La legittimità della vittoria bianconera viene asseverata dalla sala stampa; un intristito allenatore ospite sostiene più o meno come la sua squadra ‘non avrebbe dovuto prendere gol nel primo tempo, perché poi nella ripresa coi cambi freschi si poteva vincerla’. Edmeo Lugaresi, compianto presidentissimo cesenate, rivendica la paternità della frase: un amico mi ha scritto che sarebbe potuto andare peggio: qualora avesse detto di aver ‘preparato la gara pronti alla pioggia. Poi abbiamo trovato il sole…’

Peggio invece fa quando sostiene la legittimità del pareggio. Lo conosciamo, non riesce più a provocarci grandi emozioni.

Sa, l’allenatore del Torino, che la sua squadra con una, due, tre, quattro punte non è mai stata pericolosa se non su un paio di mischie in area ed un tiro da (molto) fuori deviato da Ekong; che la sua difesa, poco sicuri N’Koulou e soprattutto Lyanco, si è dovuta affidare a tre prodigi di Sirigu, portiere più in forma del momento e giocatore di spessore, classe e campione di modestia. Che Juan Musso oggi ha versato un euro per il biglietto della gara cui ha assistito.

Sa, il suddetto, che giocare con Belotti che riceve zero palloni significa, per un difensivista come lui, perderne tante piuttosto che poche.

Devo essere onesto: mi sarei aspettato molto di più dall’avversaria. Penso però che questa squadra è stata fatta fuori dall’Europa League, conquistata dopo aver perso 1-4 a Empoli solo per la forzata rinuncia dei rossoneri, non da un Arsenal o da uno Sporting Lisbona, ma dal Wolverhampton (2-5 nell’aggregato, senza repliche). Che quest’anno ha concesso bottino pieno a Lecce, Parma ed oggi Udinese; che giocando così l’Europa, anche quella piccola piccola, a Torino-sponda granata la vedranno col binocolo.

Anche perché oggi il ‘Gallo’ (ma di certo lo sapeva) ha dovuto sbattere la cresta contro una difesa impenetrabile, a tratti anche elegante nelle uscite, dove tutti giocano benissimo. Perfino Ansaldi, nervosissimo, è stato limitato prima da Sema, poi da Hidde ter Avest ed infine dal giocatore che a suo tempo giudicai inadatto alla serie A, ma che mi sta tappando la bocca grazie a crescita esponenziale ed eclettismo straordinario; Nicholas Opoku oggi ha sbagliato zero palle da terzo di difesa ed anche meno (perdonate il paradosso) da laterale, dove ha costretto il suddetto argentino a girare parecchio al largo.

Detto della difesa (ottimo Samir, buono Ekong, Becao entra e prende subito il ritmo), temevo i duelli in mezzo al campo; oggi Baselli e Rincon sono stati sovrastati da Mato Jajalo e Mandragora, sempre positivo a fianco del cervello bosniaco. Di Laxalt dico solo che vive ancora di una stagione al Genoa e susseguente campionato mondiale; di Verdi nemmeno questo. 25 milioni valgono ancora solo un enorme punto di domanda.

L’Udinese merita la vittoria: perché, al contrario di quel che dice l’allenatore che fu al Napoli, gioca meglio dell’avversaria. Lo fa gestendo la fase di non possesso con tranquillità, perché non è affatto vero che chi vince i tornei di possesso palla gioca meglio; specie se la sfera viene ruminata inutilmente a sessanta metri dalla porta. Gioca meglio e merita la vittoria, perché dimostra che gli ‘uno contro uno’ di cui si nutrono le trasmissioni pre-gara sono esercizi stilistici sterili; la merita, non disunendosi quando Okaka la potrebbe portare a casa dopo soli cento secondi ma si smarrisce a due passi dalla porta vuota, seguendo il tiro di Sema spentosi sul palo alla sinistra di Sirigu. Si rifarà, Stefano, riprendendosi dopo venti minuti di smarrimento e tenendo sempre in ambasce la difesa avversaria, assieme ad un Lasagna pugnace che oggi merita l’applauso del Friuli, pieno grazie alle iniziative dell’AUC.

L’Udinese è chirurgica ma deve imparare a sfruttare meglio gli sbilanciamenti avversari. Oggi il Torino ha perso una decina di palloni sanguinosi (non due, come affermato dall’ex-trainer del Watford) ma nessuno si è tramutato in rete. Sono certo, certissimo che sia più facile sistemare il mirino che le lacune difensive (Udinese miglior difesa del campionato), ma bisogna farlo in fretta.

Piccolo Torino? Forse. Ma un’Udinese così dominante e strapotente dal punto di vista fisico, a questo punto dell’anno, fatico a ricordarla dopo l’epoca Zaccheroni. Vittoria doppiamente meritata anche per il mancato accoglimento della severissima giornata di squalifica a Igor Tudor. Seguendo il metro del giudice sportivo, Frustalupi e il suo primo in comando avrebbero dovuto saltare una gara. Invece l’Udinese continua, dopo il caso De Paul, a far giurisprudenza solo per sé stessa. E non mi meraviglia: continuo a leggere pagine di giornali sportivi colme di elogi per squadre mediocri e peana verso ‘maestri di calcio’ solo a parole.

Sono onesto fino in fondo: questi granata non fanno onore alla maglia che indossano. La stessa degli eroi di Superga e dei gemelli del gol, del Poeta e del povero Meroni. Credo che i tifosi torinisti, che anche oggi hanno cantato fino all’ultimo secondo per i propri colori, meriterebbero molto, moltissimo di più.

Quello che, oggi, ottiene la tifoseria bianconera. Calda, vicina ai propri colori, in gare come queste, nelle quali i giocatori mostrano, finalmente!, un atteggiamento ed un attaccamento adeguati, devono essere pietre d’angolo nel processo di crescita. Verso un approdo tranquillo, niente di più.

Un piccolo sassolino, minuscolo: tengo all’Italia, da cui mi sono allontanato per una sola gara tanti anni fa riavvicinandomici immediatamente. Ma vedere l’esultanza del centravanti della squadra dopo una rete all’ultimo minuto della gara di Vaduz mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Il Liechtenstein ha giocatori che fanno fatica ad entrare nei roster della serie C svizzera; sono meccanici, postelegrafonici, elettricisti che contro l’Italia hanno dato tutto, finendo senza fiato gli ultimi venti minuti. Ecco: la risposta non la fornisco io ma la gara di oggi: far la cresta a Hofer e Rechsteiner è diverso dall’aver di fronte Ekong e Opoku, sbattendovi contro con triste costanza.

Ultimissimo cantino per il direttore di gara. È parso in gran forma, correndo bene per tutti i 94 minuti. Ecco: i pregi del signor Abisso, arbitro disastroso (e noi lo sapevamo), finiscono qui.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 21 ottobre 2019 alle 07:01
Autore: Franco Canciani
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