Lunga intervista rilasciata da Andrea Stramaccioni al Corriere dello Sport. Il tecnico dell'Udinese ha parlato della sua nuova esperienza in Friuli e della nuova realtà bianconera, soffermandosi anche su Luis Muriel e Totò Di Natale, ma partendo dalla sua vittoria allo Juventus Stadium, terreno di gioco della gara di sabato, un paio di stagioni fa con l'Inter: "Fu una partita vinta con personalità, che ci permise di arrivare ad un punto da loro. Quello di sabato non è uno scontro di vertice, i nostri obiettivi sono particolarmente diversi. Dovremo giocare una partita intelligente, molto umile, correre molto più di loro e sbagliare molto meno. Andremo lì con personalità, senza rinunciare alle possibilità di metterli in difficoltà".

Strama ritorna poi a qualche mese fa, al momento del suo approdo all'Udinese, parlando anche della famiglia Pozzo: "Il primo contatto con la famiglia Pozzo lo avevo avuto alla fine del campionato scorso, in un momento in cui la società stava facendo le sue valutazioni. Da allora, per me, è sempre stata la prima scelta. Gianpaolo è l'Udinese, la storia. Gino è il dirigente che ho conosciuto per primo, è il riferimento per qualsiasi tipo di gestione tecnica. Al loro fianco, oltre alla signora Giuliana, c'è la dottoressa Magda, la sorella di Gino, responsabile del marketing. Poi le direzioni. E il grande Andrea Carnevale, il capo scouting, la vera risorsa dell'Udinese. Sono stato suo tifoso, andavo in curva sud quando era attaccante della Roma. Credo che anche lui abbia spinto per il mio arrivo". E a proposito dello scouting, Stramaccioni spiega come funziona quello bianconero: "Noi lavoriamo molto in gruppo, il settore scouting è autonomo. Loro vanno avanti da soli, ma l'allenatore incide parecchio. Con il DS Giaretta c'è un quadrilatero che poi porta a sbagliare il meno possibile". Infine, il tecnico bianconero si è soffermato anche su Luis Muriel e Totò Di Natale: "Muriel è stato l'unico giocatore per il quale ho chiesto al presidente il sacrificio di rinunciare alle offerte che erano arrivate fino a quel momento, perchè Luis vale molto di più. Gino è stato d'accordo, è anche un suo pallino. Luis non ha ancora capito quanto è forte. Questa per lui è l'ultima chiamata, è una stagione importantissima, alla fine della quale qui non lo voglio più vedere (ride n.d.r). Totò è la dimostrazione che con il lavoro, il sacrificio e mangiando tanta polvere si può diventare campioni a 27 anni. E' l'esempio migliore per i nostri giovani. Ho scelto di fare gli allenamenti alla mattina: io cerco di arrivare per primo, ma lui è già lì".

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 10 settembre 2014 alle 11:30
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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