Il Friuli ritorna a San Siro. Dopo l’impresa sfiorata ed accarezzata dal Pordenone in Coppa Italia, tocca all’Udinese sfidare l’Inter tra le mura amiche. Un match complesso e delicato per entrambe le formazioni. I nerazzurri hanno molto da perdere. C’è in ballo la leadership ed un’imbattibilità che foraggia certezze inaspettate ad inizio anno. Una sconfitta rischierebbe di minare quelle fondamenta che l’architetto Luciano Spalletti ha posto con un lavoro certosino ed efficace. Perché vincere aiuta a vincere, mentre l’insuccesso apre crepe più o meno grandi. I bianconeri, invece, sono reduci da un cambio di marcia importante, ma più convincente nei risultati piuttosto che nel sistema di gioco. Ci sono alcuni aspetti da rivedere. San Siro diventa dunque un banco di prova importantissimo perché è uno di quegli stadi spietati, incapace di perdonare l’errore, invasivo ed aggressivo, pronto ad accendersi al primo sussulto. È una bolgia che incute timore ai giovani meno avvezzi a disputare partite simili. Di conseguenza, anche Massimo Oddo vuole capire se il seme del suo discorso tecnico-tattico e psicologico potrà offrire un raccolto redditizio in tempi futuri.

Entrambe le formazioni avranno negli occhi il match di martedì. Poco da fare, il successo ai rigori dell’Inter non ha cancellato le balbuzie e gli stenti calcistici offerti sul terreno di gioco. I nerazzurri hanno calciato diverse volte verso la porta avversaria, è vero. È altrettanto corretto ricordare che Spalletti ha sperimentato moltissimo, forse più del dovuto. Insomma, l’undici con cui l’Udinese dovrà misurarsi sarà ben altra cosa, un’altra pasta. Eppure, il fraseggio sterile, i tanti cross andati a vuoto e l’incapacità di trovare una soluzione alternativa sono rimasti negli occhi di molti appassionati. Merito della sontuosa prestazione del Pordenone, capace di smascherare alcuni limiti dei nerazzurri e di occultare le proprie lacune. Tenendo presente la grande differenza tra le competizioni e le due partite, i bianconeri dovranno prendere spunto dalla gara di Coppa Italia. Un’Udinese così organizzata e dalle idee ben chiare può creare grattacapi anche all’Inter. Certamente, non sarà un’impresa semplice perché l’orchestra di Spalletti ha strumenti ideali per suonare una gran bella musica. Eppure, il Pordenone insegna che con intelligenza ed ordine nessun traguardo è precluso. Servirà la fortuna, anche in buone dosi, ma non dovrà mancare il coraggio. E l’umiltà, quella salutare che permette di distinguere i propri limiti e trova una soluzione per oltrepassarli. L’Udinese deve avere gli occhi spiritati dell’undici neroverde, capace di diventare una sorta di versione calcistica di Rocky Balboa, in grado di assorbire i colpi e gli urti, finendo la ripresa sempre in piedi. Questo è lo spirito giusto, questo è l’insegnamento che una piccola squadra di Lega Pro può fornire ai grandi di Serie A ed a tutti gli appassionati.

Sezione: Focus / Data: Ven 15 dicembre 2017 alle 09:00
Autore: Federico Mariani
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