A Forlì non sarà, non lo può essere, una gara qualsiasi.

Solo qualche mese fa soffrivamo davanti agli schermi mentre i bianchineri affrontavano un’Unieuro forte e compatta (ma anche i “grigi” che indovinavano solo il fallo antisportivo finale), dissipando 14 punti di vantaggio ma venendo promossa senza ricorrere alla gara di riparazione (che avrebbe poi premiato i romagnoli, il giorno successivo). Ed oggi, in serie A, ecco che al Palafiera di Via Punta di Ferro le due formazioni si sfidano: siamo ancora qui.

Sarà battaglia. Sarà nemico l’ambiente: quei tifosi forlivesi che a Montecatini prima impedivano al coach Lino Lardo, loro playmaker dal 1983 al 1987, un saluto sotto la curva; poi, a seguito di un gauchissimo indice sulle labbra del Tony da Santa Fede, a indicare che lui di quegli esagitati non aveva paura, si avventuravano a pochi metri dalla panca friulana con fare tutt’altro che amichevole. Cose di campo: la sportività la si impara da bambini, in Italia spesso mai.

Sarà poco amichevole coach Garelli, esagitato a Montecatini al pari del suo assistente Serra durante la finale playoff di cui sopra e soprattutto ultimo allenatore Snaidero dopo l’eliminazione nel 2010-11 ai quarti dei playoff promozione di Legadue (ad opera di Venezia). Era una squadra che, in seconda lega, poteva e doveva dare di più. Ricordo che ci giocava Donte Mathis, guardia Sanantonina; un buon fromboliere come CeeCee Harrison, il nervosissimo Dordei e i giovanissimi Trickbox Truccolo e Pascolo (Davide, ovviamente). Quell’eliminazione fu l’ultima goccia di sudore che Edi Snaidero dedicò al basket udinese, quel “no màs” che cessò le attività sportive della Pallalcesto Udinese, prima dell’esordio in serie C dell’Amici Pallacanestro che oggi ci fa sognare.

Ma limitare la sfida a questioni di bandiera, d’ambiente, di passato sarebbe esercizio sterile ed improprio. Forlì partiva già da un ottimo roster: il tiro dell’italo-argentino Sebastiàn Carlitos Vico, che contro Udine la pareggiò da solo; i 205 cm dell’aretuseo Paolo Rotondo, oneroso contratto rilevato dal Derthona; i tiratori Michele Ferri e Bonacini. Hanno infilato due ottimi americani: il velocissimo “Jay” Crockett, già tortonese con Rotondo, velocissimo e spesso difficile da controllare. Viene da una stagione a venti punti a partita in Svizzera, il pupillo di Texas Tech; è gestito dalla One Orange Sports, agenzia del “Viejo” Jesùs Rostàn, argentino che smazza perlopiù talenti (o presunti tali) sudamericani. Soffre di incostanza, l’Italia non è la Svizzera (cestisticamente parlando) e la GSA Udine non è i Tigers di Lugano. Toccherà a Truccolo & soci limitarne il fuoco.

L’altro “stars and stripes”? I due metri scarsi dell’ex-Pistoia Wayne Blackshear. L’ala piccola di L’ville University totalizzava 8.3 punti a gara nelle 126 apparizioni in maglia Cardinal, ed una decina difendendo il biancorosso toscano. A me, l’avrete capito, piace anche frugare nella gestione manageriale dei giocatori: Wayne è un indipendente della scuderia ellenica di Nikos (Nick) Lotsos, americano di rientro ad Atene, e del figlio Nicolas. La Sports ProMotion gestisce anche Kevin Langford, fratello (meno forte) di Keith (già Virtus); ma soprattutto, signore e signori, quello che attualmente E’ il basket europeo: Miloš Teodosić, campione dello CSKA di Mosca e stella dei recenti giochi olimpici di Rio.

Scelte analoghe, dunque: al netto del primo giro-A.P.U. con Eddie e Tyler, un wannabe ed un mestierante dalle mille avventure alle spalle, entrambe le franchigie hanno optato per un duo di esterni americani di esperienza ma soprattutto di classe, con tanti tanti punti nelle mani.

Tirate le somme, aprioristicamente direi che Udine ha qualcosa in più. A Forlì un Cuccarolo non ce l’hanno, e si sognano gente come Trickbox, come Microwave Pinton, soprattutto un play fosforo e sfrontatezza come SonnyBoy Traini. Taccio di Joelito e CapitanManu per non esaltarmi troppo: qualcuno ha davvero creduto all’iperbole-Golden State messa a titolo del pezzo precedente, pensando forse che io davvero ritenga le due squadre paragonabili. Ci sta, così come la presa in giro, ma anche un cretino come me, dopo sessanta e più gare NBA seguite dal vivo capisce certe differenze. Ho riso anch’io con loro, pensando sempre che ci sono fior di colleghi che descrivono perfettamente ma pedissequamente le gare, senza iperboli né soprannomi. Insomma, go browsing  ché ce n’è per tutti!

Una gara da vivere, da vedere e godere; e i bianchineri se ne freghino dell’ambiente: in campo ci vanno loro, ed i loro avversari; i quali, nelle due gare casalinghe vinte, hanno complessivamente segnato due punti in più degli avversari subendo in generale molto di più al passivo rispetto alla difesa “sangue, sudore e ginocchia sbucciate” marchio di fabbrica del “gruppo deciso” di coach Lardo. Soffrono immensamente il gioco alto-basso, che Supergino garantisce con buona continuità; ma insisto nel mantra che vorrebbe i suoi 221 centimetri più arroganti sotto l’anello. Vedremo.

Come sempre, buona la partecipazione del SettoreD che anche in Romagna non lascerà certo da solo il manìpolo bianconero in cerca della terza affermazione consecutiva.

 

Avanti Udine, tutti a Forlì
Sezione: Focus / Data: Gio 20 ottobre 2016 alle 11:00
Autore: Franco Canciani
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