Ormai da qualche anno l'Udinese viene elogiata per l'oculata gestione finanziaria, diventando anche un modello da seguire per molte squadre di Serie A che provano ad emulare le mosse dei Pozzo. La strategia dei friulani è basata sul valorizzare giovani talenti acquistati grazie ad una rete di scouting in tutto il mondo e ad osservatori all'avanguardia.  I giocatori saranno poi rivenduti quando avranno raggiunto valori di mercato elevati così da generare laute plusvalenze e ne verranno acquistati altri a basso prezzo, così da poter avere pronto un succedaneo da valorizzare. Questo progetto consente alla società di avere i conti sempre in regola, un monte stipendi sempre tra i più bassi della serie A e talvolta anche dei risultati grandiosi per una società con un bacino d'utenza ridotto.

E' usanza comune del tifoso "medio" quella di elogiare e riverire le strategie dei Pozzo quando la squadra ottiene ottimi risultati, mentre è normale vituperare e screditare la condotta societaria quando la squadra non vince. Molte sono le amarezze generate dalla vendita di grandi giocatori che avrebbero consentito all'Udinese di restare tra i top team italiani ma la gestione societaria è perentoria e non dà spazio ai sentimenti. Stabilite  queste premesse, quali sono i limiti del progetto Udinese? Ci sono margini di miglioramento?


Prendiamo il Porto, una squadra che da anni riesce a dominare il campionato portoghese e a convincere in europa con addirittura la vittoria di una Champions League, due Europa League ed una Coppa Intercontinentale. La società lusitana applica un modello gestionale simile a quello dei friulani seppur con le debite proporzioni, infatti il monte degli stipendi è molto più alto, gli investimenti sono maggiori e le plusvalenze più elevate; tramite un settore giovanile di livello che ha portato giocatori come Carvalho e Bruno Alves (rivenduti rispettivamente a 30 e 22 milioni) e soprattutto ad uno scouting senza limite di investimento basato esclusivamente sulla lungimiranza e ne sono l'esempio giocatori pagati a prezzi elevati come Hulk (costato 19 milioni e venduto a più di 40) e Lucho Gonzalez (preso a 10 milioni e rivenduto a 19), la società lusitana è riuscita a ricavare enormi plusvalenze. Molti altri giocatori sono invece stati valorizzati al massimo e tra questi possiamo citare Falcao(comprato per 5,4 milioni e venduto per 47), Lisandro Lopez (Preso a 2,3 milioni, venduto a 24), Pepe (acquistato a 2 milioni e venduto a 30 al Real Madrid) o Anderson (venduto per 31,5 milioni e acquistato a soli 5 milioni). Molto lunga è la lista dei giocatori che hanno portato lucrose plusvalenze, si passa da Quaresma a Bosingwa, da Guarin a Meireles, da Pereira a Maniche e molti altri.


Inutile dire che le strategie del Porto siano azzeccatissime e che una società come l'Udinese, basata sugli stessi presupposti dei portoghesi, debba provare ad azzardare qualcosa in più viste le capacità che ha messo in mostra in questi anni. L'impresa di Anfield Road ha fatto toccare il cielo con un dito i tifosi, i giocatori e gli addetti ai lavori e adesso sta alla dirigenza decidere se continuare con questo lavoro che porta ottimi risultati ma sporadici o se provare ad elevarsi verso vette storiche per una squadra come l'Udinese.

Il cielo è per alcuni un punto di arrivo, per altri un punto di partenza.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 ottobre 2012 alle 18:00
Autore: David Rossi
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