E' un mercoledì di considerazioni sparse. Sono pensieri a mente fredda. Chi mi legge da anni sa che vivo le partite come un ultras, lo sanno anche quei giornalisti (veri, loro, non come me) che si ritrovano uno smadonnatore vicino in tribuna stampa, ogni tanto. Quest'anno ho deciso che al Friuli non vado. Non voglio nessun favore nè pagare una società che sta distruggendo piano piano, picconata su picconata, quanto di buono fatto negli anni precedenti. Se quest'anno portano Nicola fino in fondo e denotano serietà, allora tornerò il prossimo anno. Non è una protesta la mia, non è un gesto eclatante perché non sono nessuno, io. Un giornalaio, ma con qualche valore ancora ben saldo.

No, non sono i risultati in sé o il piazzamento finale a deludermi, ma il come. Allontanare quelli che amano il Friuli (Guidolin, Magro, Felipe, Scuffet, Delneri) per poi rimpiazzarli spesso con comparse che non vedono l'ora di andarsene, la Piccola Patria trattata da stazione di passaggio, non mi sta bene.

E così il primo pensiero va a Nicola, allenatore che stimavo dai tempi del Crotone. Quando passò dal 343 al 442 vidi in lui un allenatore pronto, attento e pragmatico. Crisetig non può fare il regista in serie A, non ha il passo. Lui lo mise a contrastare e smistare. Anche contro l'Inter, in quel 3.0 sul Frosinone, il furlan ha recuperato tutti quei palloni che i nostri centrocampisti non rubano agli avversari. Perché Nicola? Perché un pomeriggio, alle sei, dopo gli allenamenti, è andato in un bar di tifosi per passare un po' di tempo con loro. Perché a fine partita, prima di andare sotto la curva, ha fatto togliere a Pezzella la maglia della Roma che aveva appena scambiato. Ci sono foto segnanti nella vita, ricordi, emozioni. Una è di Guidolin, nel ritiro estivo del suo ultimo anno a Udine. Si sedette assieme ai tifosi a guardare la squadra, in un'amichevole se non ricordo male. Era calmo, tutti lo rispettavano e lo lasciavano fare. Dall'alto vedeva meglio i movimenti della squadra. Momenti di cui andare orgogliosi. Civiltà che da altre parti non c'è: veneto adottato dal Friuli, uno di noi, come noi. Umiltà.

E questo è il Friuli, che ne dicano in televisione ex calciatori o dirigenti federali in cerca di visibilità. Io mi chiedo, quando giocavano e dalle curve scendeva di tutto in campo, oppure quando si sentivano cori molto peggiori di quelli di ora per tutta la partita, loro cosa facevano? Eppure il potere lo avevano loro! Lasciate perdere il finto moralismo: lo stadio è un posto dove ci si sfoga e può capitare di offendere o sfottere l'avversario. Fa parte dello stadio, della sua vita. Io? Non faccio cori contro nessuno, mi limito a gridare, bestemmiare, dare indicazioni come se i giocatori mi sentissero. Non ho mai fatto un coro contro Napoli perché la città partenopea ci ha dato Di Natale e Quagliarella (e Servillo, e la Loren, e Sorrentino...), ma se la curva vuole fare un coro contro chi è venuto a Udine ad accoltellare persone così, come fosse un gioco, lo fa e non ci vedo poi tanto male. I problemi sono altri, fidatevi...

Un altro pensiero lo do alla squadra, che sabato ha lottato. I numeri dicono che a Empoli abbiamo avuto sfortuna e contro la Roma fortuna. Io mi permetto, per una volta sola, di leggerli diversamente: raffronto le partite contro Milan e Roma. Numeri simili ma con un modo di giocare profondamente diverso. Più estetica (ma davvero? bella?) la prima partita e più cattiva la seconda. I numeri dicono che contro il Milan non abbiamo mai fatto un tiro serio in porta, ma De Paul ha toccato un'infinità di palloni. Gli stessi numeri dicono che contro la Roma l'argentino ha toccato un terzo dei palloni e difatti ha sfornato un gol che a chiunque deve per forza aver ricordato un giocatore passato di qua anni fa, un assist al bacio e due o tre giocate importanti. Contro la Roma abbiamo sfiorato il gol con Pussetto nel primo tempo, lo abbiamo fatto con De Paul, ancora sfiorato (causa braccio galeotto) con Pussetto e mancato con Machis da solo davanti al portiere. C'è una bella differenza rispetto al Milan. Ed ancora: contro l'Empoli il nostro centrocampo è andato in deficit di 9 palloni fra recuperati e persi. Significa che 9 azioni dell'Empoli le abbiamo regalate noi. Contro la Roma il conto è in pari. Una bella differenza.

Non troveremo sempre squadre con poco nerbo in avanti come la Roma, ma queste sono le partite che Velazquez perdeva per un'arrendevolezza insita nel suo modo di giocare. Queste sono le partite che mi aspetto di portare a casa, sudore e polmoni, ed anche qualche bastonata sulle gambe, con Nicola. Il DNA dell'Udinese era il bel gioco quando le squadre erano costruite con un filo logico. Cosa che nei mercati degli ultimi anni non avviene. Arrendetevi, sabato alle 15 eravamo in serie B, ora siamo un punto sopra la serie cadetta. Meglio esserne consapevoli ed iniziare a pedalare.

Un esempio: Fofana, uomo mercato, ha perso 9 palloni, nove! Quello che a inizio campionato sembrava, assieme a De Paul, il crack di quest'anno proprio per i palloni recuperati è ora la spina nel fianco del nostro centrocampo. Nove palloni dei quali l'ultimo con un passaggio orizzontale a tagliare quasi tutta la linea di centrocampo. Penso che Nicola dalla panchina ne abbia tirate meno di me davanti alla televisione. Behrami, il nonno Behrami, ne ha recuperati 6 senza perderne uno. Se Behrami avesse giocato ad Empoli, ho la netta impressione e convinzione che non avremmo preso due gol. Sostanza, non voci di mercato. Di questo abbiamo bisogno ora.

L'ultimo pensiero a Musso, pover uomo che deve raccogliere le intemperie dei miei umori post partita ormai da quasi un mesetto. Non lo reputo ancora un portiere da serie A, anche se la reattività e la velocità si vede che sono buone. Non è colpa sua se io vorrei una Udinese più friulana. Se vorrei vedere Scuffet, o Meret, titolare della nostra porta. Se vorrei dei senatori italiani come Domizzi Pinzi e Di Natale, anche comprimari come Pasquale. Non è colpa sua se vorrei vedere uno fra Barberis e Crisetig nel nostro centrocampo a recuperare palloni. Non è colpa sua se al posto di Teodorczyk vedrei bene Lapadula che sverna nella panchina del Genoa e che sarebbe la spalla ideale per Lasagna. Italiani con voglia di fare e randellare, non solo giocatori che non sanno nemmeno dove sia il Friuli.

Aspetto, spero come ogni anno, e poi so che i miei sogni verranno disattesi.

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 28 novembre 2018 alle 06:40
Autore: Giacomo Treppo
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