Provo tenerezza e tristezza.

Tenerezza: per i tifosi miei, biacca e carbone, che fanno muro contro le parole sciocche di una persona sciocca; la quale, quasi nemmeno messi i piedi sotto il tavolo di una birreria di casa, sorseggiando una Micholup si sbottona le brache e si lascia andare a cattiverie contro un ambiente che lo ha coccolato. Mi sento cinico e vecchio, dato che le sue frasi mi sono scivolate addosso come una moderna pubblicità di poltrone ergonomiche. Da tanti di questi fenomeni escono suoni inarticolati: nella mia lunga militanza in questa pelle ho imparato a fare la tara pensando, prima di leggere, che in fondo chi si permette di ruttare parole in libertà non è, chessò, Giovanni Sartori. Allora lasciamoli parlare, cosa che riesce a molti fra loro anche peggio di come si siano comportati sul rettangolo verde: di questi tempi di magra che si sono mica visti nemmeno in una Quaresima negli anni ’50...

Di tutte le nefandezze collezionate dal campioncino d’oltrecortina, finalmente riuscito a riempire pagine di giornale ancorché non per prodezze calcistiche, una sola mi ha umanamente infastidito.

Mi hanno educato in lire, purtroppo o per fortuna; e nella mia educazione non si parla mai male di chi ha una certa età. Che questo sia poi il responsabile di anni di gran godimento calcistico non è argomento di discussione: parlo del fatto che un ragazzino senza alcun pedigree ne parli come di un vecchio brontolone, responsabile della crisi tecnica di quest’anno (e noi tutti sappiamo come sia potuta andare, invece), e non di un capacissimo manager che nella vita ha collezionato successi a non finire.

Evidentemente laggiù si usa così. In Friuli, no.

Tristezza: non parlo di secoli fa, se menziono tempi nei quali i giocatori acquisiti dall’Udinese baciavano la terra furlana quasi neanche sbarcati in Friuli; oggi, detto delle dichiarazioni di cui sopra, so di qualche carneade neanche italiano che preferirebbe la serie B di medio cabotaggio all’approdo in massima serie bianconera. Ci rendiamo conto? Noi siamo l’Udinese, perdiana!

Ma come siamo arrivati a questo punto? Probabilmente non ce ne siamo nemmeno resi conto.

Allora, perdonatemi il francesismo, si fottano tutti questi parvenu pompati da procuratori senza scrupoli, novelli Mino da Haarlem via Nocera Inferiore, pronti a sussurrare all’orecchio dei loro protetti quali e quanti top team stiano sbavando per ottenerne le prestazioni: altroché quei bruti dell’Udinese, che li sfruttano sottopagandoli e succhiandone sangue e gioventù. Palle, ovvio: palle sesquipedali, ché oggi le grandi squadre stanno cercando di acquisire prestazioni di calciatori d’altra rilevanza; prova ne sia che stiamo vivendo un calciomercato, il primo da che mi ricordi (1994?), di totale riposo. Eravamo supermercato, o come dicevano i colleghi bravi delle grande città bottega cara: siamo quasi ignorati. Pochi i club che si contendono le prestazioni di calcianti decisamente modesti, tanto che quando leggiamo di interessamenti viola su un difendente ed un diez friulani riusciamo, tra noi, a riderci sopra: ‘okay: ve li diamo, ma in cambio Chiesa e soldi’.

Sull’allenatore non dico nulla. Penso solamente che, se i siti di settore dicono la verità, il potenziale, scarsicrinito lusitano accostato alla panca che fu di Tudor, Oddo, Delneri e compagnia in una squadra di seconda fascia della Primeira Liga un milioncino. Soldi che qui non prenderebbe. E quindi?

Quindi aspettiamo. Tanto ormai basta la salute.

E nel frattempo, popcorn in mano, aspettiamo la prossima sciocca dichiarazione di chi, probabilmente, criticherà le sedie dello spogliatoio, la lunghezza dell’erba sul campo, il minibar della stanza d’albergo. A meno che, ve lo sconsiglio, non si voglia ammantare questa gente di qualche barlume di credibilità. Spenta, ai miei occhi, da una serie infinita di sconfitte sul campo.

E oggi anche fuori campo.

 

 

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 31 maggio 2018 alle 10:27
Autore: Franco Canciani
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