Il suo arrivo ad Udine è passato quasi in secondo piano. Il 17 agosto, data del suo approdo in Friuli, le aspettative principali dei tifosi erano riposte su altri giocatori. Eppure, Marco D’Alessandro ha avuto il merito di non demordere. Ha atteso che si presentasse l’occasione giusta per mostrare il proprio valore. E, finora, ha avuto ragione lui.

Il centrocampista classe 1991 ha faticato a trovare spazio sotto la gestione di Julio Velazquez. Nella prima gara contro il Parma, il suo nome non figurava nemmeno nell’elenco dei convocati, anche a causa dell’arrivo a poche ore da debutto. In generale, non è mai nato il feeling tra il giocatore e l’allenatore, anche a causa del credo tattico professato dallo spagnolo, più volto ad un modulo come il 4-1-4-1 o il 4-4-1-1 che non contemplava l’impiego di un esterno con le caratteristiche di Marco. Anche così si spiegano i 65 minuti che hanno visto D’Alessandro in campo agli ordini di Velazquez.

La svolta si è verificata con l’arrivo di Davide Nicola in panchina. Il passaggio al 3-5-2 ha permesso al ventisettenne romano di trovare spazio e di farsi notare. La vera svolta è arrivata con il debutto da titolare nella sfida all’Atalanta, squadra detentrice del suo cartellino che ha deciso di mandarlo in Friuli per giocare con maggiore continuità. Il suo assist per il momentaneo pareggio di Kevin Lasagna ha sorpreso la difesa atalantina e convinto l’allenatore di aver trovato una pedina importante per sviluppare la sua idea di calcio. Il match contro l’Inter ha dato ulteriori certezze: D’Alessandro si è distinto per la capacità di svolgere bene il doppio compito di difesa-attacco, ripiegando e tamponando gli sfondamenti degli uomini di Spalletti e aggredendo gli spazi quando possibile. Missione riuscita, anche se, per ora, i punti scarseggiano. L’occasione per assaporare la prima vittoria da titolare e protagonista potrebbe presentarsi sabato contro il Frosinone.

Sezione: Focus / Data: Mar 18 dicembre 2018 alle 15:30
Autore: Federico Mariani
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