Ora è veramente finita. Proprio del tutto. Abbiamo finito di concedere un tempo per lo sviluppo agonistico ad una squadra che dimostra di non avere i numeri essenzialmente. E siamo giunti alla decisione di non stare più alle condizioni richieste da questa squadra dopo che a Cagliari abbiamo visto quella che è quantomeno la nona prestazione consecutiva giocata con sufficienza. Questa Udinese corre troppo poco e per troppo poco tempo, non fa girare palla (ma casomai, ci sia permessa la prosaicità, fa girare… qualcos’altro). Non possiamo accettare che anche a Cagliari si sia giocato in totale per il solito quartino di gara e in generale non possiamo accettare più che questa squadra non sia praticamente mai sul pezzo. Va bene la giovane età, ma questi giocatori di calcio vengono pagati già alla stessa stregua dei Professionisti, e devono dimostrare quantomeno di avere l’impronta del professionista. Ma probabilmente non ce l’hanno, perché non hanno la testa del professionista che porta a ricercare sempre una qual forma di applicazione rispetto all’evento partita. Questi la forma mentis non ce l’hanno, perché in partita praticamente non ci sono mai con la testa. Ha ragione chi sostiene che quel che capita a questa Udinese è solo un problema di testa, ma ora non si può perdere più del tempo con strumenti quali ritiri o conclavi vari. Perché bisogna fare una cosa sola. Ossia fare punti. Non dico vincere, perché l’Udinese contro squadre come il Napoli o contro l’Inter non ha minimamente i numeri per prevalere. Però fare punti si, e esattamente a questa squadra si richiedono in maniera esplicita un paio di punti su queste due gare contro le grandi che restano da affrontare. Poi pretendiamo, e dico pretendiamo, perché questo è assolutamente opportuno e commisurato, che l’Udinese vinca contro il Crotone in casa, contro il Verona fuori e magari all’ultima, contro il Bologna ad Udine. A Benevento sarà ben difficile spuntar punti.

Ma se non si ottengono i risultati richiesti bisognerà sottoporsi inevitabilmente ad un processo. Quello che porterà ad un ricambio totale in tutti i settori dell’organigramma societario. Struttura che comprende squadra (da rivoluzionare), staff tecnico (da rivedere in gran parte) e anche staff dirigenziale. Perché in lungo e in largo per questi pezzi di Udinese sono davvero troppe le cellule morte che non avendo più la necessaria vitalità devono essere sottoposte ad un necessario ricambio. E quindi ben venga l’apertura di un nuovo ciclo, che passa per il ridisegnamento di tutte le parti che non funzionano più. Hanno ragione ragione nelle intenzioni quegli esponenti della curva che si sono espressi in maniera davvero netta attraverso scritte appese sul recinto della Dacia Arena. Magari i modi di esprimersi saranno sbagliati... Ma credetemi davvero non se ne può più di vedere una Udinese che non funziona più, c’è poco da fare. E quantomeno un passo obbligato dovrà essere la sostituzione del tecnico, che logicamente per la stagione ventura non potrà essere più Massimo Oddo. Il tecnico nei numeri non ha reso nella misura in cui ci si aspettava, per nulla. E vi è la sensazione piuttosto netta che Oddo abbia finito le parole, abbia finito le idee e non abbia più le prerogative di fatto per mettere mano in maniera efficace all’Udinese. Un giocattolo che va verso il suo sfascio definitivo. Sicuramente per quanto riguarda una squadra da rifare da capo a piedi, ma lo stesso discorso vale anche per uno staff societario che dimostra d’avere finito le soluzioni, così come la sua motivazione specifica. Dispiace dirlo, ma salvo riprese repentine difficili da pensare, solo un massiccio turnover intestino potrà salvare l’Udinese da un tracollo totale che significherebbe l’amarissima e pure catastrofica fine di un intero capitolo di storia della gloriosa società di calcio simbolo ed emblema del Friuli. Per favore, dimostrateci nei fatti che non siamo giunti al capolinea, al bieco fine di una decennale storia troppo bella per essere troncata così brutalmente.

Sezione: Focus / Data: Mar 17 aprile 2018 alle 17:00
Autore: Valentino Deotti
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