Il calcio italiano è fatto di società, atleti, tecnici. Un'associazione, dunque. E, come tale, soggetta a uno statuto che ne detta usi e costumi. In questo quadro, inaccessibile dall'esterno, è emersa la figura di Carlo Tavecchio, 71 anni, di Ponte Lambro, nel Comasco, come erede designato (o quasi) al dopo Abete, spiega La Stampa.

Tavecchio è stato vicepresidente della Figc negli ultimi governi federali e ieri in prima fila ad applaudirne il programma c'erano gli ex numeri 1 Matarrese e Carraro. Niente di strano nelle ambizioni di un personaggio che conosce del nostro pallone il bene e il male. Quello che fa riflettere è l'annunciato sostegno alla candidatura del gran capo dei Dilettanti di chi, del pallone, dovrebbe custodire le chiavi economiche e di progetto. Come mai, in queste settimane, si è alzata soltanto la voce di Andrea Agnelli e della Roma americana in cerca di un'alternativa, diciamo, di più ampio raggio per la poltrona federale? E, allo stesso tempo, quanto pesa nella giostra del calcio il silenzio, ad esempio, dell'Inter di Thohir o quello a fasi alterne di De Laurentiis, da sempre impegnato in prima fila per la rottamazione di antiche abitudini nostrane? Tavecchio legittimamente va avanti per la sua strada, ha le sue idee, il suo progetto da qui ai prossimi due anni, quando il suo ormai più che probabile mandato scadrà.

Sezione: Notizie / Data: Sab 26 luglio 2014 alle 08:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @@PontoniStefano
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