Scrivo per queste ‘frequenze da quattro anni, di calcio e basket.

Mi hanno chiesto di produrre editoriali, perché il titolare della rubrica ha preferito emigrare altrove, buona vita.

Non mi sono mai mancate le parole, in passato: per esaltare una mezza finta di un difensore, bianchenero, modestamente impostato; per stigmatizzare il comportamento dei ‘miei’ in qualche (troppe, sono state) sconfitta patìta.

Quelle parole che oggi mancano, e la necessità, stanotte, di rivedermi la gara ad aver tardato un editoriale che ho inteso titolare ‘documento vuoto’.

Perché non mi faccio abbagliar dal secondo tempo degli arancioni: anzi, quella parziale prestazione mi disturba ancor di più.

Come mi disturba la testa bianconera sul cippo sacrificale del grande boia di turno, in unica attesa della calante mannaia.

Come mi disturba non tanto che si imposti una partita quasi persa in partenza con una Maginot a diciotto metri da Musso tendenti ai dieci, ma che questa salti per una specie di contropiede (!) dei casalinghi dopo neanche seicento secondi.

Come mi disturba che, con tutto l’atteggiamento difensivo, esso diventi così remissivo che alla fine il buon (…) Pasqua debba estrarre un solo cartellino giallo. Va bene, si vincerà la coppa disciplina e magari un giro gratis al chiosco dell’Allianz.

E mi disturba che, a differenza di noi, squadre anche meno attrezzate lottino, coltello fra i denti, per salvarsi ottenendo risultati a volte imprevisti: il teorema che dice ‘l’Udinese non è abituata a lottare così in fondo alla classifica’ valeva prima dell’arrivo di Colantuono. Oggi non più.

E mi disturba (perdonami, mister) Gotti, che accetta in sala stampa di parlare di Sarri e della Juventus. Faccia violenza, Luca, alla sua proverbiale educazione che gli impone cortesia anche quando, probabilmente, vorrebbe prendere un’accetta e buttar giù l’intero bosco che porta al Lussari per smaltire la rabbia: per una volta, lo prego, al collega Paolino e compagnia risponda ‘alle domande sulla Juventus risponda l’amico Maurizio’.

E mi disturba la parola ‘pressione’ abbinata alla nostra piazza. Udine ha la tifoseria più paciosa del mondo, quella che ‘un taglio e due fette di salame si offrono a chiunque, perché siamo gente unica’. La quale cosa è corretta, così come scordarsi della gara già la mattina successiva. Se questa è pressione, non oso pensare a cosa aspetti neoassunti mister in altre piazze.

E mi disturba perdere così. Sì: perché ieri ho perso anch’io, che ho speso (due volte) tempo per assistere ad una recita mai iniziata. A teatro a volte chi ha una sola battuta recita meglio, merita di più facendo velocemente carriera dell’istrione, spesso bravo solo in comparazione con colleghi ‘cani’, rubandogli la scena. Ormai l’Udinese scende in campo, contro le ‘majors’, come si sentisse muta comparsa da fondoscena, il maggiordomo che si inchina all’ingresso della vecchia signora, e con la parrucca cotonata le offre un vassoio di frutta.

O la propria testa, già tagliata per risparmiare tempo.

Ovvio che si debba correre ai ripari; ovvio che a gennaio qualcosa debba essere fatto. Ovvio anche che la rosa non sia scarsa come essa stessa si autoritrae, in gare dimesse come quella di ieri.

Ovvio che a Pierpaolo Marino, tradito dallo sguardo, tutto ciò non stia bene; né starà bene alla società proprietaria della squadra. Il problema è che la soluzione la possono avere solo loro. Magari dentro di loro.

E spero che, come nel caso di ‘Qvelo’, non sia la risposta sbagliata.

Piesse: non ho parlato del tridente della Juventus. Lo vorrei vedere giocare contro Ekong, De Maio e Nuytinck veri e non più le loro controfigure.

Non ho parlato del tridente della Juventus anche perché, francamente, non me ne interesso granché.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 dicembre 2019 alle 14:00
Autore: Franco Canciani
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