Lo sostenevo a fine stagione, lo sostengo anche adesso. L'Udinese, il mercato, lo ha in parte già fatto. E' quello dei giovani e dei prestiti. Dopo il bruttissimo avvio con Verre regalato al Pescara, ma si dice che c'erano accordi “sulla parola” da non ritrattare, ecco che nella prima partitella si mettono in mostra Angella, Matos (splendido), Evangelista e Scuffet. Ed assieme a loro anche Jankto, tornato dall'Ascoli dove, oltre ai gol, ha totalizzato molti assist vincenti. L'Udinese di questo ha bisogno, di uomini assist.
E mancavano ancora Balic, mancava Faraoni, si è visto un giovane e sorprendente Serafin. Prendete per esempio la Juve dell'eccellente Marrotta. Si aggiudica un giovane promettente come Ganz, compra Pjanic prima dell'Europeo ed ora può vendere a peso d'oro Pogba, per reinvestire su due ex bianconeri: Benatia e Sanchez. E' un mercato a 360°. Se una volta eravamo bravi, modello d'esempio, per le altre società, ora dobbiamo ispirarci e trarre insegnamento da chi ottiene risultati migliori. Un altro esempio. Il bravo Bigon perde Giaccherini al Bologna (era in prestito, dopo l'Europeo il valore è salito troppo per le loro casse) ed ecco che scandaglia il mercato delle promesse e fa arrivare in rossoblu Di Francesco, un'ottima annata con il Lanciano, e Verdi, che a Udine ben ricordiamo per la partita di ritorno contro il Carpi (l'ultima di Totò).
L'Udinese, con Jankto e Verre, con Lodi regista, aveva il centrocampo praticamente fatto. Meglio un solo giocatore che nessuno dei due... In settimana pensavo a come mai la società di Via Cotonificio non provasse a trattenere Zielinsky per un anno ancora. Lo “spazio”, a livello retributivo, c'era eccome. La fine dei giochi per Domizzi, Pinzi, Di Natale e Pasquale porta i bianconeri a potersi giostrare con molta libertà sul mercato, specialmente a livello di stipendi da pagare. Ma forse, la rivoluzione paventata dal Paron, altro non è che un ritorno alle origini, un movimento reazionario di quel business che fu, fatto di giovani, organizzazione e risultati. Che però deve fare i conti con la sete di plusvalenze del figlio Gino, che non riuscendo a valorizzare in casa, vende il figliol prodigo invece di uccidere il maiale.
Non mi illudo, anche quest'anno lotteremo per la salvezza. Troppe cose non sono andate negli ultimi anni, e non solo in campo, troppe lacune ci sono nella rosa per poter sistemare tutto in una sola sessione di mercato. Ma l'importante è cambiare quella bruttissima tendenza degli ultimi anni al comprare giocatori con la pancia piena, spesso con colpevole incompetenza nell'amalgamare troppi fabbri e pochi artisti.
L'arrivo di Fofana, Ewandro e Peneranda, il ritorno di Jankto ed Evangelista, alzano e non di poco il tasso tecnico della squadra. E figure come Scuffet e Angella (guai a relegare il portiere friulano in panchina per un anno intero) possono emergere come i leader del futuro. Con l'esempio, con due caratteri non appariscenti ma che denotano buoni valori professionali e umani.
Forse, proprio alla luce di tanti talentuosi in erba, l'aver lasciato andare Verre è ancora più colpevole. Ora abbiamo tanti giovani che sanno fare assist e gol, abbiamo una chioccia esperta come Lodi, ci manca un uomo d'ordine, rigorosamente italiano, che sappia fare le due fasi, avanzata e di interdizione. Chissà, forse Lasagna non arriverà, ma magari i contatti con il Carpi potrebbero portare uno di quei due centrocampisti su cui Castori, nel girone di ritorno, ha ottenuto una media punti da poco sotto la zona Europa League… chissà.
Per il momento, fra le solite lacune dei pochi italiani nello spogliatoio, qualche buon arrivo di prospettiva e il ritorno di giocatori con potenzialità da esprimere, dobbiamo dare fiducia a Iachini, al suo lavoro metà fisico e metà tattico. Udine aveva bisogno di un insegnante, non di un gestore. Speriamo che ora tutti (e mi riferisco specialmente a chi fa da tramite fra società e squadra) remino dalla stessa parte. Per ottenere una salvezza bella & onorevole, e non bugiarda come l'ultima stagione.
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