Nel corso di un'intervista rilasciata ai microfoni di SerieD24.com, l'ex giocatore dell'Udinese Molla Wague si è lasciato andare a un racconto legato alle esperienze extra campo che hanno segnato la sua carriera. Il difensore, che con la maglia dei bianconeri ha collezionato 40 presenze, recentemente ha militato in una squadra calabrese che gioca in Eccellenza, ma la stessa società ha attuato un comportamento poco rispettoso nei suoi confronti:

“Io amo il calcio a qualsiasi livello, la categoria per me conta poco. Per questo motivo ho deciso di intraprendere un’esperienza così. All’inizio, però, non era così convinto di partire, per un semplice motivo. Il 13 agosto è morto mio fratello, ero completamente a terra. La sua perdita mi aveva devastato, lasciare la mia famiglia non era affatto semplice. Allo stesso tempo, i dirigenti dell’Isola Capo Rizzuto mi avevano parlato di un bel progetto e che la mia esperienza avrebbe aiutato la crescita di tutti. Molla, parti. Fallo per te stesso, per ricominciare e lasciarti alle spalle tutto questo dolore, mi ripetevano le persone a me care. Allora, dopo qualche momento di riflessione, ho deciso di accettare. Il ricordo di mio fratello e l’amore per il calcio. Quando ho pronunciato il mio ‘sì’ la società stentava quasi a crederci, un calciatore con un passato come il mio che ripartiva dai dilettanti. I soldi non sono mai stati importanti per me, l’ho fatto perché volevo essere d’aiuto per i ragazzi. Non volevo avere rimorsi. L’impatto con le strutture non mi ha impressionato più di tanto, si trattava pur sempre di una realtà dilettantistica. Io sono partito dal basso, da quei campi, ho disputato tante partite in Africa e per me non è mai stato un fattore così importante. Volevo solo giocare a calcio“. Ma come nasce l’idea di portare un’ex calciatore di Serie A in Eccellenza calabrese? Tutto è partito da un procuratore, in quel momento c’era anche un’altra squadra francese interessata ma non era intenzionato ad accettare. Mio fratello era venuto a mancare da pochi giorni e avevo perso amore verso questo sport. Non ne volevo più sapere nulla. Con l’Isola è stato diverso, ho pensato che mio fratello non avrebbe voluto vedermi in quello stato. E poi avrei fatto ritorno in Italia, per me una seconda casa. Chi mi segue, in Mali o in Francia, si chiedeva perché avessi accettato una sfida del genere. La mia risposta è sempre stata la stessa: ‘lo faccio per me”. La gente mi ha accolto benissimo, come se fossi stato lì con loro da una vita. Il calore che ti dà il Sud è davvero incredibile. Non escludo un giorno di far ritorno, anche solo per abbracciare quel popolo. Dopo un mese i dirigenti sono venuti a trovarmi casa per informarmi delle difficoltà economiche della società, ed è lì che ho iniziato a capire. Ho chiesto perché non mi avessero parlato subito di questa condizione, per me il rispetto e la sincerità sono valori imprescindibili. Non ero lì per i soldi, ma per aiutare tutta la comunità. So che sono situazioni che possono verificarsi nel calcio, soprattutto tra i dilettanti. Perché non dirmelo subito? Avevano pubblicizzato tanto il mio arrivo, ma i contratti vanno rispettati. È stata un po’ una delusione dal punto di vista umano, non ho nulla di personale contro la società, e vorrei trovare una soluzione pacifica per questa situazione. Ho chiesto spiegazioni anche agli addetti ai lavori, perché fare determinate operazioni se poi non si ha la possibilità di sostenerne le spese? Oggi sono deluso, ero ripartito dal basso per ritrovare me stesso dopo le prime vere difficoltà della vita. Sono rientrato in Francia per la mia salute, tra il dispiacere dei miei compagni di squadra”. 

Sezione: Giovanili / Data: Ven 02 maggio 2025 alle 12:05
Autore: Alessio Galetti
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