Il tema giovani stranieri quest'anno si è aperto ufficialmente in casa Udinese. Non che negli anni precedenti il problema dell'assenza di italiani non fosse sentito, ma stavolta si è raggiunto veramente l'apice della politica orientata alla ricerca di talenti all'estero. Questa estate, per quanto riguarda i titolari, come giovane di prospettiva nato nel Belpaese è arrivato il solo Lasagna (capocannoniere della squadra per giunta). Sono poi arrivati Pezzella, ragazzo che però dovrà macinarne di partite prima di diventare imprescindibile in Serie A, e, a gennaio Zampano, che però non si sa se sarà riscattato. In compenso sono arrivati Barak, Stryger Larsen, Ingelsson, Bizzarri, Maxi Lopez e Behrami a rimpolpare la già nutrita colonia straniera, senza contare coloro che sono andati in prestito in inverno, come Bajic, Ewandro, Matos e Bocnhniewicz. A lanciare l'allarme addiritura il, criticatissimo, capitan Danilo, che dopo una vittoria pesante come quella ottenuta a Verona si è lanciato in dichiarazioni pesanti: "Il campionato italiano è difficile, con così tanti giovani stranieri nuovi si è rivelata un'annata complicata".
Quello che fa specie è che in Italia di talenti alla portata dell'Udinese ce ne sarebbero. Magari non fuoriclasse, ma alcuni ragazzi che potevano essere comprati senza grossi esborsi c'erano. Basti pensare per esempio a Di Francesco e Politano. Un paio di anni fa muovevano i primi timidi passi in A, senza che si capisse bene se si potessero effettivamente affermare. Il tempo gli ha dato ragione, con Politano che ha trascinato il Sassuolo alla salvezza. Eppure, prima di Gerolin, fu preso Bonato come DS. Un direttore abituato ad andare a caccia di giovani italiani e che doveva inaugurare un ciclo dove i talenti di casa nostra avrebbero avuto un ruolo più importante, soprattutto per andare a ricostruire quello zoccolo duro che, con l'addio di Pinzi, Domizzi, Pasquale e Di Natale, è andato sfaldandosi. Qualcosa però non ha funzionato.
Volendo girare il coltello ancor di più nella piaga, si può dire che anche il Friuli stesso sta sfornando qualche talento che a Udine non sfigurerebbe per nulla. L'esempio lampante è Bryan Cristante, di San Vito al Tagliamento. Fu però il Milan a prenderlo dalla Liventina Gorghense e, anche quando il ragazzo sembrava essersi perso, non sembra mai esserci stata l'intenzione da parte dell'Udinese di fare un tentativo per tesserarlo, nemmeno quando il Benfica era disposto a scendere a patti pur di mandarlo via. Adesso per lui si parla di un valore del cartellino da 30 milioni. Scendendo un po' in classifica, c'è al Bologna Lorenzo Crisetig, di Cividale del Friuli e scuola Donatello, anche se qui entriamo nei discorsi degli accordi tra squadre delle categorie minori e top club. Comunque, in estate Crisetig per il Bologna non era imprescindibile. Calcolando i problemi che ha avuto l'Udinese nel reparto mediani, non avrebbe di certo sfigurato quest'anno in bianconero.
Andando sul fondo della graduatoria, troviamo all'Hellas Verona Enrico Bearzotti, di Palmanova. Nato e cresciuto come ala nel Pordenone, nel Padova e nell'Arezzo, Pecchia quest'anno ha deciso di riciclarlo come terzino e, calcolando l'andamento pessimo dei veneti, l'essersi riuscito a ritagliare quest'anno 6 gettoni di presenza, di cui 5 in Serie A, non è cosa da poco. Probabilmente il brusco passaggio da attacco a difesa deciso da Pecchia non è stata una mossa priva di conseguenza per il ragazzo, che però ha sempre messo in mostra una buona intraprendenza e, nella partita con il Milan, ha dimostrato di poter dire la sua anche agendo un po' più in avanti. Sarebbe un talento sicuramente da sgrezzare ma, calcolando la povertà tecnica mostrata dalle zebrette sulle fasce, non sarebbe un investimento poi così azzardato.
Giovani italiani? Ci sono. Giovani friulani? Ci sono. Basta cercarli. Basta volerci puntare. Poi il buco nell'acqua c'è sempre, ma almeno dargli una possibilità non sarebbe poi così assurdo.
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