E' la vittoria dei nervi, del cuore, della paura e dei limiti evidenti. E' la vittoria di chi non ci sperava più, di chi da troppe partite è arbitrato da inadeguati. E proprio l'unico arbitraggio buono, a Torino, è stato criticato da una società altrimenti colpevolmente silenziosa. Ho contato come minimo tre falli da ammonizione non fischiati del Chievo nel primo tempo, uno da espulsione nel secondo (perché a Mandragora sì e agli altri no?). C'erano due rigori netti ed evidenti ad occhio nudo e ce ne hanno dato solo uno dopo il VAR, tanto per parlare per l'ennesima volta di un Valeri che forse potrebbe arbitrare in Lega Pro, ma che meglio farebbe per tutto il mondo del calcio a smettere.

E' la vittoria di Nicola, che senza giocatori, lo ripeto caso mai il concetto passasse inosservato, SENZA GIOCATORI deve mettere in campo una squadra che porti a casa i tre punti. Prima della partita il tecnico piemontese è andato sotto la curva a chiedere il sostegno dei tifosi. Quello che non fanno altri lo fa l'allenatore. Ci serviva un allenatore che sappia sostituirsi alla società. Lo abbiamo trovato.

La partita è iniziata e subito si è visto che la mancanza di Behrami e di un regista di ruolo è un male che rischia di farci retrocedere. Lo ho capito io che non sono nessuno già da questa estate. Non pare averlo capito nessuno in società. I clivensi la buttavano sui falli cattivi, diretti alle caviglie malconce di De Paul e dei nostri, l'arbitro si volta dall'altra parte. Alla fine della partita abbiamo non so quanti cartellini gialli all'attivo, almeno la metà dei quali inventati. Il Chievo la chiude in undici quando doveva finirla in dieci, forse in nove.

Va dato atto a Di Carlo di aver preparato bene la tattica. Punta tutto sul bloccare le nostre fasce. Forse come me legge i report e ha visto che i giocatori che fanno più passaggi, che giocano più palloni nell'Udinese, sono De Paul e Larsen. Il danese è stato sempre pressato e raddoppiato ogni volta che aveva palla. Se al centro ti manca qualcuno a cui scaricare palla, diventa davvero difficile. Fofana oggi ha giocato bene solo dietro, ma almeno si è limitato a non fare troppi danni davanti. Mandragora non si faceva mai vedere quando dovevamo costruire. Chi ha impressionato davvero è stato Zeegelar, giocatore fuori rosa a Londra ed autentico stantuffo sulla fascia. Se D'Alessandro non ha un infortunio pesante, potremmo recuperarlo nei tre centrali di centrocampo, con una maglia da titolare per l'olandese.

E' proprio il centro del campo che ci è mancato e che rischia di mancarci nelle prossime partite. Con due cambi per infortuni, con Lasagna che non sa fare l'Okaka e con il colored italiano che è indispensabile come il pane, mi sono immaginato che potevamo soltanto sfruttare i calci piazzati. Se devo trovare un difetto, oggi per la verità ce ne sono stati tanti dovuti anche al nervosismo e la paura, è il non avere molti schemi sui calci piazzati.

E poi il secondo tempo con una squadra rimaneggiata, con un Pussetto spina nel fianco della difesa veronese, con la paura e gli errori, il senso di scoramento e il buttarsi avanti con solo la forza dei nervi. Non venivano le idee più semplici, bastava pressare i nostri centrali che l'Udinese svaniva. Mandragora non è un regista, se non gli metti vicino uno veloce e “maleducato”, De Paul non aveva condizione, Fofana non è adatto a quel ruolo o a questo gioco. E la panchina vuota, la panchina colpevolmente vuota.

Noi abbiamo un problema a centrocampo, che nasconde e limita il potenziale di una squadra da salvezza tranquilla. Lo abbiamo da anni. Ci manca un regista che sappia fare entrambe le fasi, ci manca un incontrista con piedi decenti che sappia sostituire Behrami. Ma niente, l'Udinese è un magazzino e prima bisogna vendere. Il calcio viene dopo... i tifosi, la squadra, il campionato, l'onore, la città, la piccola patria. Meglio investire nella commercializzazione dello stadio da vivere sette giorni su sette. Meglio mandare avanti l'ennesimo direttore tecnico a chiedere a Babbo Natale un po' di fortuna. Meglio non incontrare i tifosi che seguono con civilissima e imperterrita passione questi colori. Fare gli imprenditori significa che tutto sia traducibile in un budget, dalle nostre parti si pensa solo al profitto. Sono due cose diverse. La prima presuppone un programma o un progetto; la seconda solo l'ottimizzazione di una voce di bilancio, scordando che una società di calcio ha un obiettivo sportivo che va accomunato a quello economico.

Questa è la vittoria dei giocatori che erano in campo, dal peggiore al migliore, da Lasagna a Musso, da Fofana a Teodorczyk, passando per De Paul, Mandragora e chiunque ci fosse. Una squadra preparata male sul mercato, preparata male atleticamente che vede infortuni su infortuni pur essendo quella che corre meno della serie A.

Oggi hanno vinto loro, i tifosi, Nicola e il suo staff, i giocatori e la curva, che ha dimostrato una responsabilità e una maturità che manca ai vertici di questi colori, ha fatto sentire la sua voce a fine partita. Non ci sono altoparlanti o pubblicità che possa coprire quel coro, ne sabbia nella quale nascondere la testa.

Tre punti che ci danno aria, morale, convinzione che non tutti i giorni di ritorno devono vedere un tracollo verticale. Grazie ragazzi, grazie Nicola, grazie a ogni singolo tifoso che oggi ha spinto, criticato quando doveva ed urlato anche contro i giocatori, ma che alla fine ha applaudito questa armata Brancaleone, non per colpa sua, che è riuscita ad allontanare l'incubo.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 febbraio 2019 alle 17:20
Autore: Giacomo Treppo
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