con tutte le attenuanti del caso, vista contro la Fiorentina

Che non passi il messaggio che si sta sbaraccando, che ormai la stagione è andata e che si può pensare già al mercato, al futuro. No, prima la salvezza poi allora chi vorrà andare andrà. C'è tempo per trattative, per le interviste ai procuratori eccetera eccetera. Prima i punti, 12, come le giornate che mancano alla fine, se tutto si continuerà regolarmente.

Mi preoccupano i play-out, anche se la formula ad oggi studiata salverebbe d'ufficio i bianconeri. Perché in una partita secca con Spal o Brescia non si sa come può andare. In novanta minuti può accadere di tutto e negli scontri diretti quest'anno abbiamo già dimostrato di fare difficoltà. Con gli spallini in casa a salvarci fu Musso, parando a tempo scaduto il rigore di Petagna, a Brescia invece un guizzo di De Paul evitò la beffa.

Tempi duri, è vero, di calcio non si dovrebbe nemmeno parlare ma siamo chiamati, è questo il nostro mestiere, a farlo lo stesso. Perché oggi, è vero, il balòn è passato in secondo piano ma quando tornerà la normalità, quando ci risveglieremo da questo terribile incubo, non vorremo farlo in B. 

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 18 marzo 2020 alle 12:42
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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