Altra trasferta, altro risultato amaro. L'Udinese incassa un'altra sconfitta e dimostra che al di fuori delle mura di casa sua non è più in grado di andare a punti. Per un'altra trasferta purtroppo i bianconeri sono sembrati spenti ed incapaci di creare qualche grattacapo agli avversari. Sabato c'era di fronte si una squadra blasonata come il Milan ma che, fino a quel momento, aveva dimostrato molte lacune difensive e che arrivava allo scontro con i friulani con importanti defezioni nella retroguardia, data l'assenza di Mexes e di De Sciglio, oltre che quella di Abbiati. Ma alla fine i rossoneri non hanno dovuto affrontare nessun grave pericolo, anzi, tenere a bada gli attacchi dell'Udinese è sembrato essere un compito davvero troppo semplice. 
Il problema allora è da ricercare tra le proprie fila. L'Udinese si è presenta sempre con il classico modulo del 3-5-1-1, con un unica punta, Di Natale ed un centrocampista a supporto, questa volta Pereyra. Appena scesi a S.Siro abbiamo da subito dato l'impressione della vittima sacrificale, paurosa, timorosa di non prenderle e costretta a difendersi e basta, raramente ad attaccare con qualche contropiede. Il capitano, lasciato solo tra due centrali di stazza, come Zapata e Silvestre, non è prevenuto, se non per quella punizione tolta dall'incrocio da Gabriel. Un fulmine a ciel sereno che però ha finito presto la sua scena. Così marcato per lui è stato impossibile toccare palla e creare qualche giocata importante. Sappiamo bene le caratteristiche di Totò, che di certo non son mai state il giocare spalle alla porta palloni alti e fare da sponda per gli inserimenti dei centrocampisti.

Inserimenti che specifichiamo non ci sono neanche stati, se non qualche sgroppata di Basta, con Pereyra incapace per tutta il tempo che è stato in campo di aiutare in fase offensiva. L'argentino ancora pare essere soltanto un sosia del stupendo giocatore dell'anno scorso e pare essere entrato in un tunnel lungo e buio di cui non si intravede ancora l'uscita. Chi critica invece Di Natale, che quest'anno non sembra quello del passato, sbaglia: il gioco che sta facendo l'Udinese, con palle lunghe e manovra lenta, rende Totò, che non è un marcantonio come Ranegie, inutile ed un peso più che un talento da sfruttare. Ma di certo non è colpa sua. Essere abbandonato la davanti e non servito con palle giocabili è un'incubo per qualsiasi attaccante. La mossa di Guidolin di difendersi sempre è incomprensibile. Dimostriamo paura e rinunciamo a provare vincere ancora negli spogliatoi, anzi forse già in conferenza stampa. Guardando la panchina Guidolin aveva sabato sera diversi giocatori offensivi (Ranegie, Merkel, Nico Lòpez, Muriel) e solo troppo tardi gli ha inseriti per tentare un arrembaggio finale, che non c'è mai stato. Possedendo tanto talento la davanti (è infatti l'attacco il punto forte dell'Udinese dove conta i maggiori talenti) non si capisce perché ci si ostina a giocare con un'unica punta e sulla difensiva. Perché non tornare a quel 3-4-3, che in Friuli ha sempre portato grossi frutti, da Zaccheroni a Marino? Ormai il 3-5-1-1 è stato letto e capito dai nostri avversari che non si fanno più infilare in contropiede ma ci aspettano barricati dietro, rendendoci docili ed inefficaci. 
Cambiare modulo potrebbe essere uno stimolo per tutti, anche per quei giocatori, troppo sicuri del loro posto in squadra, data la gerarchia guidoliniana, impalpabili fino ad ora, che sarebbero costretti a conquistarsi un posto per non vedere il campo dalla panchina come sta accadendo ora. Dare nuovi stimoli alla rosa deve essere il primo provvedimento da prendere se non si vuole gettare già una stagione, fino ad ora orribile, e rischiare grosso in campionato. 
Per fortuna che questa doveva essere l'anno in cui si alzava qualche trofeo e di si giocava l'Europa.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 ottobre 2013 alle 00:00
Autore: Stefano Pontoni
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