Si torna a muovere la classifica, meno male visti anche i risultati degli altri campi che inguaiano i bianconeri, coinvolgendoli a pieno titolo nella bagarre salvezza la Salernitana ha fermato con coraggio il Milan, la Samp ha trovato tre punti che la proiettano in una zona più tranquilla della classifica, sta sera i posticipi del lunedì Cagliari-Napoli e Spezia-Bologna.
Un pareggio è sempre pur meglio di una sconfitta, visto anche quello che era il momento, delicato senza dubbio, post 4 a 0 di Verona e probabilmente l'Udinese avrebbe meritato qualcosa in più traversa clamorosa di Molina oltre il 90esimo, rigore non concesso per fallo in area su Pereyra. Tutto vero, ma la Lazio che arrivava ieri sera al "Friuli" era una squadra in difficoltà e allora sarebbe stato meglio approfittarne.
Sarri ha poco da lamentarsi, la sua squadra non brilla. Qualche giocata dei soliti Felipe Anderson - bravo ad sfruttare l'errore da matita rossa di Soppy - e Milinkovic-Savic e poco altro, con un Silvestri che non si è dovuto sporcare più di tanto i guantoni. Il pari biancoceleste arriva soltanto grazie all'ennesimo regalo difensivo di questa stagione dei friulani, nell'unica vera occasione avuta nell'arco dei 90 minuti.
L'approccio alla gara dei bianconeri questa volta è buono. Udinese subito aggressiva, capace di passare in vantaggio dopo pochi minuti dal fischio d'inizio con il redivivo Deulofeu. Lo spagnolo ha convertito le critiche delle ultime settimane in rabbia agonistica. Al di là del gol, la sua partita è fatta di giocate di qualità ma anche di tanto sacrificio. Così, e non soltanto a parole, sì che può diventare il leader tecnico e carismatico del gruppo.
Inspiegabile, invece, il cambio che lo ha mandato giustamente su tutte le furie il diez. Success entra benissimo in partita il nigeriano deve giocare sempre, l'assalto finale bianconero nasce dalla sua capacità di guadagnare punizioni importanti e metri di campo ma il tanto spavaldo Cioffi dimostra così di accontentarsi del pareggio, di non avere il coraggio di osare con le tre punte per provare a prendersi la vittoria. Inutile essere arroganti davanti alle telecamere a partita finita, questa baldanza sarebbe meglio metterla in campo, soprattutto quando con i cambi si può andare ad incidere veramente sull'andamento della partita.
E' piaciuta senza dubbio la difesa. Marì ha subito riscattato la prestazione del Bentegodi, un suo intervento provvidenziale ha negato ai laziali un gol che sembrava già fatto. Becao è riuscito a contenere l'intraprendenza di Zaccagni, uno degli attaccanti più in forma di tutta la Serie A. Male, invece, il centrocampo che continua ad essere il punto debole della squadra. Walace di contenimento ma di zero inventiva, Makengo tanta corsa ma anche tantissimi errori il francese si divora un gol più facile da segnare che da sbagliare, Arslan spesso impreciso. Il motore della squadra non gira come dovrebbe e solo l'ingresso di Pereyra riesce a dare una piccola svolta. Il Tucu, tornato in campo a tre mesi di distanza dall'infortunio, si dimostra subito indispensabile. Senza la sua qualità la manovra dell'Udinese è sterile. In mediana serve fosforo, magari quello dell'ormai dimenticato Samardzic. Con i 5 cambi non si capisce davvero perché il tedesco non entri mai in campo.
Il calendario è bello tosto e i punti servono, inutile girarci tanto attorno. Per salvarsi bisogna arrivare a quota 40. Venerdì c'è il Milan, capolista, a San Siro e non sarà facile caverne fuori qualcosa. Così non basta, serve fare di più, limitare al minimo gli errori, crescere nel gioco e nei singoli, ritrovare chi ha un momento di appannamento come Beto. Altrimenti si fa dura. Dietro nessuno ha voglia di mollare.
Un pareggio è sempre pur meglio di una sconfitta, visto anche quello che era il momento, delicato senza dubbio, post 4 a 0 di Verona e probabilmente l'Udinese avrebbe meritato qualcosa in più traversa clamorosa di Molina oltre il 90esimo, rigore non concesso per fallo in area su Pereyra. Tutto vero, ma la Lazio che arrivava ieri sera al "Friuli" era una squadra in difficoltà e allora sarebbe stato meglio approfittarne.
Sarri ha poco da lamentarsi, la sua squadra non brilla. Qualche giocata dei soliti Felipe Anderson - bravo ad sfruttare l'errore da matita rossa di Soppy - e Milinkovic-Savic e poco altro, con un Silvestri che non si è dovuto sporcare più di tanto i guantoni. Il pari biancoceleste arriva soltanto grazie all'ennesimo regalo difensivo di questa stagione dei friulani, nell'unica vera occasione avuta nell'arco dei 90 minuti.
L'approccio alla gara dei bianconeri questa volta è buono. Udinese subito aggressiva, capace di passare in vantaggio dopo pochi minuti dal fischio d'inizio con il redivivo Deulofeu. Lo spagnolo ha convertito le critiche delle ultime settimane in rabbia agonistica. Al di là del gol, la sua partita è fatta di giocate di qualità ma anche di tanto sacrificio. Così, e non soltanto a parole, sì che può diventare il leader tecnico e carismatico del gruppo.
Inspiegabile, invece, il cambio che lo ha mandato giustamente su tutte le furie il diez. Success entra benissimo in partita il nigeriano deve giocare sempre, l'assalto finale bianconero nasce dalla sua capacità di guadagnare punizioni importanti e metri di campo ma il tanto spavaldo Cioffi dimostra così di accontentarsi del pareggio, di non avere il coraggio di osare con le tre punte per provare a prendersi la vittoria. Inutile essere arroganti davanti alle telecamere a partita finita, questa baldanza sarebbe meglio metterla in campo, soprattutto quando con i cambi si può andare ad incidere veramente sull'andamento della partita.
E' piaciuta senza dubbio la difesa. Marì ha subito riscattato la prestazione del Bentegodi, un suo intervento provvidenziale ha negato ai laziali un gol che sembrava già fatto. Becao è riuscito a contenere l'intraprendenza di Zaccagni, uno degli attaccanti più in forma di tutta la Serie A. Male, invece, il centrocampo che continua ad essere il punto debole della squadra. Walace di contenimento ma di zero inventiva, Makengo tanta corsa ma anche tantissimi errori il francese si divora un gol più facile da segnare che da sbagliare, Arslan spesso impreciso. Il motore della squadra non gira come dovrebbe e solo l'ingresso di Pereyra riesce a dare una piccola svolta. Il Tucu, tornato in campo a tre mesi di distanza dall'infortunio, si dimostra subito indispensabile. Senza la sua qualità la manovra dell'Udinese è sterile. In mediana serve fosforo, magari quello dell'ormai dimenticato Samardzic. Con i 5 cambi non si capisce davvero perché il tedesco non entri mai in campo.
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