Ogni vittoria porta con sé due punti in classsifica, i numeri non mentono. Però ci sono partite vinte che di vantaggi ne portano molti di più.

Perché andare a giocare contro Piacenza di De Nicolao, Raspino e soprattutto del babau Hasbrouck, trentenne tiratore di Washington dal passato poco glorioso a Miami ma mestiere da vendere fra Italia e Turchia, privi della stella Allan Ray e con Nobile e Joel acciaccati, e comandare così un ultimo quarto da favola dopo una gara durissima, beh a dirla tutta “è tanta roba”.

Inizio di gara traumatico, dove l’attacco bianconero stenta e la difesa si trova costretta a spendere subito sette falli per fermare le avanzate dei tiratori di un esagitatissimo coach Andreazza. 4-14 fino alla tripla di Traini, ignorante quanto basta, che fa capire ai domestici che non sarà una passeggiata, ed al numero 41 di Piacenza che la parata del 4 luglio, con saluti e baci, non è esattamente il ritratto della difesa udinese.

Meno quattro al primo intervallo breve; più tre a quello lungo con un paio di penetrazioni di Truccolo che meritavano miglior sorte (l’infrazione di passi sulla prima delle quali, a mio avviso, manderebbe il fischietto responsabile dietro la lavagna, a ripassare le regole: rallentare l’azione non significa infrangere una delle norme di base del nostro meraviglioso sport), con un fallo non sancìto sulla seconda. Da circoletto rosso la prestazione di Joelito Zacchetti, quantità esperienza qualità, al servizio della squadra.

Lotta dura nel terzo quarto, chiuso sotto di un paio di punti; l’ultimo periodo è una cavalcata, apoteosi della quale secondo me sono la “pesante” di Capitan Manuel e la combinazione Tricky Truccolo-FlyGuy Okoye, un alley-oop ormai consolidato schema da allenamentoe conseguente schiacciata ad una mano del nigeriano di Raleigh. Bye Assigeco, ci vediamo al ritorno.

Lardo ha vinto la sfida con Andreazza sfruttando un problema, la profondità della panca. L’anno passato in categoria inferiore le gare le vinceva ruotando tutti gli effettivi inclusi i ragazzini; ieri si è fatto forte del gruppo storico, dei vari Tricky, Microwave Pinton, Joelito e del capitano. Ma anche dei due nuovi arrivati: Slowhand Traini ha dato ritmo e consistenza agli attacchi di Udine, quello che un po’ mancava l’anno passato e che in precampionato il caro amico Tyler stentava a fornire con continuità; undici punti, poi, danno sostanza ad una regìa precisa e puntuale. Capitolo Okoye: rischia di formare, con Shamrock Allan, una coppia da cinquanta punti a gara. Pesante al tiro, Stan elargisce ignoranza e personalità a manciate, salendo sulla scaletta del Boeing 777 sotto canestro e portando giù dalle cappelliere nove bagagli: detto che la squadra ha svitato  41 rimbalzi totali, la fisicità del numero 5 è palese. Tira poi con oltre il 50% totale: insomma una presenza, un fattore, un totem d’ebano che mi ricorda la leadership dell’americano del mio cuore, J.P. Hardy. Ben fatta, comandante Stan. Welcome to Udine, keep pushing forward.

Grande vittoria, corollario di una settimana da Dio del dynamic duoPedone/Micalich che prima si porta a casa una stella di primissima guardia come Shamrock Ray; e al pomeriggio della domenica il primo, storico successo in massima serie nella nuova gestione della storica franchigia biancanera. E adesso sotto con Recanati, ché Cividale merita anch’esso il battesimo dei due punti.

Ultimissimo, solito ma meritatissimo appunto: anche a Piacenza la voce del tifo bianconero, guidato come sempre dal Settore D, si è sentita, eccome; anche sul -10 i cori bianchineri si elevavano più alti di quelli dei più numerosi casalinghi, annichiliti poi nell’ultimo quarto quando cantavano solo gli udinesi. Dopo una settimana di polemiche (sterili ed ingiustificate) riferite all’abbandono della Curva Nord della Biancanera del calcio al cospetto dell’ennesima gara mortalmente persa senza lottare, ci voleva proprio il basket a riportare la nobiltà biancanera al centro del villaggio. E chi critica i cuori bianconeri, questi tifosi, dicendo che “hanno la pancia piena” dalle “vittorie” nell’attuale gestione, beh dovrebbe prima osservare quanto accade sui campi di gioco. Il giorno in cui i pedatòri lotteranno, combatteranno e difenderanno i loro colori come il gruppo deciso (citazione storica!) di Capitàn Vanuzzo, beh a quel punto anche loro si meriteranno cori e inni. Ma a oggi, non toccatemi i tifosi. Le chiacchiere stanno a zero, i chilometri da loro percorsi a diecimila per cui “un bel tacer non fu mai scritto”. Anzino, meglio: chiedete loro scusa.

Sezione: Basket / Data: Lun 10 ottobre 2016 alle 12:10
Autore: Franco Canciani
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