Intervistato da Il Messaggero Veneto, Nestor Sensini fa della situazione in casa bianconera. Il difensore argentino, reduce dall’esperienza sulla panchina del Colon Santa Fé, ha la sua circa il vero valore aggiunto dell’Udinese: “La differenza la fanno gli allenatori. Tutto è cominciato durante l’era di Luciano Spalletti: la difesa era a tre e si passava senza alcun problema dal 3-4-3 al 3-5-2 e gli interpreti erano di grandissimo valore. C’erano Jankulovski, Pizarro, Di Michele e Iaquinta”.

In fondo è lo stesso pensiero del patron Pozzo, il quale ha recentemente affermato che la società ha sempre allestito buone squadre: “Concordo pienamente. Senza il materiale giusto, si può fare ben poco. Se, però, i giocatori ci sono, alla lunga i risultati arriveranno”.

Sensini prosegue: “L’Udinese, ormai, è seduta al tavolo dei grandi. La crescita è stata continua. Ai miei tempi, al “Moretti”  non c’era neanche la palestra. Oggi, invece, ci sono strutture di primo livello. Manca soltanto lo stadio per completare l’opera e tutta la città non vede l’ora di vederlo pronto”.

Cambiano gli interpreti. Non i risultati che, anzi, migliorano strada facendo. Allora come oggi c’era la difesa a tre: “Apprezzo molto il comparto difensivo – prosegue Sensini – ed infatti Benatia, Danilo e Domizzi mi hanno impressionato, anche perché complementari: il marocchino è la forza fisica fatta persona, il brasiliano è veloce e tempista, mentre l’ex napoletano ha tecnica e grandissimo senso della posizione”.

Ma non ci si dimentica degli altri gioielli in mezzo al campo: “Allan e Pinzi ricoprono un ruolo fondamentale negli equilibri della squadra, nonostante non siano degli interdittori classici. E poi c’è sempre Di Natale”.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 27 maggio 2013 alle 12:00 / Fonte: Il Messaggero Veneto
Autore: Nando Di Giovanni
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